@Paolo_61
secondo me non arriviamo da nessuna parte. In un paese dove una significativa fetta della popolazione non paga neppure 1€ di tasse ma ritiene di avere diritto a tutto, non mi stupisce ci sia chi considera un diritto anche viaggiare in aereo per 4 spicci ed essere ricompensato un multiplo di quello che si è pagato senza dover provare alcun danno, ammesso che vi sia proprio stato, al netto di comprensibile disagio.
Su queste pagine, più che altrove, dovrebbe essere oltremodo chiaro quanto è complessa la macchina che fa muovere il mondo dell’aviazione.
Sarebbe utopico pensare che tutto possa essere perfetto, ma è scoraggiante vedere il prossimo scrivere “
Potevo anche cercare di fare il furbo ed aspettare gli ultimi giorni prima della partenza per incassare la compensazione pecuniaria, ma rischiavo di non poter più cambiare per mancanza di posti liberi.” Insomma se mi conviene faccio il furbetto e passo all’incasso, senza neppure vergognarmi a dirlo.
Quando si parla di normative - e si è scevri da qualsivoglia interesse personale - lo si dovrebbe fare nell’interesse generale
Io, ed è ovviamente visione individuale e sicuramente perfettibile, preferirei
- una normativa che in automatico riconosca una compensazione a tutti i passeggeri, in funzione del prezzo pagato e del ritardo subito
- reciprocità del grace period. Se la compagnia si arroga il diritto di cancellare un biglietto venduto anche dopo 3 mesi, io cliente devo unilateralmente poter fare lo stesso
- enforcement della riprotezione su altri vettori; in caso di disguidi il pax deve avere la certezza di partire il prima possibile se disponibile altro volo. Si è disposti a non farlo? Allora sì, si deve ottenere un compenso.
- bastonate (serie) a quei vettori che regolarmente disattendono quanto sopra. Oggi ci sono molti più strumenti di controllo che nel 2004.
Aggiungo due note di divagazione:
1) mia moglie lavora per una multinazionale e fino a qualche anno fa era in HR. Si trovò, con i consulenti, a dover redigere una versione aggiornata della travel policy aziendale, coordinando le esigenze di 6 paesi in 3 diversi continenti in modo da uniformarla il più possibile.
Lato USA fu suggerito, dai consulenti in loco, di inserire note rispetto a overbooking/rerouting e amenità simili.
Mi ricordo come tra le regole che vennero inserite ci fosse quella di chiedere il permesso al manager diretto per evitare, come pare accadesse non di rado, che venissero saltati appuntamenti, non rispettate le deadline etc etc per proprio tornaconto personale ma “incolpando” la compagnia.
Serviva ovviamente produrre la documentazione del caso, con anche specificata la cifra ottenuta.
Non ho idea di quanto fosse un problema paventato o reale, e nel caso quanto esteso. Magari
@kenadams ne sa di più.
Ma se si è pensato di metterlo nelle travel policy, non credo fosse limitato a due impiegati più creativi degli altri.
2) 30 anni fa, qui a Torino, venne fuori come diversi studenti di famiglie benestanti non pagassero le tasse universitarie poiché erano stati enucleati dalle rispettive famiglie e quindi, per legge, nullatenenti. Il giudice non poté far altro che “assolverli” poiché, al netto di giudizi morali, non era stata infranta alcuna norma.
Ora mi dicono che vanno di moda i finti divorzi…
Quest’ultima divagazione c’entra poco con l’aviazione, ma i furbetti sono ovunque, molto più di quello che pensiamo e, quando ci sono cifre in ballo, si sa, la tentazione di molti ad essere “creativi” è forte.