[TR] CDMX, o l’arte di cambiare i piani in corsa.


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Premessa

Non è detto tutte le ciambelle escano col buco. Ci sta che, ogni tanto, una debba andare storta. Ma sul fronte aviatorio di recente mi sento come se proprio non ci siano ciambelle, col buco o senza.

Mi spiego: il mio ultimo long-haul risale al febbraio 2020. Après, le déluge. E passino le cancellazioni causa lockdown, passi anche l’aver rispettato la regola di Boris che proibiva di uscire dal paese (mentre lui… vabbè, lasciamo perdere). Ciò che è difficile da far passare sono, invece, gli eventi capitati da quando il calendario è passato all’Anno Domini 2022.

A gennaio salta il primo volo, LHR-LAX, causa regalo di Natale non voluto (il Covid). A febbraio si ritenta, e nuovo fallimento: volo cancellato. Ci riprovo a marzo, ma il lavoro impone un cambiamento. Pausa per Pasqua, e ritentiamo a maggio. Stavolta spariglio le carte e provo un ritorno in Kyrgyzstan: manco a dirlo, poco prima della partenza, TK mi cancella un volo e modifica un altro di modo che, di una settimana, di giorni utili ne rimangono a malapena tre. Cancello, con Erdogan che si tiene una bella fetta del costo del volo.

Non demordo. 8200 ha un volo per San Diego e decido di accodarmi. Se non fosse che con uno sguardo veloce al mio passaporto scopro che… il mio visto è scaduto. Non posso fare un ESTA perché nel 2016 ho passato ben 4 giorni ad Isfahan, in Iran, e di conseguenza sono un perikoloso terroristah!1, e non c’è tempo per rifare un B1/B2.

Tutto questo per dire che, alla fin fine, mi presento all’aeroporto un sabato sera di fine mese con in mano un biglietto standby per il Cile. I voli si sono riempiti in maniera inverosimile da solo un annetto fa, quando ero andato a prendere un’auto all’AVIS ed ero da solo al T5. Ora le folle sono ovunque. Il mio volo sembrava a posto ma, inevitabilmente, si riempie a tappo nei due giorni che separano il mio acquisto e la data della partenza. Arrivo a T5 con 5 posti disponibili e 3 staff davanti a me. Esco dall’aeroporto un paio d’ore dopo in compagnia di uno dei 3 staffer: tre passeggeri che dovevano volare via Madrid hanno subito un ritardo sulla connessione e sono stati messi sul diretto.

Non sapendo cosa fare, prendo oggi-per-domani un volo per l’Italia. Anche qui le sorprese non mancano, con LIN a prezzi politici e MXP con in vendita solo la Y piena (e, infatti, i loads sono prossimi al 100%). Il mondo s’è ribaltato.

Il mattino dopo mi ripresento per un ennesimo shorthaul. Faccio un breve giro al T5B, sospiro alla vista dei 777 e mi rassegno alla vista degli onnipresenti A320.








Atterro a LIN, vado all’AVIS dove ottengo una Fiat Tipo famigliare con freni che fischiano così forte che, a fine noleggio, mi riconosceranno financo in Guatemala e faccio rotta verso, non c’è da dirlo, Biella. Il giorno dopo vado ad inseguire le mie delusioni barbonistiche in montagna, con la nuova frontiera del bivaccamento: bivvy senza bivvy.




Le stelle splendono, l’Urbe (Biella) rifulge, passa persino un satellite, e allietato da campanacci di mucche, abbaiare di cani e l’occasionale bestemmia del margaro più a valle mi addormento.




Il giorno dopo si rivela un’alba splendida. La Bassa dorme ancora, avvolta nella sua cappa di umido-smog-e-zanzare, mentre qui sopra fa fresco, gli uccellini cantano e i cani hanno grazie a Dio smesso di ululare. Un idillo.








In quel momento il cellulare, che per puro miracolo ha preso un pochino di servizio, ronza. È un messaggio da 8200. “Ho scambiato il San Diego con un Mexico City, parte domani. Vuoi venire?”.

È solo quando ho schiaffato tutto nello zaino e mi sto scapicollando verso la macchina che mi ricordo di risponderle “certo”.

 

londonfog

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Londra
Bell'inizio; aspetto il resto e tengo le dita incrociate per la mia partenza per l'Italia il 7/6.
 

