[TR]: MXP-IST-BSR & BGW-IST-MXP con TK. Basra To Baghdad on the road.


LH400

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Fantastico .....fantastico .....ah si....fantastico TR e soprattutto ricco di emozioni. Grazie!
Ps....però adesso.. esci il seguito:D
 

Jighen

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Principe, parlando di aerolinee in blacklist e passaggi montani non è che andrai in Afganistan/Pakistan?

A quanti paesi UN sei arrivato?


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Beloot

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Ci facciamo una zingarata? mi ricordo dei vostri nickname.

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Jighen

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Eheh…vuoi unirti!?
Qualcuno degli UN ancora mi manca ma da quando frequentavamo altri forum ho fatto un bel po’ di giri.
E che non sono aggiornato sui giri che hai fatto

Mi unirei molto volentieri ma il prox anno già staro’ via da solo 5sett di fila e mia moglie mi ucciderebbe


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ilPrincipeDiCasador

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16 Febbraio 2009
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Basel
Complice una lunga settimana di lavoro tra Polonia e Tunisia :eek::eek:, mi sono fermato per qualche giorno. Qui il continuo del racconto.

9 novembre

Uno dei problemi dell’Iraq è la temperatura delle camere d’albergo. Non esiste una via di mezzo, freddo o caldo, è comunque eccessivo ed insopportabile. L’unica alternativa per sopravvivere è aprire la finestra, la temperatura da queste parti è veramente piacevole a novembre. Così faccio, peccato che non avevo pensato di essere a cento metri dal minareto di una delle moschee più importanti del mondo. Alle 04:55, il salmodiare del muezzin mi sveglia prepotentemente. Le bestemmie in una città santa mi sembrano inappropriate, infilo la testa sotto al cuscino, il canto sembra essere sempre più forte. Chiudo la finestra, accendo l’aria, mi giro e mi rigiro sperando di riaddormentarmi, niente da fare, ormai sono sveglio. Hanno vinto il richiamo alla preghiera e il freddo artico del condizionatore. Alle 6 mi alzo.

La colazione inizia alle 7:30, non ho niente di meglio da fare che lavarmi, sistemare il mio zaino e salire all’undicesimo piano dell’albergo per fotografare questo

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Mi fermo a guardare la città dall’alto, è presto ma solo per me. C’è già una babele di gente e cose, rumori, clacson, motorini e compagnia bella che mi ricordano quanto lo sviluppo e la tecnologia di noi occidentali siano solo condizioni e convenzioni che abbiamo dato alla nostra vita.

Prima della colazione passo alla reception, ho bisogno di capire come raggiungere Baghdad. Tappa breve e veloce. Se fossi al tour de France direi che oggi è la classica tappa di trasferimento, tutta piatta con solo volata all’arrivo. Niente sorprese, sempre se non c’è vento. Il vento che qui significa imprevisti, traffico, checkpoints, strade interrotte, manifestazioni in città e altre cose a cui non voglio nemmeno pensare.

Alla reception trovo Ambrogio dei Ferrero Rocher, ora capisco perché è scomparso dai nostri monitor, fa il portiere d’albergo. Gli spiego tutto, mi dice “No problem, ci pensa lui”. Mi chiede se va bene uno shared taxi e a che ora voglio andare. Gli dico di sì e che vorrei essere a Baghdad prima di pranzo. Ovviamente non esistono orari, la flessibilità è tutto. Chiama qualcuno, mi dice che un autobus passerà in albergo tra un’oretta e mi porterà a Baghdad. Si assicura che abbia i 5000 dinari che mi servono per pagare il biglietto. Sembra tutto pronto, non ho capito dove arriverò ma fa nulla, l’importante è arrivare a Baghdad, sorridendo tra me e me, penso a come sia facile organizzare le cose in Iraq, c’è sempre un “amico di mio cugino” che fa al caso mio. Non mi resta che fare colazione. Oggi menu a base di frutta, omelette, pane e frutta secca.

