Intervista fiume a tutto campo a Turicchi.
Incassato il via libera Ue alle nozze con Lufthansa, in Ita Airways non è il momento di rilassarsi. Non solo perché entro quattro mesi si dovrà perfezionare il pacchetto di rimedi proposto a Bruxelles. «Ma anche perché con 460 voli al giorno, il 25% in più dell’anno scorso, e 99 aerei in flotta, questa è la fase più importante dell’anno: dobbiamo dimostrare di essere in grado di onorare l’offerta messa sul mercato», dice al
Corriere Antonino Turicchi, presidente esecutivo del vettore tricolore. Seduto in una saletta del quartier generale dell’aviolinea, a due passi dall’aeroporto di Fiumicino, per un’ora e mezza il manager risponde a tutte le domande.
L’«interregno»
Dopo sette mesi di trattative serrate con l’Antitrust Ue e a un anno di distanza dalla firma dell’accordo tra il ministero dell’Economia e Lufthansa — per l’ingresso dei tedeschi in Ita, inizialmente con il 41% — il vettore tricolore vive questo periodo di «interregno» cercando di portare a casa i migliori risultati possibili. Del resto è d’estate che il settore fa utili, per poi registrare perdite d’inverno quando i flussi calano e anche i ricavi.
Presidente, partiamo dal bilancio: come si è chiuso il primo semestre 2024 per Ita?
«Non abbiamo ancora il dato definitivo in termini di Ebitda ed Ebit. I ricavi complessivi ammontano a 1,2 miliardi di euro (+33% rispetto al primo semestre 2023), di cui circa la metà sono relativi ai collegamenti di lungo raggio (cresciuti del 48%). Da gennaio a giugno abbiamo trasportato 8,3 milioni di passeggeri (+26%) e i nostri aerei hanno volato con un tasso di riempimento medio del 79%: 82% sui voli intercontinentali, 74% su quelli nazionali».
E i numeri della cassa quali sono? Al 31 dicembre la compagnia aveva 450 milioni...
«Abbiamo fatto circa 250 milioni di euro di investimenti nella flotta nel primo semestre di quest’anno. A fine giugno la cassa operativa è di circa 380 milioni, calcolando anche gli 80 milioni di dollari (74 milioni di euro,
ndr) del primo finanziamento ricevuto. Dobbiamo ancora incassare i 240 milioni di dollari (220 milioni di euro,
ndr) dell’ulteriore finanziamento. La generazione di cassa a livello operativo nel semestre è stata di oltre 100 milioni».
Ita ha quasi raggiunto i cento velivoli, praticamente quelli previsti alla fine del piano industriale...
«E quasi il 60% è di nuova generazione. Quelli che stanno dando più soddisfazioni anche ai passeggeri sono gli Airbus A350 e gli A220. Non c’è stata compagnia europea che abbia immesso tanta offerta quanto abbiamo fatto noi, cosa che ci ha consentito di guadagnare quote di mercato. Sui voli nazionali siamo sopra il 30%».
Il settore registra qualche criticità sui voli Europa-Usa.
«C’è stato un aumento significativo dell’offerta, anche da parte dei vettori statunitensi, superiore alla domanda. Questo sta causando un calo dei margini e diventa ancora più fondamentale aumentare il tasso di riempimento».
Questa estate poi stanno aumentando i disservizi.
«Con il 99,8% di regolarità (voli regolarmente operati) Ita è tra le prime cinque compagnie d’Europa. E ha una puntualità (voli atterrati entro i 15 minuti dall’orario previsto) intorno all’80%, nonostante le restrizioni del traffico aereo presenti in giro per il continente. Il fatto di stare in un aeroporto come Roma Fiumicino, efficiente e ben gestito, ci ha aiutato e dobbiamo dare merito alla società di gestione AdR di questo. Una delle sfide che abbiamo di fronte è proprio la puntualità».
Il 3 luglio è finalmente arrivata l’approvazione Ue all’ingresso di Lufthansa. Che succede ora?
«Il via libera prevede tre passaggi importanti. Due riguardano l’implementazione dei rimedi, l’altro quello della governance».
Parliamo dei rimedi.
«Intanto si dovranno formalizzare entro quattro mesi i contratti con i
remedy takers, i vettori che dovranno subentrare sulle rotte di corto raggio. L’Ue auspica sia uno perché ritiene che questo sia più favorevole al mercato: avrà 30 slot giornalieri a Milano Linate e potrà aprire lì una base».
