Alitalia e la sfida alle low cost
Alitalia e la sfida alle low cost
Sarebbe ormai imminente l’ufficializzazione della sfida Alitalia nei confronti delle compagnie low cost LCC). Per far ciò si ricorrerà al marchio Air One servendosi della base di Malpensa. L’idea, niente affatto originale, sarebbe quella di offrire tariffe basse, non certo a livello di pochi centesimi, fornendo però servizi maggiori rispetto a quelli "messi in vendita" dalle classiche LCC. Abbiamo detto "niente affatto originale" perché non sono stati pochi, specialmente all’avvio del fenomeno LCC, i vettori che hanno pensato che abbassando le tariffe e fornendo qualche servizio in più potevano sperare di catturare traffico e inserirsi lucrosamente nel mercato low cost. Questo modo di vedere le cose non ha niente a che spartire con il modello low cost e ricorda le esperienze di defunte compagnie quali GO o Debonair, tanto per limitarci a due nomi. La tipologia low cost - quella di successo, non quella che con estrema faciloneria qualcuno si vanta di aver adottato solo perché applica tariffe ribassate rispetto alla concorrenza o, al limite, rispetto a quelle che lo stesso vettore vendeva fino al giorno prima - è fatta di una vasta disponibilità di velivoli con cui offrire un’ampia gamma di frequenze giornaliere, avvalendosi di una struttura imprenditoriale nata come modello low cost e non trasformatasi tale attraverso alchimie societarie.
È un dato di fatto che le compagnie tradizionali sopravvivono grazie ad un mondo virtuale fatto di pseudo-fusioni o accordi marketing mentre l’intero settore si sta consolidando attorno a tre mega-poli di operatori internazionali. Se si escludono i "potentati" delle aerolinee arabe, ormai non vi è più una compagnia aerea che è in grado di mantenere da sola una solida struttura di collegamenti intorno al globo.
Anche Alitalia - non poteva essere differentemente - fa parte di una alleanza, ma dubitiamo assai che abbiano successo i suoi tentativi di volersi costruire un proprio ruolo ora che il suolo italiano, aeronauticamente parlando, ancora fuma per le ceneri delle macerie provocate da decenni di disastri causati da polemiche, indecisioni, scelte sbagliate, tagli e ritirate che hanno fatto la fortuna dei vettori stranieri.
Il peggio è alle spalle? A un anno di distanza dalla sua nascita, nessuno può metterlo in dubbio visto che Alitalia doveva chiudere e invece vola ancora. Ma non può essere questo un motivo di vanto. Il problema è piuttosto vedere quale ruolo può avere Alitalia nello scenario nel quale si muove l’aviazione commerciale. Di certo si è capito che la nuova compagnia non ha voluto puntare sull’intercontinentale, ma una volta escluso quest’ultimo rimane solo quel medio-corto raggio ormai dominato dai vettori low cost. Ed è proprio qui che Alitalia vuole lanciare la sua sfida? Contro le EasyJet e Ryanair che hanno un network diffuso e capillare, con tassi di puntualità di tutto rispetto? Sinceramente non crediamo davvero che basti offrire un panino o bevanda gratis a bordo per riguadagnare posizioni di mercato.
Di fatto compagnie come Austrian, Swiss, Brussels Airline le cui dimensioni presentano analogie con quelle di Alitalia, sono tutte entrate nell’orbita di Lufthansa. L’unica differenza fra il nostro vettore e questi è data da un mercato domestico più vasto e interessante, ma tenuto conto che non è solo su questo fronte che Alitalia potrà costruire il suo rilancio, va detto che questo particolare potrebbe invece costituire un motivo in più per essere fagocitati da un altro vettore. Molto probabilmente uno di quelli che, mentre negli anni passati Alitalia tagliava rotte internazionali, si espandeva e guadagnava posizioni. Alitalia sfida le low cost? C’è un precedente illustre in Europa di compagnia aerea "di bandiera" che ci ha provato e che, dopo essersi sottoposta a una cura dimagrante che faceva ben sperare, ha poi ricominciato a perdere alla grande. Parliamo di Aer Lingus, che a ottobre 2009 per bocca del nuovo a.d. Christoph Mueller ha annunciato il lancio di un nuovo piano che prevede risparmi per 97 milioni di euro da qui fino al 2011. E parlando di Aer Lingus va pure ricordato il salvataggio da parte di Bruxelles la quale non ha permesso a Ryanair di concludere il suo secondo tentativo di acquisto, lasciandole il controllo parziale con il 29,4 di azionariato.
Alitalia vuol cimentarsi davvero su questa strada? Buona fortuna.
fonte: DedaloNews