[TR] CDMX, o l’arte di cambiare i piani in corsa.


I-MEX

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Ho vissuto 9 anni a Città del Messico. Finalmente sono tornato in Italia perché la violenza in Messico è peggiorata di molto causa inettitudine del governo attuale, il quale si è ritrovato comunque in eredità il disastro del precedente governo. Città del Messico è una di quelle città che potenzialmente potrebbe essere al livello di una moderna e funzionale metropoli USA ma che puntualmente si perde nei suoi estremi (estremissimi) contrasti, che purtroppo negli ultimi anni pendono più per il negativo che il positivo. Amo il Messico, ma purtroppo con il cuore triste, devo dire che è tangibile il declino dal punto di vista della tenuta sociale, e parlo di cose basilari, elementari del buon vivere in modo civile. In Italia ci si lamenta di ogni cosa (sport nazionale), senza capire che certi privilegi da altre parti non sono così scontati.
 

13900

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Ho vissuto 9 anni a Città del Messico. Finalmente sono tornato in Italia perché la violenza in Messico è peggiorata di molto causa inettitudine del governo attuale, il quale si è ritrovato comunque in eredità il disastro del precedente governo. Città del Messico è una di quelle città che potenzialmente potrebbe essere al livello di una moderna e funzionale metropoli USA ma che puntualmente si perde nei suoi estremi (estremissimi) contrasti, che purtroppo negli ultimi anni pendono più per il negativo che il positivo. Amo il Messico, ma purtroppo con il cuore triste, devo dire che è tangibile il declino dal punto di vista della tenuta sociale, e parlo di cose basilari, elementari del buon vivere in modo civile. In Italia ci si lamenta di ogni cosa (sport nazionale), senza capire che certi privilegi da altre parti non sono così scontati.
Grazie per la testimonianza, I-MEX.. In effetti la politica di AMLO, da quel poco che ho capito (abrazos no balazos?) veniva criticata parecchio, specialmente dopo quella rapina alle auto in sosta. E' un peccato perchè a me, come paese, il Messico e i messicani sono piaciuti parecchio pur essendoci stato pochissimo.
 

13900

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Una giornata al Museo.

Ci sono musei e poi ci sono Musei. Posti che, a meno che uno non sia una completa capra, non possono non essere visitati. Uno di questi è il Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico e sgombro subito il campo dagli equivoci: è diventato uno dei miei preferiti.

Partiamo dall'hotel di buon'ora e con una breve passeggiata siamo nel parco dove ha sede la più grande raccolta d'arte mesoamericana del mondo (credo). Tra tutte, questa era la giornata che aspettavo di più; c'è qualcosa, nell'arte Mexica, che mi interessa particolarmente. Forse perchè le domande cui risponde - cos'è la vita, da dove veniamo, cos'è il bene - sono universali, ma le risposte sono estremamente diverse, specie se comparate a quelle di un continente dove, per un millennio abbondante, tutto ciò che s'è prodotto sono chilate di Madonne con Bambino.

L'architettura del Museo è particolarmente imponente, con quella corte centrale dotata di un enorme ombrello di cemento con cascata incorporata:


Dalla corte si dipanano una sfilza di sale diverse, ognuna dedicata alle culture mesoamericane. Qui mi soffermerò soltanto sui pezzi d'arte che più mi hanno interessato; alcuni li conosco dai tempi del mio libro d'arte delle medie, altri sono stati una piacevole sorpresa. Il museo è allestito in una maniera incredibilmente scenografica, cosa che ha reso fare le foto - a mano libera, e da un somaro - difficile. Perdonate il rumore onnipresente.


Il disco di Mictlāntēcutli, aka il dio dei morti e signore della parte più bassa dell'oltretomba. Un signore effettivamente abbastanza terrificante (uno scheletro con gli occhi, coperto di sangue e addobbato con una sofisticata collana di occhi umani), ma anche uno che mi fa un po' pena, dato che vivrebbe con sua moglie in una casa senza finestre in fondo all'oltretomba. Manco Sky gli han dato.






Il museo è ricco di diorami e ricostruzioni molto ma molto suggestive; questa è parte della ricostruzione del tempio del serpente piumato di Teotihuacan, di cui mi riprometto di parlare in seguito.


