Più che sugli incentivi, il ragionamento dovrebbe essere imperniato sui costi di produzione di FR e soci. Perchè è il basso costo di produzione che permette a FR di operare in modo redditizio in un mare di rotte. Gli eventuali sussidi sono un complemento al concetto di base. E di norma hanno un'impostazione diversa a seconda che riguardino aeroporti medio-grandi o piccoli scali.
Nel primo caso il contributo di solito è moderato e si concretizza su uno sconto sul costo dei servizi aeroportuali. Qui il discorso è relativamente semplice: se tu, aeroporto, mi sconti 8€ per ogni pax, io FR ti metto più voli dai quali tu, aeroporto, hai un ricavo aviation+non aviation per pax di 10€.
Per quanto sia ovvio che il coltello dalla parte del manico ce l'abbia FR, questo meccanismo negli scali medio-grandi funziona bene e permette ai gestori di chiudere i bilanci con utili migliori rispetto al passato.
L'indotto turistico e più in generale i maggiori vantaggi per l'accresciuta connettività delle zone interessate, sono un gradito extra.
Molto diverso è il discorso per i piccoli aeroporti, che spesso hanno una limitata richiesta dal territorio e/o una scarsa appetibilità nel traffico inbound. In questi casi FR viene, si fa due conti e presenta all'aeroportino di turno il preventivo per riempire comunque gli aerei stimolando attraverso la leva del prezzo, l'insufficiente domanda spontanea. E la differenza tra gli yield attesi da FR e quelli generati dal piccolo scalo, deve essere coperta da altri (solitamente il gestore) mediante opportuno finanziamento. Ne consegue un costo per pax a carico del gestore, molto più elevato rispetto a quello degli scali maggiori, per cui le entrate aviation+non aviation dei pax non compensano il costo sostenuto dall'aeroportino se non in parte.
E naturalmente i bilanci tendono al rosso stabile.
Non condivido l'idea di un contributo standard per ogni compagnia.
E' pur sempre un investimento del gestore in un contesto di rischio industriale e non vedo motivo di concederli a compagnie che per via degli elevati costi di produzione, non garantirebbero un analogo ritorno.
Semmai sono le compagnie che devono cercare di avvicinare l'efficienza di FR per rendersi competitive. Ma come al solito ottimizzare significa anche tagliare i costi, con le ovvie proteste di chi quei costi li incassa.
E a quel punto di solto parte l'interrogazione parlamentare sulle sovvenzioni alle LC, l'invasione dello straniero, la necessità di sostenere ITA come megacompagnia di bandiera e via dicendo.