Quando pensate di concludere questa parte?
«Vogliamo completare tra settembre e ottobre per consentire a Bruxelles di valutare questi accordi e approvarli».
Poi c’è il tema dei voli intercontinentali.
«Dobbiamo valutare se ci sono soggetti interessati a entrare su quelle rotte dirette e/o vedere come migliorare la connettività indiretta. Sul lungo raggio non dobbiamo ridurre l’offerta. Sul breve raggio dobbiamo tagliarla noi e la deve mettere qualcun altro. Per questo diventa importante lavorare sull’accordo commerciale da sottoscrivere con il
remedy taker».
I remedy taker sono easyJet e Volotea?
«Diciamo che i vettori sono facilmente individuabili».
L’accordo commerciale deve essere di cinque anni con il remedy taker. Se chi subentra deve operare le rotte problematiche per tre anni, che farete nei due anni successivi?
«Noi portiamo i passeggeri a Milano Linate e il remedy taker con i propri voli li trasporta a Francoforte per tre anni. Poi per gli altri 2 anni il remedy taker potrà continuare ad operare su quelle rotte o trasportare i passeggeri su altre rotte, e noi alimentiamo i suoi voli su Linate».
C’è anche la questione della governance.
«È l’aspetto più chiaro ed è legato all’entrata nel capitale di Ita. Saranno fatte le modifiche statutarie in linea con quello che prevede l’“investment agreement” con l’allargamento del cda e l’apporto del capitale da 325 milioni. Entreranno i due membri di Lufthansa, che dovranno essere un uomo e una donna».
L’attuale cda dovrà lasciare?
«Si tratterà di un’integrazione del consiglio, non c’è decadenza dell’attuale board che scade nel 2026».
Il suo nome spunta spesso quando si tratta di decidere i vertici delle partecipate. Lei resta fino al 2026 in Ita?
«Non sono interessato al totonomine. Mi interessa che l’azienda sia in grado di portare avanti l’attività. Quello che ho detto al ceo di Lufthansa Carsten Spohr è che Ita non ha bisogno di una ristrutturazione. Lufthansa deve farla crescere anche con un piano industriale più ambizioso rispetto a quello condiviso per l’accordo».
In che senso?
«Alla luce dei risultati attesi nel 2024 si potrebbe anticipare al 2025 parte della crescita prevista nel 2027. Stimiamo infatti che l’azienda superi i 4 miliardi di ricavi già l’anno prossimo, due anni prima di quanto scritto nel piano industriale. Se con le nostre risorse raggiungiamo i risultati con un anno in anticipo, con il contributo commerciale di Lufthansa già nel 2025 potremmo raggiungere i valori previsti dal piano al 2027».
Di quanto stiamo parlando?
«Potremmo avere un Ebit positivo per 250-300 milioni».
Uno degli elementi chiave è il piano flotta. Quello attuale non supera il centinaio di velivoli.
«Noi abbiamo già di fatto portato la flotta ai livelli previsti a fine piano. Lufthansa dovrebbe a questo punto pensare a qualcosa di più ambizioso».
Deve quindi puntare, diciamo, a 120 aerei per Ita?
«Questo lo deve chiedere a Lufthansa. Loro investono sempre nelle compagnie profittevoli. Presentarci come vettore che fa utili ci darà più margini per la crescita. È interesse sia del ministero, sia di Ita, sia di Lufthansa. Ecco perché dobbiamo farci trovare ben vestiti».
A quanto ammonta il contributo positivo di Lufthansa sui ricavi di Ita una volta avviate le sinergie commerciali?
«Possiamo immaginare il 10% sul fatturato, quindi intorno ai 300 milioni all’anno».
Uno dei fronti complicati è anche quello delle alleanze internazionali. Ipotizziamo i tedeschi entrino il 1° dicembre 2024. Quando uscirete da SkyTeam?
«Abbiamo già firmato l’accordo che definisce condizioni e tempistiche con il closing dell’operazione».
Lascerete dopo sei mesi?
«Non posso fornire informazioni sensibili, ma sarà prima».
Riformulo: lascerete entro il primo trimestre 2025?
«Diciamo in quell’arco temporale. In ogni caso ci sarà consentito tenere i codeshare con i vettori della vecchia alleanza per aiutare il passaggio».
E l’ingresso in Star Alliance quando potrebbe avvenire?