Partenza in perfetto orario, il Toyota Coaster anni 90 passa in albergo già bello pieno e si parte. Vengo accolto come se all’improvviso su un bus dell’ATM tra Quarto Oggiaro e Comasina salisse Diletta Leotta in minigonna e tacchi alti. Ovviamente qui la sorpresa non è per la bellezza ma per il mio fuoriluoghismo. Il mio viso è il più occidentale di tutti, non ho animali vivi con me, non ho il ciabattino De Fonseca doppia stringa, non ho nessuna t-shirt Atitas o Nikke. Ovviamente, 5 minuti e divento “ospite” della folla. Mi offrono una vaschetta di datteri freschi e una lattina di pepsi zero.

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Nel frattempo, l’autista chiede indicazioni. Andiamo bene.

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Il viaggio passa tranquillo. Poco più di novanta minuti e siamo alle porte della capitale. I checkpoint sono molto più veloci. All’ingresso di Baghdad ci fanno segno di passare senza nemmeno controllare i documenti. Il fatto di essere mischiato ad un po’ di Iraqeni facilita sicuramente.

Appena passato il confine con la provincia di Baghdad il pulmino fa una prima fermata. Scendono quasi tutti. Restiamo in pochi e chiedo all’autista se posso sedermi al suo fianco. Lui felice mi dice di sì, poi continua a parlarmi in arabo, io rispondo sempre di sì. Lui alza il pollice, io fotografo.

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Intanto penso alla pianificazione odierna. Baghdad è bella grossa, ci sono parecchie cose da vedere ma non voglio correre da un posto all’altro, ho solo voglia di vivere la città e capire, vedere, incontrare la gente, immergermi nei mercati e perdermi. Mentre mi perdo nei miei pensieri vedo dal finestrino questo:

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Qui ci voglio andare. È uno dei posti più iconici dell’Iraq e della capitale. Poi devo fare la foto del viaggio, quella per il profilo Facebook, non posso perderla. Indico all’autista se l’autobus passa là, lui a gesti mi risponde “ce lo facciam passare”. Per un attimo penso alla Principessa di Saint Tulipe ed il mitico Barnaba alla guida del suo 29 in Innamorato Pazzo. Prendo il mio zaino, saluto il resto della ciurma e dopo 10 minuti sono qui:

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Nonostante sia ormai da qualche giorno in Iraq, ancora mi emoziono. Lo guardo da tante angolazioni diverse.

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Questo posto è iconico, storico, emozionale ed emozionante. Qui si ricordano decine di migliaia di morti. Morti per le guerre, per i regimi, per il terrorismo, storie tristi di persone che in un modo o nell’altro hanno dato la loro vita perché credevano in qualcosa di diverso dalla fede dei loro dittatori. Si sono battuti per i loro valori, per le loro idee, contro Saddam, contro Al-Baghdadi e contro tutti quelli che negli anni hanno preso questo paese e l’hanno ridotto in macerie, povertà, tristezza.

È un immenso monumento ai caduti. Semplice nel design, possente nella realizzazione, affascinante per la sua storia e per quello che rappresenta. Sottoterra, sotto le due conchiglie turchesi, c’è un immenso salone pieno di nomi, foto e cimeli. In un’unica parola, impressionante. Mi perdo, per qualche minuto penso cosa sia stata la storia recente di questo paese.

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Ritorno in superficie e dedico 20 minuti alla foto Instagram. Mi ricordo di quando giocavo a basket e stacco il volo. Il telecomando bluetooth cinese funziona alla grande!


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È ora di andare. Non credo di avere molte opzioni se non un taxi. Un paio di minuti di attesa, Uber (qui Careem) e via, destinazione Al-Rasheed Road, il centro antico della città. Prendo una bella Nissan Primera anni 90 con volante in pelo d’alpaca e cruscotto con tappeto persiano. Mi chiedo come mai Audi e BMW non abbiano mai pensato di montarli di serie, potrebbero lanciare la serie “Elegance”.

Arrivo in Al-Rasheed Road. L’impatto è molto forte. Mi rendo conto di essere in una metropoli, gli spazi dilatati del monumento ai martiri improvvisamente si condensando in una massa di case, strade e gente. Tanta gente. Nonostante la decadenza e la distruzione, i palazzi, i balconi, le colonne, gli stucchi conservano intatta l’eleganza di un secolo fa, quando questo boulevard fu inaugurato dagli Ottomani.