Questa simpatica signora, che per prestanza fisica mi ricorda parecchio la cassiera dell'Eurospin di via Millio a Torino, altri non è che Chalchiuhtlicue, la donna dalla gonna di giada, una dea dell'acqua (e dei serpenti, che com'è ovvio bazzicano dove è umido) e co-gerente del paradiso assieme a suo marito (o fratello) Tlaloc. Una cosa che mi fa piacere degli dei mesoamericani è che sono, alla fin fine, umani: la povera Chalchiuhtlicue, per esempio, è in una relazione abbastanza tormentata con Tlaloc, che evidentemente era un po' un cojone; un giorno, avendo Tlaloc combinatane una grossa, Chalchiu s'incazzò e rilasciò una pioggia che durò 52 anni e distrusse il mondo. Quelli che le stavano simpatici riuscirono a scappare in paradiso tramite un ponte, tutti gli altri diventarono pesci (frase da leggersi alla Tony Soprano).


Torno a dire, allestimenti veramente suggestivi.


La sala più grande è dedicata, com'è giusto, ai Mexica. E subito si inizia con un qualcosa cui aveva accennato Aless nel suo commento, ossia i vari modi con cui si può interpretare l'arrivo degli europei in Messico. Il primo artefatto, infatti, è un'altare sacrificale "riutilizzato" per convertire i Mexica alla fede cristiana.




Torniamo però ai Mexica prima di Cortès. Una copia di un codice pittografico Mexica; purtroppo molti codici sono stati o bruciati o esportati.






Probabilmente il dio Mexica che preferisco, Xochipilli. 'santo' patrono delle scritture e della pittura, si chiama 'principe dei fiori', ma le piante che sono associate con lui (e che si vedono nella statua) sono tutte psicotrope. In pratica, il tizio sta trippando. Non so quante volte vi sia capitato di vedere una statua di un dio colto, beh, nell'atto in cui gli sta salendo. Mi sembra di sentirlo dire "minchia minchia oh". Ci vorrebbe un santo patrono dei funghetti.




Coatlicue, altrimenti conosciuta come la madre degli dei, colei che ha dato vita alla luna, alle stelle, al dio del sole, santa patrona delle donne che muoiono di parto, addobbata con una gonna fatta di serpenti e una collana di cuori umani. Questa statua stava nel tempio principale di Tenochtitlan e venne sotterrata nello Zocalo dai conquistador. Un bel giorno, nel 1700, venne riscoperta durante dei lavori pubblici e, non sapendo che farsene, le autorità la lasciarano en plein air. Dal nulla arrivarono frotte di indigeni a venerarla; preoccupati, i vescovi chiesero e ottennero che venisse portata in un museo.




Il "disco del sole", considerato da molti come una specie di calendario ma che, stando al museo, doveva essere una specie di 'ring' per lotte gladiatoriali.


Un diorama di Tenochtitlan ai tempi; il lago è stato totalmente drenato.

Muoviamoci a sud, verso lo Yucatan, per cui Maya. Anche loro avevano un sistema di scrittura.




Lavori in corso.


Queste statuine, che dovrebbero mostrare dei danzatori, m'han fatto scassare:


Ed ecco la ricostruzione della tomba di Pakal.


E rimaniamo in zona, ma muoviamoci indietro nel tempo, con la civiltà Olmeca:






E con questa simpatica ape si conclude il giro al museo. Se siete a CDMX, andateci. E' meraviglioso.

 

Viking

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Se usi app tarocche...
Che dire dopo aver visto le foto su un’app seria? Saresti il degno erede della famiglia Angela, come divulgatore sei li li. Hai il dono poi di abbinare foto che hanno un’anima, possiamo dire tutti di aver girato il mondo ed aver visto ennemila luoghi pur sapendo che fisicamente non ci andremo mai. Grazie (per avermi fatto risparmiare bisacce di danari )
 
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tiefpeck

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Grazie, tutto molto interessante anche se -- come hai giustamente riconosciuto -- intriso di wokeness. Una volta condannato il colonialismo (per dire, anche quello spagnolo ed austriaco a Milano e Napoli?), magari riconosciamo anche i demeriti di decenni se non secoli di governi locali. Ma siamo (saremmo) in un forum di aviazione civile, e questo è davvero molto OT.

Complimenti ancora.
 