«Servono circa dodici mesi, quindi il trasloco potrebbe avvenire nel quarto trimestre 2025 o nel primo trimestre del 2026. Quello che possiamo fare subito sono i codeshare con Lufthansa, United Air Lines, Air Canada e gli altri membri di Star Alliance».
Nel 2023, quando il Tesoro e Lufthansa hanno firmato l’accordo, Delta Air Lines ed Air France-Klm sono venuti meno agli accordi commerciali, cosa che vi è costata 100 milioni di mancati ricavi. E quest’anno?
«Parliamo di almeno 150 milioni in meno. Immaginavamo che qualcosa si sarebbe potuto fare nel corso di quest’anno con Lufthansa, ma siamo stati penalizzati dalla lunghezza della negoziazione con l’Ue. Non vogliamo perdere la prossima stagione invernale (che termina a fine marzo 2025,
ndr) visto che parte anche il Giubileo a dicembre 2024».
E ai dipendenti di Ita cosa vorrebbe dire?
«Tutti loro stanno dimostrando di portare i risultati. Lufthansa si trova quindi di fronte ad un’azienda che è già efficiente dal punto di vista dei costi e non deve ristrutturare, non deve tagliare, ma deve dare il contributo sui ricavi».
Uno dei fronti delicati è costituito dalle cause di lavoro degli ex dipendenti di Alitalia.
«Non c’è azienda che abbia affrontato un così alto numero di cause e all’inizio delle trattative Lufthansa era molto preoccupata. Ma in generale i giudici stanno decidendo a favore di Ita».
Cosa dicono i numeri?
«Ad oggi ci sono state 83 sentenze favorevoli a Ita relative a 1.306 ricorrenti. Due sentenze sono sfavorevoli perché dispongono la continuità del rapporto di lavoro e relativo reintegro (71 ricorrenti a Roma e uno a Milano), più una sentenza parzialmente sfavorevole che non dispone il reintegro ma accerta il “diritto all’assunzione” di 172 dipendenti Alitalia. La giurisprudenza continua a ribadire la discontinuità tra Ita e Alitalia».
I tedeschi nell’accordo siglato con il Mef hanno comunque inserito una clausola di «uscita» su questo argomento.
«A tutti avrebbe fatto paura investire 829 milioni su un’azienda con quel numero di cause. Quello che ha chiesto Lufthansa l’avrebbe chiesto chiunque. Ma voglio sottolineare che questo aspetto non ha impattato minimamente sul piano di sviluppo dell’azienda. Non stiamo sacrificando le possibilità di crescita: investiamo, continuiamo ad assumere. È il modo migliore per dimostrare la correttezza dell’operato anche nei confronti di quei lavoratori che hanno deciso di lavorare e non trovare soddisfazione nelle cause. Abbiamo fatto e continuiamo a fare sforzi per migliorare anche le condizioni contrattuali».
Con qualche sindacato si registrano delle frizioni...
«Noi siamo aperti al dialogo con tutti e auspichiamo di trovare soluzioni condivise ed economicamente sostenibili. I dipendenti sono fortemente motivati a garantire all’azienda il successo».
Durante il crash informatico di venerdì vi hanno accusati di aver fatto partire un volo solo perché c’era Salvini.
«Siamo riusciti a operare 404 voli su 458 programmati. Quanto al volo nel quale viaggiava il ministro si tratta di polemiche prive di fondamento. Sono partiti altri 12 voli nella fascia oraria 12-15 nonché 12 voli su 14 da Fiumicino a Linate nell’intera giornata».
C’è stato momento in cui ha pensato che fosse finita, che le nozze Ita-Lufthansa sarebbero saltate?
«Sì, quando l’Ue ha elencato centinaia di rotte problematiche qualche dubbio mi è venuto».
Quindi lo scorso gennaio quando Bruxelles ha inviato l’elenco delle obiezioni?
«Esatto. Poi la notte ha portato consiglio. Come ho sempre detto questa è un’operazione a favore del mercato. Il governo italiano, la premier Meloni, il ministro dell’Economia Giorgetti hanno svolto un ruolo estremamente importante nel portare a casa il via libera. È anche un loro successo».
Cosa insegna un dossier come questo?
«Ho seguito anche altri dossier importanti nella mia vita professionale. Queste operazioni non si possono fare se il governo non è fortemente motivato. Non si possono fare se dentro l’azienda non c’è un clima manageriale sereno e motivato, e occorre scegliere i partner giusti».
lberberi@corriere.it
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