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Alcune case sfidano le leggi della fisica.

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Nel complesso, se questa strada fosse risistemata, sarebbe davvero un gioiello per storia ed architettura.

Anche qui la cosa più bella è la gente, c’è meno sorpresa nel vedere uno straniero ma gli habibi, welcome e hello non li conto più. La gente sembra abituata a qualche forestiero ma la curiosità per un turista è ancora tanta. In ogni caso, pur essendo nella zona vecchia di Baghdad vedo sicuramente più modernità di ogni altro posto visto finora.

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Certo, non aspettatevi le consegne fatte con i droni

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La città è praticamente un mercato a cielo aperto. Negozi, bancarelle, supermercati si susseguono per km. Si trova qualsiasi cosa. Dalla frutta alla carta igienica mi sembra di essere in una versione live di AliExpress.

C’è perfino questa. Magari una soluzione per la Juve? Perché continuare a sognarla quando bastano un volo per l’Iraq e 20 dollari?

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Altre foto di gente e cose:

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La città vecchia è anche famosa per due mercati, quello dei libri e quello del rame. Entrambi ospitati in una zona messa a nuovo e pedonale. Mi soffermo soprattutto in quello dei libri dove compro questa. Una vecchia guida dell’Iraq in tedesco.

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È una di quelle poche volte in vita mia dove non vedo paccottiglia ma artigianato.

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In Al-Mutanabbi street mi fermo al caffè Shahbandar, locale centenario.

Il proprietario siede all’ingresso ed invita tutti ad entrare e godersi un te. Mi guardo intorno, non c’è un metro di di parete libero. Ci sono foto di persone credo famose, forse politici, cantanti, attori, sicuramente foto di tempi in cui Baghdad era un’altra città.

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Non riconosco nessun volto ma mi accorgo che all’ingresso più grandi di tutti gli altri ci sono le foto di 5 ragazzi. Mi soffermo a guardarli, Il proprietario incrocia il mio sguardo mi dice “my kids”. All’inizio penso che siano ritratti di famiglia come quelli che abbiamo nelle nostre case. Poi capisco. Qui nel 2007 una bomba ha frantumato tutto. Anche la sua famiglia, lui è rimasto zoppo ma vivo. Non ho molto da dire, solo da ascoltare e pensare. Un’altra storia di resilienza umana. Bevo il mio te, scatto qualche foto.

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Quando vado a pagare, lui si alza in piedi, mette la mano sul cuore e mi saluta. Gli chiedo una foto.

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Sono ormai le 14:10. La mia pancia è ricca di emozioni ma povera di sostanza. Ho bisogno di mangiare qualcosa. A pochi passi c’è un posto che fa solo kubba.

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Non ci penso due volte. Spettacolari. Sono polpette di carne e spezie inserite in un impasto di semola.

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A tavola faccio amicizia con due signori che parlano inglese. Insegnano all’università. Ci scambiamo i numeri di telefono. Mi invitano ad andare nei prossimi giorni e bere un tè al loro studio. Strana gente questi iraqeni, conoscono solo il linguaggio dell’amicizia, sono talmente abituato alla diffidenza che ogni volta mi chiedo sempre se ci sia qualcosa dietro. Vogliono rapirmi? Vogliono dei soldi? Poi mi ricordo che non sono a Zurigo.

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Mi congedo dai due professori. Ho appuntamento con Habib. Vi ricordate l’autista del primo giorno? È a Baghdad e con WhatsApp mi sono accordato per un passaggio a Ctesiphon. A 20 km da Baghdad c’è quello che rimane di una delle principali città dell’Impero dei Parti. Ci becchiamo all’ingresso del mercato, mezz’ora e sono a destinazione. La strada è libera e non ci sono particolari cose da segnalare se non il parabrezza appena sostituito da Carglass

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Habib parcheggia e viene con me perché vuole mostrarmi qualcosa di cui ignoravo l’esistenza. Le rovine di una struttura gigantesca completamente abbandonata e che nella testa di Saddam doveva essere una sorta di teatro, museo, biblioteca con un enorme dipinto panoramico circolare.