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LHR-MEX

Non ho quasi ricordo del ritorno a Londra, se non di una guidata abbastanza educata. Da buon campagnolo in trasferta, le tangenziali meneghine mi hanno sempre ispirato una qual certa paura, con lo slargo dell’A4 a quattro corsie dopo Mercallo a fungere da messaggio “hic sunt leones”. E invece… tutti che segnalano, pochissimi SUV targati Ticino che fanno i fari, ancor meno Audi targate Ticino francobollate al sedere. Vedo giusto giusto un elicottero passare quasi rasoterra diretto verso il Forlaneeni. Credo fosse Dancrane proveniente dall’eliporto di Lambrate.

Il giorno dopo sono di nuovo in aeroporto. Il volo è pienotto, ma ottengo il posto praticamente subito e sono libero di recarmi al T5C. Fuori è un 380 a perdita d’occhio. Ancora non mi capacito che siano tornati solo a novembre.


L'imbarco è chiamato in orario, le priorità fatte rispettare e in me che non si dica sono sulla jetty. Al nostro fianco, un altro 787-9 si rifornisce di nefandezze crimini contro la cucina prelibatezze.


In fase di check-in mi è stato dato, senza troppi problemi, il posto 13B. Ultimo di Business, appena prima della cabina di World Traveller Plus. Il 13A rimarrà libero, ed essendo l'ultimo della fila ha accesso diretto al corridoio, ma preferisco rimanere dove sono e guardare fuori dalla 'feritoia'. Il finestrino è invidioso della livrea di ITA:


Mentre i passeggeri paganti sfilano verso i propri sedili io vengo fornito di pre-departure drink, recentemente reintrodotto una volta assicuratisi che servire da bere prima del decollo non porta coviddi. Ovviamente sciambagn, fortissimamente sciambagn.


Nel frattempo il finestrino smette di covare invidia per ITA.


Mancano due passeggeri e dobbiamo sbarcarne i colli. Considerando che ci vuole comunque come minimo un'ora a sbrigare un transito delle valigie quando gli handler ci si impegnano, e spesso fanno il minimo sindacale, il fatto che la gente riesca comunque a perdere il volo rimane per me sempre un mistero. Io scopro di avere a disposizione un altro finestrino. Benessere.


Sbolognate le valigie nelle amorevoli cure dei mercatali di Southall degli addetti al re-flighting siamo pronti al decollo. Un taxi lungo come un discorso di Brezhnev il Primo Maggio e siamo finalmente in aria. Sono passati 831 - ottocentotrentun - giorni dall'ultima volta.

Il volo è diurno e, fedele alla linea, decido di limitare il mio apporto di calorie. Questo, ve lo dò per beneficio d'inventario, è il menù. Salto a pié pari il piatto principale e decido, con l'idea di partecipare anch'io al thread dove le "prelibatezze" di Lufthansa la fanno da padrone, di prendere il light meal pre-arrivo.






Decido, con un autolesionismo che manderebbe il marchese De Sade in brodo di giuggiole, di prendere quanto segue: antipasto di cavolfiore arrosto; polenta grigliata con formaggio di capra e verdure arrostite; pannacotta al frutto della passione. Pregusto un ensemble da mensa aziendale del Kolkhoz "Ottobre Rosso" di Fergana.

Parte il servizio, declino il main (con somma sorpresa di tutti, al punto che arrivano in tre a chiedermi se son sicuro) e rimango solido sullo sciambagn. Che arriva con le noccioline miste. Le noccioline! Ah, quanto mi siete mancate. OK, non sono calde, OK non sono in una elegante ciotolina ma in una proletaria bustina, ma va detto che - a differenza delle noccioline che ho provato su BA da quindici anni a questa parte - sono commestibili. Anzi, buone.


Prendo una tazza di caffè Union - che mi arriva con un Lindor di straforo - e, trovata dell'Ottima Musica [cit.] passo numerose ore di felicità a leggere il mio bravo libro.


Una sguardata dal galley per assicurasi che il Trent 1000 sia ancora lì. Le ore di volo sono dieci, non poche per un volo diurno.


La cabina in modalità "twilight zone". I 788 e 789 hanno tutti la "vecchia" Club, e non so quando verranno riconfigurati con Club Suite.