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Grazie, tutto molto interessante anche se -- come hai giustamente riconosciuto -- intriso di wokeness. Una volta condannato il colonialismo (per dire, anche quello spagnolo ed austriaco a Milano e Napoli?), magari riconosciamo anche i demeriti di decenni se non secoli di governi locali. Ma siamo (saremmo) in un forum di aviazione civile, e questo è davvero molto OT.

Complimenti ancora.
Non sono d’accordo sul wokenismoche usavo in chiave ironica. Ho sempre pensato che “woke” sia un culto, tipo Scientology, o CL, in cui o sei woke o sei il peggior essere vivente: il mondo non è cosi secondo me.

Per come la vedo io non si può fare a meno di trattare l’epoca delle scoperte come un massacro. Dal Canada alla Terra del Fuoco, dove europei e indigeni si sono incontrati i secondi ci sono rimasti secchi. A mente ricordo percentuali tra il 60 e l’80% di popolazione in meno. Io non so come si possa fare benaltrismo, o accampare giustificazioni, davanti a numeri del genere.

Ció detto, non sono nemmeno dell’idea che noialtri si debba tutti fustigarci collettivamente. Alla fine parliamo di avvenimenti di 500 anni fa, per cui ogni responsabilità diretta è ormai passata; sarebbe un po’ come se i franzosi venissero a chiedere risarcimenti perchè Cesare (non Caldi eh) ha estirpato qualche tribù gallica.

Per come la vedo io serve mantenere la memoria storica di tutto, sia di ciò che è bello che di ciò che è brutto, riconoscere quando eravamo dalla parte del giusto e quando eravamo da quella del torto, se non altro come insegnamento per il futuro. Giusto per essere meno stronzi dei nostri predecessori.

Un’ultima chiosa sui governi attuali; io non vorrei aver dato l’impressione di essere uno di quelli che fa risalire la causa di tutti i problemi a un peccato originale. A me quelli che dicono “il tal gruppo etnico è svantaggiato per colpa del colonialismo” fanno girare i maroni, perchè quella è la via d’uscita del pelandrone mentale. I problemi dell’America Latina hanno di sicuro una radice coloniale (torno a dire, non è un caso se in un continente in cui la maggioranza sono indigeni/neri/mestizos i potenti sono quasi sempre bianchi) ma ci sono tantissimi altri fattori contributivi che rendono il Messico - per dirne uno - nello stato in cui è. Il problema è che svariati di quei fattori derivano ancora una volta da “noialtri” inteso come Occidente ricco… e su quelli potremmo far qualcosa.
 

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Che dire dopo aver visto le foto su un’app seria? Saresti il degno erede della famiglia Angela, come divulgatore sei li li. Hai il dono poi di abbinare foto che hanno un’anima, possiamo dire tutti di aver girato il mondo ed aver visto ennemila luoghi pur sapendo che fisicamente non ci andremo mai. Grazie (per avermi fatto risparmiare bisacce di danari )
Grazie! Sii la persona che gli Angela vorrebbero tu fossi. Sperando di non aver cannato verbi.
 

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Piramidi! Mongolfiere!

Per l'ultima parte dell'OT ecco qualcosa che di sicuro piace a tutti, grandi e piccini, al sicuro da ogni bolemmiga. Piramidi e palloni aerostatici.

Gli equipaggi BA hanno, in ogni outstation, almeno un paio di tradizioni: una bevereccia e l'altra categorizzabile sotto il punto di vista delle "attività". Una di queste è il pallone aerostatico sopra - o nelle vicinanze - di Teotihuacán. Mi puzza di pacco di quelli che rendono bene su Instagram, ma le piramidi di Teotihuacán sono qualcosa che volevo vedere da quando ero alto un metro e una banana, e non sono mai salito su una mongolfiera in vita mia. E, per dirla tutta, l'idea mi sollazza. Per cui decido di aggregarmi e, ben prima delle luci dell'alba, ci troviamo nella lobby dell'hotel per il più classico dei tour.

Guidiamo fuori città lungo autostrade già trafficate alle 5 di mattina, attraverso quartieri abbarbicati sui fianchi di montagne che sembrano quei vulcani che disegni da bambino, finchè non arriviamo in una zona semi-rurale che ricorda un po' le campagne spagnole e molto quel tipo di posti in cui la polizia va a ripescare le vittime di qualche sequestro di persona finito male.