Ingresso. Non promette nulla di buono.

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Si chiama Bnurama Cities. È tutto distrutto. Ci sono macerie e nel buio rischio anche di farmi male. Salire su per le scale è un’impresa, Dall’ultima rampa si intravede il dipinto ma non riesco a fare nessuna foto. Questa la struttura da lontano:

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Vedo finalmente la luce. All’ultimo piano c’è una bella vista ma nulla di più.

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Ritorniamo giù e andiamo verso quello che rimane di Taq Kasra, il motivo per cui ero venuto. Architettonicamente è impressionante, è il più grande arco a volta di mattoni del mondo. Mi sento fortunato a poterlo vedere. L’ISIS nel 2016 l’aveva imbottito di esplosivo. Fortuna ha voluto che il detonatore non fosse mai attivato.

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Attendo il tramonto, ma la scelta non è vincente. La contemplazione degli affascinanti colori del cielo viene interrotta da sciami di zanzare con le quali inizio una lotta impari. Andiamo via, ci infiliamo in auto e quando ormai è buio siamo in strada verso Baghdad, direzione un posto dove preparano il piatto nazionale dell’Iraq. Il Masgouf. Per strada ci tiene a passare qui. La piazza dove la statua gigante di Saddam è stata tirata giù dalla folla nel 2003. Ve la ricordate?

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Oggi è così

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Ritorniamo al Magsouf. Una carpa gigante cotta alla brace. Habib mi porta nel migliore posto dell’Iraq, dice lui. Un ristorante per soli uomini. Boh. Forse intendeva uomini soli. Ci salutiamo, purtroppo non può fermarsi con me.

Entro e capisco cosa volesse dire. Non ci sono donne! I minimo 2 kg di pesce nella versione più piccola sono roba da uomini.

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Vasca con carpe vive

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Tavolo con carpe morte

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Carpe in preparazione
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La brace. Una cosettina da niente...

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Questa è l’ultima foto della giornata

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Ci metto un attimo a finire tutto. Squisito. Unica pecca, l’assenza di sostanze alcoliche con funzione idraulico gel. L’unica cosa che si beve qui è acqua.

Un’altra giornata lunga volge al termine. Ci infilo altri due pensieri prima di incamminarmi verso l’albergo nella notte iraqena, ancora viva, rumorosa, trafficata.
Baghdad mi sembra anni luce lontana dagli uomini delle paludi, qui qualcosa è già cambiato. Qui la gente è curiosa di vedermi, è ospitale ma non così come qualche chilometro fa. Stasera il pesce l’ho mangiato da solo tra gente che guardava i telefoni mentre fumava. Sono sicuro che qualche campagna prima, nemmeno il proprietario del ristorante mi avrebbe permesso di sedermi solo. Penso che siamo 8 miliardi di individui, che siamo unici, che siamo diversi ma non stiamo ambendo a contaminare il mondo con l’umanità e stiamo determinando le sorti del Pianeta in modo inesorabile.

Ciao Baghdad. Tab masawuk.
 

VincenzOne92

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Davvero sensazionale, complimenti davvero!

Ti offro volentieri un caffè a Lucerna per qualche altro aneddoto :D
 

londonfog

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Londra
Wow. Io sono qui che stavo guardando foto fatte fra Boston e New York per vedere se ne ho abbastanza per un TR. Ma come si fa a fare un TR dopo aver letto il tuo? TR Fantastico, viaggio fantastico, geloso perche' non ho più' l'eta' per cose del genere. Applausi
 
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Seaking

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Caro principe, tu da questo TR devi trarre un libro, te lo dico seriamente.

Un libro che renderebbe onore alla tua sensibilità ma soprattutto a quello che l’Iraq sta diventando, nonostante tutto e tutti.

Pensaci seriamente.
 

marksimon

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Cameri (NO)
Caro principe, tu da questo TR devi trarre un libro, te lo dico seriamente.

Un libro che renderebbe onore alla tua sensibilità ma soprattutto a quello che l’Iraq sta diventando, nonostante tutto e tutti.

Pensaci seriamente.
Sono già in fila per la copia autografata!
Mi associo, pensaci veramente perchè sarebbe una gran cosa.