OK, arriviamo al momento topico. Il light meal. L'assistente di volo non è sorpreso dalla mia scelta, di più. "Oh. Oh. Very well" sono le testuali parole quando proclamo, coll'orgoglio di uno che è cosciente di essere stupido, la mia scelta. E, dopo poco, ecco l'agognato piatto. Chiedo perdono per la qualità infima.


Inizio come si deve, con quel cavolfiore arrosto. E... sorpresa. Non è per niente male. Anzi. Il cavolfiore non fa schifo. Non è qualcosa che avrei mai, mai, mai pensato di dire. Il cavolfiore fa schifo, deve fare schifo, lui e il cavoletto di Bruxelles sono stati messi sulla Terra per essere cucinati nella mensa delle suore per farti odiare la scuola e la Conferenza Episcopale Italiana... e invece eccoci qui.

Vabbè, andiamo sul piatto forte. Questo non può non fare schifo. Deve.

Ancora una volta, il mondo si ribalta sul suo asse. La polenta ha sapore, la salsa pure di più, c'è una caterva di formaggio di capra di buona qualità. Tutto ha gusto, tutto ha sapore, metto giusto giusto un pochino di pepe per aggiungere quel nonsoche. Figlio di una terra che serve la polenta in stato liquido, dal secchiello, nascosta da un lago di burro e toma in ebollizione, finisco questo piatto sconvolto. E va a finire che pure la pannacotta è buona.

Manca poco all'atterraggio e la cabina arrossisce, un po' come me.


Facciamo una sfilza di virate, giravolte e sballonzolamenti mentre sotto di noi scorrono le luci di Città del Messico, CDMX per gli amici, popolazione 24 milioni, e atterriamo con mezz'oretta di ritardo per poi passare altri venti minuti in attesa di poter attraversare la pista. Passo i controlli dell'immigrazione, ritrovo 8200 e tutta la ciurma e, cosí riuniti, saliamo sul bus per l'hotel dove scopro che la regola delle mascherine è ancora valida e, per di più, si usa il termine cubrebocas e non l'iberico mascarilla.



Continua in futuro con un corposo OT.
 

Edoardo

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Ormai sei un signorotto che viaggi in business. Attendiamo un TR in First.
 

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Daje. Mi mancavano i tuoi TR!
E a me mancano i tuoi, quando tornano che laggente li vuole?

Bell'inizio; aspetto il resto e tengo le dita incrociate per la mia partenza per l'Italia il 7/6.
Vedrai che tutto andrà bene, cioé male! :D

Corposissimo, spero.
Abbonda, grazie.
Fatemi tornare da un altro volo e inizio subito.

Ormai sei un signorotto che viaggi in business. Attendiamo un TR in First.
Solo quando pago poco, siamo mica gonfi di cash. Parlando di prossimi TR, ho testé comprato un viaggio con tre cambi e 30h di viaggio nella più buia e disperata Barbon.
 

Seaking

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Sono in piena sindrome di Stendhal di fronte a questa nuova opera, principalmente per i seguenti motivi:

- La Tipo familiare (l'hai chiesta apposta per darti un tocco finto-proletario, vero? Confessa!);
- Il giaciglio di fortuna sulle montagne biellesi, roba che avrebbero potuto trovarti il mattino dopo sbranato da cani randagi i quali - dopo il fiero pasto in stile inferno dantesco - ti avrebbero pure ciulato la Tipo per andare a fare le sgommate giù in valle, con buona pace dei freni fischianti;
- 8200, la cui presenza discreta nei TR non deve ingannare: è lei la mano invisibile che muove ed ispira il nostro. Toccherebbe farla partecipare a questo Forum, ne sono sempre più convinto;
- Lo schiambagn e la business sul 787 BA, ricompensa dei giusti che dormono all'aperto e guidano la Tipo;
- La mèta finale, una città che i miei stessi ex colleghi messicani definivano "realmente muy peligrosa", ma sono felice che tu sia tornato vivo.

Io e Stendhal siamo qui in attesa del resto.
 
