I bilanci della compagnia aerea hanno retto malgrado il Covid, il carburante più caro del 63% e il dollaro molto forte (le spese del vettore sono nella valuta statunitense). Ma adesso serve un alleato attrezzato. In caso contrario, bisognerà rinunciare ad alcuni dei diritti di volo dallo scalo di Linate per risparmiare 50-60 milioni
ROMA -
Ita Airways non è la nuova Alitalia. Non è un carrozzone indebitato che vola verso il nulla. Un 2022 difficile -
tra Covid, caro carburante e dollaro muscolare - è stato superato con impegno e dignità.
Ora, però,
la compagnia aerea di Stato ha bisogno di un alleato forte. Se dovesse proseguire da sola, senza un'alleanza, Ita sarebbe costretta a un piano di risparmi e a un taglio tra i più dolorosi.
A rischio riduzione sono alcuni dei suoi
slot in un aeroporto strategico, come Linate.
I diritti di decollo dallo scalo di Milano città, bene prezioso, sarebbero ridimensionati (con un risparmio tra i 50 e i 60 milioni nell'anno).
Fabio Lazzerini, amministratore delegato di Ita, e Roberto Carassai, direttore finanziario della compagnia, esprimono questi concetti in una riunione con
i dirigenti interni di prima fascia.
Fabio Lazzerini, ad e direttore generale di Ita
La sovranità del ministero
Nel corso della riunione,
Lazzerini raccomanda ai suoi dirigenti di rispettare la sovranità del ministero dell'Economia (proprietario di Ita al 100%).
Spetta solo al ministero decidere se vendere la maggioranza di Ita
alla cordata che fa capo al fondo statunitense Certares oppure alla cordata alternativa,
che vede insieme Lufthansa e l'Msc Group. Nessuno dovrà mettere bocca sulla privatizzazione.
Una cosa, però, è certa. Senza un'alleanza solida,
Ita Airways rinuncerà ad alcuni nuovi aerei che ha già opzionato, e ad aprire altre sedi estere. Soprattutto smetterà di volare in svariati orari del giorno da Milano Linate. E il passo indietro comporterebbe la perdita definitiva del diritto di usare quelle fasce orarie - gli slot - nello scalo milanese.
La ritirata d'inverno
La ritirata parziale da Linate
prenderebbe forma nella prossima stagione invernale, la meno redditizia. E investirebbe le fasce orarie centrali della giornata, quando i velivoli raccolgono meno passeggeri.
Ita invece conserverebbe i diritti di volo, dallo scalo milanese,
nelle fasce orarie strategiche, tra le 6 del mattino e le 10, e tra le 17 e le 22, quando i manager partono oppure rientrano alla base.
Peserà la decisione del governo Meloni di cedere o meno la maggioranza di Ita in un tempo ragionevole. Se la compagnia aerea avrà la percezione che il governo sta per vendere, confermerà tutti i suoi slot a Linate.
Il possesso di tanti slot, d'altra parte, aumenta il valore del vettore e permette di chiedere più soldi al compratore. In caso contrario, i diritti di volo saranno tagliati.
I numeri dei primi 9 mesi
Nella riunione, Lazzerini e Carassai precisano che i conti di Ita hanno retto bene alle tante trappole di questo 2022. Nel corso dell’anno, il prezzo impazzito del jet fuel -
il carburante che fa volare gli aerei - ha generato costi inattesi per 203 milioni. Il conto del carburante, peraltro, per consuetudine viene pagato in dollari statunitensi, sempre più cari al cambio con l’euro.
Nonostante queste due incognite, e il colpo di coda del Covid a inizio anno, a fine settembre
la compagnia di Stato aveva ancora in cassa 190 milioni di liquidità. E la liquidità sarebbe stata al livello record dei 590 milioni se il ministero avesse deliberato a marzo l’aumento di capitale da 400 milioni, come previsto.
L’aumento da 400 milioni viene deciso solo questo novembre perché Ita si è ben difesa nei cieli del mondo.
Soprattutto da giugno, quando ha potuto affiancare voli a lungo raggio (redditizi) ai nazionali (che lo sono molto meno).
I bilanci della compagnia aerea hanno retto malgrado il Covid, il carburante più caro del 63% e il dollaro molto forte (le spese del vettore sono nella …
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