Ciao
Marco
 
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ilPrincipeDiCasador

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16 Febbraio 2009
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Basel
Ragazzi grazie. Siete troppo gentili. Se riuscissi mai a scrivere un libro, facciamo il lancio sponsorizzato da AC con copie gratuite per i primi 50 in fila.

:ROFLMAO: :ROFLMAO:

Mancano ancora due giorni alla fine del racconto. Spero di riuscire a scrivere nei prossimi giorni.
 
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Flyfan

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LJU
Il Magsouf. Carpa del Tigri alla brace! Davvero buona!
Brace...diciamo che hanno creato un vulcano in eruzione più grosso del Pinatubo e che probabilmente si vede dal satellite. Per il resto bravo, anche a far cogliere la differente atmosfera sociale e culturale della metropoli rispetto alle zone di inzio TR, che interpreto forse come meno caratterizzata ed emozionante.
 

ilPrincipeDiCasador

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16 Febbraio 2009
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Basel
Spero di non annoiarvi troppo con la penultima puntata. Tra influenza e cose da chiudere prima di Natale, ci sto mettendo una vita a scrivere :-D

10 Novembre



Mi sveglio con una strana sensazione tra la gioia e la tristezza pensando di essere arrivato alla fine del mio itinerario. Ho fatto quello che volevo ma è quasi finito, ho ancora due giorni pieni da dedicare a Baghdad e Samarra ma il mal d’Iraq inizia a farsi sentire. Rido pensando che ho fatto più amici qui in una settimana che in una vita in Svizzera. C’è qualcosa che nelle nostre vite occidentali ha smesso di funzionare da tempo e che faremmo bene a sistemare quanto prima.

Come sempre, dopo la sveglia e la doccia, la cosa più importante: la colazione. Anche oggi, datteri, datteri, datteri, datteri, pane, formaggio, frutta e ancora datteri anche nella versione premium. Lavorati, confezionati e marchiati.

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Dattero che fa filosofia: meglio brutto, naturale e buono o bello, trattato e scintillante? Ormai noi amanti del limone candeggiato e dell’insalata croccante per 3 mesi non abbiamo nemmeno più la capacità di scegliere, il tempo, la fretta, lo stress scelgono per noi.

Comunque, visto che non si sa mai, ne prendo un paio e me li porto dietro. Saranno il mio spuntino.

Prenoto un taxi ed in 20 minuti sono qui:

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Per entrare passo una serie di 4 metal detector. Quando ormai credo che sia abbastanza, vengo anche perquisito. Vabbè.

Questo museo, se fosse stato in un paese diverso, con una storia più clemente, sarebbe stato sicuramente uno dei musei più ricchi del pianeta. Purtroppo, tra guerre e corruzione, il grosso è stato perso. L’Unesco sta facendo di tutto per recuperare i reperti trafugati ma la strada è lunga e difficile.

La cosa peggiore è che la maggior parte dei reperti stanno tornando a casa dal Texas. Il Texas, il paese degli States maggior fornitore di soldati tra il 2003 ed il 2006 in Iraq. Forse un caso, forse no.

Qui una serie di foto degli interni. Da ingegnere, questo uno dei pezzi più affascinanti per me. Una tavoletta di argilla sulla quale c’è incisa una teoria di algebra e geometria molto simile al teorema di Euclide. Incredibile quanto avanzati fossero i Babilonesi.


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Moneta

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Vari reperti

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Statua

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Il fascino delle mappe

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Una delle 24 sale di cui è composto il museo

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Sono appena le 10. Esco dal museo e mi siedo su una panchina fuori dal museo a ragionare sul da farsi. Ho due opzioni, restare a Baghdad e andare Samarra e domani oppure andare a Samarra ora. Sento il mio fidato driver Habib. Oggi può accompagnarmi e stare con me ma non fino a tardi, domani no. Mi sa che non ho tanta scelta. Oggi si va a Samarra. Mi accordo per 30 USD. Andremo a Samarra passando per la ziggurat di Aqarquf. Tempo una ventina di minuti ed arriva al museo.