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- La mèta finale, una città che i miei stessi ex colleghi messicani definivano "realmente muy peligrosa", ma sono felice che tu sia tornato vivo.
Non so ma il vetro rotto della macchina e le scarpe Nike appena comprate fregate me li sono ritrovati ai navigli a milano, in 40 min.
CDMX pericolosa? Probabile, se cerchi l'avventura a tutti i costi. Con sale in zucca, tipo evitare la metro e usare magari UBER, prestando la stessa attenzione che forse manco basta più a Milano o Roma, e girando nell'ambito del centro storico, Paseo Reforma e zone adiacenti, Polanco ecc, è una città molto godibile in cui ho girato in condizioni di totale sicurezza. E dove tornerei anche domani. Ovvio, se poi vai per barrios in piena notte...
 

FLR86

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Non so ma il vetro rotto della macchina e le scarpe Nike appena comprate fregate me li sono ritrovati ai navigli a milano, in 40 min.
CDMX pericolosa? Probabile, se cerchi l'avventura a tutti i costi. Con sale in zucca, tipo evitare la metro e usare magari UBER, prestando la stessa attenzione che forse manco basta più a Milano o Roma, e girando nell'ambito del centro storico, Paseo Reforma e zone adiacenti, Polanco ecc, è una città molto godibile in cui ho girato in condizioni di totale sicurezza. E dove tornerei anche domani. Ovvio, se poi vai per barrios in piena notte...
Usare la metro non mi sembra un'avventura a tutti costi. E se questo rientra tra le "cosa da evitare" vuol dire che qualche problemuccio in più delle altre ce l'ha.
 

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OT#1 - Sincretismi e resistenza.

Non vi annoierò con un riepilogo giorno-per-giorno degli avvenimenti, perchè sinceramente non ce n'è bisogno. Mi limito a buttar giù qualche appunto sulle esperienze in città e su ciò che mi ha interessato.

Il primo punto che voglio fare riguarda la cultura in sé. CDMX era la vecchia Tenochtitlan, capitale dei Mexica (aka Aztechi), il centro di un mondo e di una cultura ben definita, su cui s'è andata ad imporsi quella spagnola. Così come avevo visto a Cusco, le chiese e i palazzi spagnoli sono stati costruiti sopra istituzioni preesistenti, e i vari culti cristiani hanno preso molto a prestito da quelli precedenti.

Il risultato è una cultura religiosa tutta a sè, che mescola cristianesimo e "altro" in modo veramente interessante. Aggiungiamoci che, grazie a terremoti e a un terreno tutt'altro che stabile (prosciugare il lago Texcoco non è stata una genialata), non c'è una chiesa che sia in bolla e l'atto di girare la Cattedrale, con tutti i saliscendi che ci sono all'interno, fa venire il mal di mare.


Capitiamo a Coyoacán, dove tra l'altro visse Cortés durante le prime fasi della conquista, e incappiamo in una processione con fuochi d'artificio, la banda e via dicendo. Il tutto è abbastanza confuso: la confraternita organizzatrice dice che è in onore di Santa Rita, anche se lui ha una maglietta diversa:


E Santa Rita la ricordavo, come dire, meno barbuta.




Il baldacchino, i fiori, i colori creano un'atmosfera diversa da quella cui sono abituato e mi piace pensare che ci sia un retroterra culturale diverso, un richiamo al periodo precedente, precolombiano.






CDMX ha una serie di mercati spaventosa, in pratica in ogni quartiere ce n'è uno. Siamo stati abbastanza prudenti, dando un largo giro di boa a Tepito, e ho deciso di evitare di tirar fuori cellulare o macchina fotografica in posti tipo La Merced, dove ero l'unico a sorpassare la barriera psicologica del metro e settanta, ma c'erano posti e luoghi in cui non era possibile fare a meno di rubare qualche scatto almeno col telefono. Tipo le suorine in piena contrattazione per degli arredi più o meno sacri (immaginatevi un crocifisso con su le piramidi di Teotihuacán).


E, poi, ci sono i quattro piani di arredi sacri a pochi passi dalla Cattedrale. Vi servono turiboli vari? Ci sono. Vi abbisogna un Cristo a grandezza naturale? Ce ne sono di tutti i tipi, compreso il Cristo palestrato con l'addominale a tartaruga. Serve un tabernacolo? Look no further.








Non ho toccato nulla perchè, a sfiorare anche solo un'icona, bruciava.




Parlavo anche di resistenza, un concetto che va oltre a quello per me tradizionale di "lotta contro il potere" che ferve nello Zocalo (comizi ogni sera, presidi semipermanenti).