La differenza è che, invece di piloni di cemento con dentro qualche povero cristo, tutt'attorno c'è questo:






L'aria è piena del suono dei bruciatori a propano, sembra di essere ad una Festa dell'Unità senza salamelle e liscio. Siamo in nove: un pilota, sette assistenti di volo e un pirla, e veniamo divisi in due palloni. Essendo l'unico a parlare anche solo un minimo di spagnolo vengo preso in simpatia dagli addetti, che mi invitano a fare una foto all'interno del primo pallone in fase di riempimento.


La vista del cuoricino in cima (e dei numerosi rattoppi) mi fa pensare male ma, grazie a Dio, veniamo sviati verso il secondo pallone, decorato con un ben più sobrio arcobaleno.






Nel frattempo due palloni sono già su. È abbastanza impressionante vederli salire, al punto che il pilota (soprannominato Nigel come tutti i piloti che si rispettino) nota: "Magari il 787 spingesse così".


Saliamo a bordo del nostro cesto e il pilota, Guto, fa un breve briefing. Il volo durerà circa 45 minuti e andremo in larga parte dove deciderà il vento. Oggi pare che sarà difficile arrivare sopra le piramidi, ma ci proveremo. Un paio di note sul come comportarsi in atterraggio (piegare le gambe e reggersi agli appositi sostegni) e veniamo staccati dal gancio di traino del Toyota che ci mantiene ancorati a terra. In un secondo siamo su.




Prima sorpresa, non si sente praticamente accelerazione. Do' uno sguardo in basso, mi distraggo un secondo, arigetto un occhio e siamo 100, 120 metri più in quota. Seconda sorpresa, fa quasi caldo. Il bruciatore (acceso quasi in continuazione) rende la gita veramente confortevole. Nei rari momenti in cui non è in funzione il silenzio è totale, e pure la stabilità è impressionante.

Sotto di noi stanno alzandosi un sacco di palloni. È lunedi e Guto dice che ce ne saranno almeno 40; nel weekend ne partono il doppio.




Qualcosa mi dice che, per Guto, questo non è solo un lavoro.




Una parola sull'organizzazione. Guto ha una specie di app per muoversi, come si vede qui, e il tragitto sembra prestabilito. In più tutti i piloti hanno almeno due radio e le comunicazioni tra i vari palloni sono costanti. Chi sale lo comunica, chi scende fa altrettanto, e la percezione che ho avuto è di una coordinazione molto attenta.


Nel frattempo albeggia. Sono dal lato sbagliato rispetto alle piramidi, ma se devo essere sincero me ne frega veramente poco. Le luci sono splendide.






Poi ci giriamo ed eccole qui.




Purtroppo le condizioni non ci permettono di volarci sopra, ma non importa. Mi sto veramente divertendo.






Per un po' smetto di fare foto e, ad un certo momento, mi rendo conto che stiamo perdendo quota. Dò un'occhiata all'orologio, ed effettivamente è ora di tornare. Peccato.


L'atterraggio è veramente morbido. Una volta scesi Guto e compari pilotano il cesto sul rimorchio del furgone, mentre noi andiamo a mangiare e, poi, Teotihuacán.


A non tutti interessa il giro; 8200 ed io ci troviamo praticamente da soli all'ingresso nella città. La povera 8200 deve sopportare il mio ennesimo momento Alberto Angela.

Quella che chiamiamo Calzada de los muertos, via(le?) dei morti. La cosa buffa è che non sappiamo se questo fosse veramente il suo nome; infatti non sappiamo molto della civiltà che costruì Teotihuacán, incluse cose basiche tipo quale lingua parlassero. Tutti i nomi - incluso quello dato a questo vialone - sono stati dati dai Mexica.


Gli Aztechi, infatti, sapevano di queste antiche rovine, avendole incontrate nel loro peregrinare prima di stabilirsi in quella che diventerà Tenochtitlan. In un classico caso di appropriazione culturale ante litteram decisero che, ovviamente, i fondatori di Teotihuacán dovevano essere i loro progenitori e, di conseguenza, i Mexica erano destinati al dominio della valle.