Ci mettiamo in marcia. La strada verso Samarra non è facile. La provincia di Samarra non è sotto il completo controllo del governo centrale. I checkpoints sono gestiti da una milizia sunnita che non sempre lascia passare gli stranieri. Insomma, non è come andare a Rimini. Oltretutto è l’unica regione non ancora 100% ISIS free. Piu o meno consapevole del rischio partiamo.

Habib mi fa capire che cercherà di informarsi e di passare dove si può passare. Vedremo. Intanto il viaggio procede tranquillo. Durante la traversata abbiamo il tempo di scambiare due chiacchiere utilizzando Google Translator. Nonostante l’ilarità della traduzione Arabo – Tedesco o Arabo – Italiano, riusciamo a capirci su alcune cose. Una cosa che mi lascia un po’ perplesso è la sua visione dell’Occidente. È l’esatta contrapposizione della nostra visione del mondo arabo. Propaganda everywhere. C’è un mondo reale ed un mondo raccontato. Chissà quanto di quello che tutti noi conosciamo è reale e quanto invece è percepito come tale. La differenza è quello che ci fa odiare altri popoli, ci fa combattere guerre, ci fa sentire diversi.

Siamo finalmente fuori da Baghdad. Lasciato il traffico cittadino alle spalle, 10 minuti ancora e siamo qui. La ziggurrat di Aqarquf.

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L’edificio è un grosso blocco geometrico a più piani. Risale ai tempi dei Cassiti, anche qui, l’immensità intorno suggerisce km e km di possibili ritrovamenti. Il piano inferiore è stato tutto ricostruito ai tempi di Saddam.

Alcune foto:

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Finito il giro,

È tempo del checkpoint per entrare a Samarra. Lungo e asfissiante. Controllano tutto, l’auto, l’autista, me, i documenti, il bagaglio, il bagagliaio. Per fortuna sembra tutto ok. Si, fortuna, perché qui non è questione di cose in regola o no ma di quello che va bene o no ai soldati di turno. Dopo 40 minuti, ci lasciano andare. L’unico problema è che mi trattengono il passaporto. Mi sembra strano ma sembrerebbe la prassi. Mi restituiranno il tutto all’uscita.

Nota: Al rientro ho verificato che trattenere il passaporto è normale nella provincia di Samarra. Questo sistema evita che gli stranieri possano attraversare la regione. Si entra e si esce solo dallo stesso punto e non si può soggiornare (dormire) all’interno.

Sulla strada dal checkpoint alla famosa moschea del venerdì (quella del famoso minareto a spirale) mi sembra di essere in territorio di guerra. I soldati sono ovunque con Hummer e carrarmati, mitragliatrici e mezzi da assalto. Si percepisce la tensione. Cerco di non farmi prendere dall’ansia e di non pensare a cose strane.

Poco dopo arriviamo qui. Finalmente posso scattare qualche foto.

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Il minareto è aperto al pubblico. La moschea (quello che rimane) è controllata dai militari. Il biglietto di ingresso non credo sia gestito dal ministero del turismo iraqeno ma da quello delle bustarelle.

Mr. Gimme 10 dollars and I open it for you, mi accompagna all’ingresso. Ha tutte le chiavi, trova quella giusta e apre il cancello.

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Questo è quello che vedo. Una immensa distesa e resti di colonne, oggi patrimonio mondiale dell’Umanità. A me non sembra nulla di speciale. Tra le altre cose è stata danneggiata durante l’invasione degli USA perché usata dagli americani come punto di osservazione e presa di mira dagli iraqeni con bombe, granate e razzi.

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Il minareto è più interessante. La conformazione a spirale imita la leggendaria struttura della Torre di Babele.

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Salgo su. Ci sono un po’ di ragazzi. Arrivo in cima.

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Altra foto Instgram

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Mi alzo in piedi, sotto di me 52 metri senza nessuna protezione.

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È ora di andare. Sono le 16. Habib deve tornare a Baghdad. Anche io, in più devo recuperare il passaporto. Ci avviamo al checkpoint. I controlli di uscita sono gli stessi di quelli di entrata. Mi chiedo quale sia il senso. Welcome to Iraq. Mi restituiscono il passaporto. La cosa buffa è che mentre controllano l’auto, un soldato mi chiede se voglio fare una foto con lui. Certo!