C'è un murale, lungo un'autostrada che punta a Nord, che purtroppo non sono riuscito a fotografare (anche perchè sarei finito stirato come delle tagliatelle). Immaginatevi guerrieri-giaguaro, sacerdoti con copricapi intricatissimi e popolani Mexica, il tutto con colori vivacissimi, dipinti su un muro alto dieci metri. E, in fondo, le parole Resistencia Indìgena. Sarà che sono arrivato leggendo l'ottimo Fifth Sun, che racconta della conquista dal punto di vista dei Mexica; sarà che, negli anni passati, ho seguito le vicende indigene in Cile e Bolivia, ma ho avuto un fortissimo senso, qui in Messico, di come quella che chiamiamo "L'età delle scoperte" sia percipita come una vera tragedia nazionale. E come dargli torto.

Da bambino ho imparato che Colombo era un mito, la conquista del Sudamerica un atto di volontà divina e gli Inca/Maya/Aztechi erano o barbari o cannibali o entrambi, tertium non datur. Crescendo, poi, e leggendo libri come il resoconto di Bartolomé de Las Casas, o l'ottimerrimo 1491, o persino il film con Gérard Depardieu, ho capito che, in realtà, è stato qualcosa a metà tra un genocidio e l'invasione della Polonia. E non ci vuole molto a vedere che gli effetti continuano ancor oggi.

L'hotel dell'Illuminato Datore di Lavoro di 8200 è basato a Polanco, noto quartiere di fighettoni. Tutti, lí, sono criollos ed evidentemente danarosi. Roma/Condesa, dove andiamo il primo giorno, non è poi cosí diverso (seppur più gradevole, a mio avviso, in quanto leggermente più sgarruppato e privo di Lamborghini in giro).






Il centro, curiosamente, è invece al 100% indio, e sicuramente meno ben tenuto (ma secondo me estremamente interessante), con gli squat financo nello Zocalo.




È una divisione socio-economica che vedo ovunque vada in Sudamerica. Cosí era in Cile, manco a dirlo a Rio, e così è qua. Se non erro, Evo Morales è stato il primo presidente indio in Bolivia da, beh, dall'inizio della Bolivia. E non voglio fare la figura del tizio "woke" che va di voga in questo periodo, per cui chiudo tutta 'sta pippa con due pensieri: uno, è impensabile che città come CDMX, Rio o San Paolo diventino meno pericolose se non si chiude, in qualche modo, la cesura economica che ricalca quella etnica (in altre parole, fintantochè i ricchi sono quelli bianchi e i poveri sono tutti l'artri). Secondo, un po' mi spiace che si sia venuta a perdere tutta quella cultura che esisteva qui in precedenza. OK, i sacrifici umani magari sono un po' troppo, ma i colori, le feste, l'architettura Mexica devono essere stati qualcosa di epico.

Qualcosa un po' cosi:








Continua!
 

Seaking

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Non so ma il vetro rotto della macchina e le scarpe Nike appena comprate fregate me li sono ritrovati ai navigli a milano, in 40 min.
CDMX pericolosa? Probabile, se cerchi l'avventura a tutti i costi. Con sale in zucca, tipo evitare la metro e usare magari UBER, prestando la stessa attenzione che forse manco basta più a Milano o Roma, e girando nell'ambito del centro storico, Paseo Reforma e zone adiacenti, Polanco ecc, è una città molto godibile in cui ho girato in condizioni di totale sicurezza. E dove tornerei anche domani. Ovvio, se poi vai per barrios in piena notte...
In Italia il tasso di omicidi annuale per 100.000 abitanti è 0,57 mentre in Messico è 29,07 (fonte worldpopulationreview.com).

A Milano ti possono anche fregare le Nike rompendo il vetro dalla macchina mentre sei via, ma il livello di rischio lì si ferma.
 