La Piramide del Sole. Purtroppo camminarci in cima non è (più) consentito. Chiunque fossero, i costruttori di Teotihuacán avevano la stessa passione dei Mexica e dei Maya per i sacrifici umani (eggià) e numerose salme più o meno decapitate sono state trovate nella struttura della piramide stessa, inclusi bambini e alcuni che pare fossero Maya, ma per lo più si trattava di prigioneri di guerra. "Cortez the Killer" di Neil Young sarà pure una bella canzone ma, storicamente, ha toppato clamorosamente; il sistema si fondava sulla necessità di far guerra praticamente ogni anno.

Lui, invece, se ne frega.


Ed ecco la piramide della Luna, l'altra megastruttura in città.


Trovo impressionante l'alternanza delle varie forme geometriche. Ed è incredibile pensare che tutto questo popò di roba sia stato costruito con rocce e pietre di dimensione tutto sommato contenuta, a differenza delle piramidi egizie, e per di più da un popolo che non aveva animali da tiro (o la ruota).


Pare che, al culmine della sua potenza nel V-VI secolo dC, Teotihuacán ospitasse 180mila abitanti, con la gente che conta (GCC) alloggiata in comode abitazioni di pietra piazzate intorno alle piramidi e al tempio/palazzo di Quetzalpapálotl.


La storia della fine della città veniva, di solito, raccontata con il solito refrain dell'invasione barbarica, fuoco-fiamme-saccheggio e schifìo generalizzato, ma le ultime indagini puntano a un qualcosa di diverso. Le tracce di incendio e saccheggio sono presenti soltanto nella zona della Gente-Che-Conta, quindi nella via dei morti, mentre non c'è niente del gente nei quartieri dei poveri cristi. La realtà, pare, è che - per dirla come soleva metterla il mio relatore di tesi - il popolo s'incazzò.


Probabilmente oberati di gabelle, costretti a combattere guerre eterne, occasionalmente sacrificati dopo essersi dovuti inerpicare su per una piramide, e - pare - colpiti da una serie di orribili carestie, i Teotihuacani decisero che ne avevano avuto abbastanza del potere e, in una versione della Rivoluzione Francese senza culottes e brioches, diedero fuoco all'intera baracca del potere.


Abbandoniamo Teotihuacán gonfi di un forte senso di simpatia per i kompagni precolombiani e, ascoltando gli Inti Illimani, facciamo ritorno in città.
 

Seaking

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Meraviglioso sia il museo che i siti, mi hai portato indietro nel tempo a quando, da ragazzo, divorai letteralmente il libro "L'azteco" di Gary Jennings.
 
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londonfog

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Il giro in mongolfiera deve essere stato fantastico. Le piramidi mi mancano (ma credo che oramai sia difficile per me andarci)
 

Brendon

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Lo scorso anno (esattamente un anno fa, mi ero appena spostato a Puerto Vallarta) sono stato a CDMX per una settimana (parte della "quarantena" per entrare negli USA) ed ho praticamente fatto le stesse cose ma non avevo idea del giro in mongolfiera, mi sa che ci devo tornare :)

Però abbiamo raggiunto Teotihuacan col bus pubblico, pieno a tappo, coi musicisti che cantavano canzoni popolari e un tizio con una panza enorme che mi arrivava quasi in faccia (e mi tossiva sopra la testa)... al ritorno ho preso Uber :D

Consiglio Xochimilco (rinfrescandosi con una Chelada con Corona in bottiglia da 1.2L, mai vista prima) e la Basilica di Santa Maria di Guadalupe (praticamente un Disneyworld a tema cattolico, lol).
 

LH400

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Uno dei migliori TR di sempre....grazie anche alla tua capacità narrativa!!!!
Le foto dalla mongolfiera sono fantastiche!
👏👏👏
 

brambs2

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Ogni volta che apro AC e trovo un tuo TR è puro giubilo.
Io sono sempre stato restio a volare su qualunque oggetto che fosse sprovvisto di motori ma vedendo le foto scattate dalla mongolfiera potrei anche vincere questa paura (forse, un giorno, chissà...).
 

aless

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12 Settembre 2006
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Che spettacolo il Museo, roba da arrivare apposta fin laggiù. Spero di riuscire presto! Nel genere, credo che se la giochi solo con il Musée du quai Branly (che, a sua volta, merita da solo un day trip a Parigi).

Per quanto riguarda gli scontri di civiltà (altro tema che mi appassiona da morire), non smetterò mai di consigliare "Armi, acciaio e malattie", di cui condivido alla lettera le tesi.

Bello, bello, bello. Grazie Fa!
 
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