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Il viaggio di ritorno in città è abbastanza tranquillo. Il paesaggio è sempre lo stesso, le strade monotone e poco trafficate.

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Le cose cambiano quando ci immettiamo su una sorta di autostrada trafficata, molto trafficata. Habib ha fretta. Mi guarda, mi dice “no problem”. Non capisco cosa intende. Dopo 2 secondi capisco. Si fa spazio tra le auto, attraversa la carreggiata, imbocca la corsia di marcia opposta e si posiziona su quella che sarebbe la corsia di emergenza dell’altro senso di marcia, sfiorando un frontale. Contromano e con le 4 frecce lampeggianti ci avviamo verso Baghdad. Chiudo gli occhi e prego. Pensavo di averle viste tutte, mi sbagliavo. La foto rende poco l’idea ma i fari puntati negli occhi pensavo fossero stati l’ultima cosa che avessi visto.

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Dopo pochi km, saltato tutto il traffico, la manovra si ripete nel senso opposto. Habib mi guarda orgoglioso. Io credo di dover cambiare le mutande.

Dopo 20 minuti siamo in centro. Saldo il conto, saluto Habib e mi dirigo in albergo. Mi faccio lasciare a poche centinaia di metri, gli risparmi un giro lungo ed io faccio due passi. È stata un’altra giornata intensa ma sono a Baghdad, c’è sicuramente qualcosa da fare di sera. Dopo una doccia rinfrescante, qualche e-mail e qualche messaggio, esco e mi dirigo nella zona vicina al Tigri. Su internet ho letto di un posto definito come uno dei più autentici Iraqi Coffee. Mi fido e faccio bene. Il posto è strano ma il cibo è fenomenale. Prendo tre cose ma le quantità sono eccessive. Avrebbero tranquillamente mangiato quattro persone.

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Dopo cena, faccio un salto alla statua di Scheherazade e Shehriyar, i protagonisti della famosissima raccolta di racconti Le mille ed una notte. Purtroppo, la polizia non mi permette di fotografare. Bah.

Ultima tappa del giorno, un locale nei dintorni dell’albergo gestito da un italiano che propone live music. Faccio un salto. Tipico design da ristorante italiano all’estero.

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Violinista

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Mi bevo un arak, quando ormai è mezzanotte, torno in albergo. A piedi, tra la gente e senza nessuna sensazione di pericolo.

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Baghdad è stata una bella sorpresa anche oggi. Samarra un’esperienza.

Passano i giorni, passa il tempo ma l’Iraq continua a stupirmi.
 
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Sciamano

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Sempre tanta mirabilia nei tuoi post, chapeau!

Tutte queste minuziose informazioni che ci elargisci come le hai raccolte? Mi riferisco, ad esempio, al discorso dei reperti texani. Le hai reperite in loco da gente del posto o arrivavi già "studiato"?
Le stelle come sono? Anche se credo che di notte tu sia stato sempre in zone abbastanza antropizzate.
 

ilPrincipeDiCasador

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Basel
Sempre tanta mirabilia nei tuoi post, chapeau!

Tutte queste minuziose informazioni che ci elargisci come le hai raccolte? Mi riferisco, ad esempio, al discorso dei reperti texani. Le hai reperite in loco da gente del posto o arrivavi già "studiato"?
Le stelle come sono? Anche se credo che di notte tu sia stato sempre in zone abbastanza antropizzate.
Grazie mille. Per un viaggio del genere bisogna studiare parecchio e prepararsi per bene. Ed ovviamente la preparazione è a tutti i livelli.

Le info sono disponibili online ma le fonti restano sempre da verificare. In loco molte cose sono state confermate da persone e fatti. Ovvio che la verità assoluta non la sa nessuno, in particolare in riferimento ai reperti trafugati.

Qui per esempio, un articolo che tocca il tema: https://www.theatlantic.com/international/archive/2018/03/iraq-war-archeology-invasion/555200/

Per le stelle: In generale inquinamento e luci ovunque non fanno del cielo iraqeno il migliore cielo per un appassionato di astri.