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Sono in piena sindrome di Stendhal di fronte a questa nuova opera, principalmente per i seguenti motivi:

- La Tipo familiare (l'hai chiesta apposta per darti un tocco finto-proletario, vero? Confessa!);
- Il giaciglio di fortuna sulle montagne biellesi, roba che avrebbero potuto trovarti il mattino dopo sbranato da cani randagi i quali - dopo il fiero pasto in stile inferno dantesco - ti avrebbero pure ciulato la Tipo per andare a fare le sgommate giù in valle, con buona pace dei freni fischianti;
- 8200, la cui presenza discreta nei TR non deve ingannare: è lei la mano invisibile che muove ed ispira il nostro. Toccherebbe farla partecipare a questo Forum, ne sono sempre più convinto;
- Lo schiambagn e la business sul 787 BA, ricompensa dei giusti che dormono all'aperto e guidano la Tipo;
- La mèta finale, una città che i miei stessi ex colleghi messicani definivano "realmente muy peligrosa", ma sono felice che tu sia tornato vivo.

Io e Stendhal siamo qui in attesa del resto.
Saluti e omaggi a Stendhal! Rispondo con ordine:

- La Tipo SW: mi volevano dare una Citroen con motore turbomminchia 1.3 benza, cosa che offende la mia sensibilità. Fortunatamente, nei recessi dell'AVIS, nascosta tra le 500 elettriche, c'era anche Lei.
- A dire il vero, ma non andiamo a dirlo ai margari, ora tra alto Biellese e valle del Lys ci sono i lupi. Ma non danno fastidio.
- 8200 è la mia zampa di coniglio portafortuna. Volo con lei e ottengo sciambagn e lie-flat, volo da solo e volano solo schiaffi.
- Sulla mèta finale, dico la mia nella bolemmiga che si sta creando qui sotto!

Non so ma il vetro rotto della macchina e le scarpe Nike appena comprate fregate me li sono ritrovati ai navigli a milano, in 40 min.
CDMX pericolosa? Probabile, se cerchi l'avventura a tutti i costi. Con sale in zucca, tipo evitare la metro e usare magari UBER, prestando la stessa attenzione che forse manco basta più a Milano o Roma, e girando nell'ambito del centro storico, Paseo Reforma e zone adiacenti, Polanco ecc, è una città molto godibile in cui ho girato in condizioni di totale sicurezza. E dove tornerei anche domani. Ovvio, se poi vai per barrios in piena notte...
Usare la metro non mi sembra un'avventura a tutti costi. E se questo rientra tra le "cosa da evitare" vuol dire che qualche problemuccio in più delle altre ce l'ha.
In Italia il tasso di omicidi annuale per 100.000 abitanti è 0,57 mentre in Messico è 29,07 (fonte worldpopulationreview.com).

A Milano ti possono anche fregare le Nike rompendo il vetro dalla macchina mentre sei via, ma il livello di rischio lì si ferma.
Dico la mia. Città del Messico è pericolosa, e questo lo ammettono anche gli indigeni. In un mondo dove ad un estremo c'è il Giappone e all'altro la Siria direi che il Messico sta un po' nella parte sbagliata, giacchè nei 4-5 giorni che eravamo lì, a seguire le notizie, ci sono state: una maxi-rapina con 300 auto in coda in autostrada svaligiate e due ammazzati e una decina di morti ammazzati a Guanajuato.

Dall'altro canto, stando un pochetto attenti (per dire, uscivo con la macchina fotografica poco, prendevamo quasi sempre Uber, non siamo andati in zonacce) i pericoli si riducono di molto e la sensazione di 'insicurezza' che ho provato era minore di quella che ho avuto, per dire, a Rio o in certe città USA.

La metro l'ho presa una volta sola in città, da solo, e giusto perchè 8200 dormiva e io volevo tornare in centro a fare una cosa e non avevo voglia di andare in Uber. Sono salito addobbato come si fa sulla RER B a Parigi alle 10 di sera - portafoglicellularezaino sul davanti - e comunque m'è capitato di sentire la manina che provava a pescare nella tasca. Doveva essere uno che aveva appena iniziato l'apprendistato di borseggiatore. Va però detto che l'equipaggio prima del nostro era andato a vedere la Lucha libre all'arena Mexico e, a tornare, aveva preso un Uber. L'Uber girava in tondo e nel frattempo sono arrivati un gruppo di loschi figuri e li hanno rapinati.
 

aless

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Magnifico.

La prima volta che ho avuto davvero contezza della separazione violenta tra bianchi e indigeni è stata sulle remote spiagge di Bahía de los Ángeles: Semana Santa 2013, caldo importante, 12 persone, 6 messicani e 6 italiani. Noi 6 eravamo in tipico assetto da mare, con costumini striminziti ad invocare ogni possibile forma di tintarella. I restanti 6 erano vestiti di tutto punto, con cappelli, scarpe chiuse, occhiali da sole, bandane sul viso e al riparo di un telo mare utilizzato a mo' di gazebo. Ci ho messo un po' ma alla fine ho capito: per noi la pelle abbronzata è sinonimo di fascino e benessere, per loro di estrema povertà.

A riprova del fatto che parliamo di un problema universale anziché locale, trovo invece molto interessante (nonché edificante, per come da più parti viene condotto) il dibattito su cosa si celebri davvero il 26 gennaio in Australia: l'Australia Day o l'Invasion Day ?

Un unico commento pignolo che si giustifica solo col fatto che, come sempre, il TR lambisce la perfezione in gusto e qualità: il Messico fa parte del Nord America. Quando bazzicavo Tijuana ne ho discusso con vari autoctoni, tentando di puntualizzare come trovassi più analogie tra Messico e Brasile di quante ce ne vedessi tra Messico e Canada. Visto che, in risposta, loro mi stavano per puntualizzare più di un ceffone, la mediazione che in extremis mi ha salvato le chiappe è stata concordare sul concetto di America Latina.
 

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Magnifico.

La prima volta che ho avuto davvero contezza della separazione violenta tra bianchi e indigeni è stata sulle remote spiagge di Bahía de los Ángeles: Semana Santa 2013, caldo importante, 12 persone, 6 messicani e 6 italiani. Noi 6 eravamo in tipico assetto da mare, con costumini striminziti ad invocare ogni possibile forma di tintarella. I restanti 6 erano vestiti di tutto punto, con cappelli, scarpe chiuse, occhiali da sole, bandane sul viso e al riparo di un telo mare utilizzato a mo' di gazebo. Ci ho messo un po' ma alla fine ho capito: per noi la pelle abbronzata è sinonimo di fascino e benessere, per loro di estrema povertà.

A riprova del fatto che parliamo di un problema universale anziché locale, trovo invece molto interessante (nonché edificante, per come da più parti viene condotto) il dibattito su cosa si celebri davvero il 26 gennaio in Australia: l'Australia Day o l'Invasion Day ?

Un unico commento pignolo che si giustifica solo col fatto che, come sempre, il TR lambisce la perfezione in gusto e qualità: il Messico fa parte del Nord America. Quando bazzicavo Tijuana ne ho discusso con vari autoctoni, tentando di puntualizzare come trovassi più analogie tra Messico e Brasile di quante ce ne vedessi tra Messico e Canada. Visto che, in risposta, loro mi stavano per puntualizzare più di un ceffone, la mediazione che in extremis mi ha salvato le chiappe è stata concordare sul concetto di America Latina.
Grazie per i commenti Aless, mancavi da questo forum! parlando di abbronzatura, ricordo che mio nonno raccontava che suo nonno aveva memoria di quando doveva buttare terra sulla neve di modo che le madame ricche non s’abbronzino.

La discussione sull’Australia è quantomai appropriata, e fino a quando non ho letto “Terra Nullius” non avevo mai pensato che fosse un’invasione. Poi…

Hai ragionissima sul sudamerica. Lapsus freudiano!

Spunti e riflessioni sempre interessanti, grazie!
grazie Jambock!
 

Flyfan

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Usare la metro non mi sembra un'avventura a tutti costi. E se questo rientra tra le "cosa da evitare" vuol dire che qualche problemuccio in più delle altre ce l'ha.
Non ho detto che sia come stare a Montecarlo, ma non è detto che l'atteggiamento e le abitudini da tenere sia sempre lo stesse ovunque ci si trovi. Ti regoli usando quella roba che riempie la scatola cranica. L'unica volta che ho inavvertitamente abbassato la guardia, mi è capitato l'episodio spiacevole. Ed ero ai navilgi di Milano, non a CDMX.
 
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In Italia il tasso di omicidi annuale per 100.000 abitanti è 0,57 mentre in Messico è 29,07 (fonte worldpopulationreview.com).

A Milano ti possono anche fregare le Nike rompendo il vetro dalla macchina mentre sei via, ma il livello di rischio lì si ferma.
La statistica generale sul Messico la conoscevo e la conoscono tutti. Non ha nulla a che vedere col girare da semplice turista facendo attenzione a dove si va e cosa si fa.
 
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