Alitalia è commissariata. Il premier ha nominato Augusto Fantozzi commissario


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janmnastami

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9 Febbraio 2008
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I sindacati sono convocati per domani pomeriggio alle 18,30.

Quanti minuti passeranno prima che abbandonino il tavolo?
 

bareise

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25 Settembre 2007
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bari, Puglia.
Pare, inoltre, che il contratto che verrà proposto a tutti, ripeto a tutti, i naviganti sarà su base AP con lievi miglioramenti..........
 

AJ

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31 Agosto 2007
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Milano, Lombardia.
Rispetto a quanto ipotizzato da Mati777 sulla flotta della nuova AZ, noto che sul Sole di oggi c'è scritto che la flotta iniziale sarebbe di 136 velivoli, che diventeranno 158 nel 2013. Spero che facciano qualcosa in più, in verità, anche perchè in tal caso non so se verrebbero confermati tutti gli ordini AP, specie nel long haul...
 

indaco1

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30 Settembre 2007
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.
Ora ne arriverà finchè vogliamo....è appena tornato dalla Libia vittorioso, miei prodi! (oooooops! nessun riferimento!)
E se là hanno solo gas naturale e non petrolio, una cordata di 16 imprenditori darà vita ad una società di riconversione dei motori degli MD80 da carburante JET a GPL.
Così useremo il gas libico. Ci siamo già abituati.
(a essere alla canna del gas)
E' OT ma.....

http://en.wikipedia.org/wiki/Airbus_A380#Fuel

The A380 can run on mixed synthetic jet fuel with a natural-gas-derived component manufactured and supplied by Shell. A three hour test flight on Friday, February 1, 2008 between the Airbus company facility at Filton in the UK to the main Airbus factory in Toulouse, France, was a success. One of the A380's four engines used a mix of 60 percent standard jet kerosene and 40 percent gas to liquids (GTL) fuel. The aircraft needed no modification to use the GTL fuel, which was designed to be mixed with regular jet fuel. Sebastien Remy, head of Airbus SAS's alternative fuel program, said the GTL used was no cleaner in CO2 terms than regular fuel but it had local air quality benefits because it contains no sulphur.[59][60]
 

i-givo

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15 Aprile 2008
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LIMF
Si sta passando, in qualche modo, da una situazione di incertezza e quasi fallimento (per me sostanzialmente fallimento c'è stato, ma è altro discorso) ad una per cui dovrebbero (alcuni, molti o pochi a seconda delle opinioni) avere garantito il posto di lavoro e lo stipendio.
Non sarà forse pari a quello tedesco, non sarà pari a quello di AP, forse sarà rivisto rispetto all'attuale,ma sarà uno stipendio ed un posto di lavoro.
Non capisco quindi questa necessità (o forse la capisco sin troppo bene) di dover rinegoziare, sedersi al tavolo con velleità di adeguare stipendi ecc ecc.
Ho tutte le mie perplessità sulla cordata, annessi e connessi, ma questa presa di posizione di Anpac ed affini, che definirei conflittuale a parole ed in modo preventivo, mi pare assolutamente assurda!
Anzichè dire...vediamo come fare per tirarci fuori dal pantano, sono già iniziati i proclami " se..ecc ecc non ci sediamo al tavolo ecc. ecc"
Una posizione piuttosto indifendibile, anche se fosse solo per il noto proverbio "can che abbaia..."
 
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Mati777

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6 Novembre 2005
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VCE/MCO/EZE
Rispetto a quanto ipotizzato da Mati777 sulla flotta della nuova AZ, noto che sul Sole di oggi c'è scritto che la flotta iniziale sarebbe di 136 velivoli, che diventeranno 158 nel 2013. Spero che facciano qualcosa in più, in verità, anche perchè in tal caso non so se verrebbero confermati tutti gli ordini AP, specie nel long haul...
a 137 si arriva con

A319 12
A320 35
A321 23
A332 2
B763 10
B772 10
E145 14
E170 6
CRJ9 10
ATR 10
MD11F 5

Vi rendete conto chi manca all'appello?:p
 

micky87

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1 Dicembre 2007
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Milano
a 137 si arriva con

A319 12
A320 35 (+65)
A321 23
A332 2 (+12) entro 2012
A358 0 (+12) dal 2014
B763 10 (-10) entro 2012 uscita dalla flotta

B772 10
E145 14
E170 6
CRJ9 10
ATR 10
MD11F 5 (-5) entro 2010 uscita dalla flotta

Vi rendete conto chi manca all'appello?:p
in grassetto le modifiche che apporterei.....
 

pamico

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26 Dicembre 2007
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.
Giudicherò in base alle loro opere, senza contare che il possesso dell'azienda è ben diverso dalla sua gestione operativa. Mi spiace ma non ho nulla da obiettare a questa gente.
Non hai nulla da obiettare?
Colaninno condannato per reati finanaziari
Stronzetti Provera che ha truffato centinaia di migliaia di piccoli risparmoiatori e ha affossato Telecom
Ligresti ex tangentaro
Toto con le pezze al c...
Benetton che tutto vuole meno il libero mercato


Insomma un bel mix. MI sembra strano che nessuno voglia capire che il grosso ricatto posto da un governo stile dittatura subdola ha svenduto AZ a un manipolo di imprenditori peracottari, che non fanno impresa ma gli avvoltoi con i soldi e i sacrifici degli altri, tutto in cambio di un bel grosso giro di appalti per expo 2015. Ne riparleremo, se mai ci sarà libertà di informare le persone in questo paese. Quello che dice Di Pietro non mi sembra così lontano dalla realtà e lui di reati finanziari ne capisce di sicuro qualcosa, sa come funziona il sistema delle tangenti e dei ricatti dei politici e della concussione da parte degli imprenditori.
 

Alx7473

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4 Gennaio 2008
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Savona
Ma i 12 A350-800s (+12 opzioni) e 12 A330-200s (+8 opzioni) non vengono conteggiati nella flotta finale?
Grazie a tutti.
 

AJ

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31 Agosto 2007
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Milano, Lombardia.
Ma i 12 A350-800s (+12 opzioni) e 12 A330-200s (+8 opzioni) non vengono conteggiati nella flotta finale?
Grazie a tutti.
Penso che le opzioni, sul long haul, vengano esercitate una volta vista la riuscita della prima parte del piano industriale. Tuttavia, con una radiazione dei 772 nel 2013 si potrebbero esercitare tutte, con un incremento della flotta di lungo raggio, che spero avvenga...
 

i-givo

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15 Aprile 2008
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LIMF
Svendere cosa?
Guarda che AZ è fallita molti anni fa, semmai svendita era quella ad AF.
Ma hai troppi pregiudizi per emettere un parere equilibrato.
Ma ho letto recentemente che l'operazione Fenice è stata fatta per salvare AZ dal fallimento perchè quella oramai era l'unica alternativa.
Tanto che ora si sono accorti di avere pochi denari in cassa, molti debiti e quindi hanno nominato un commissario che la traghetterà verso un futuro radioso.
Salvando la compagnia (quale?),
L'italianità (quale? visto che le trattative sono anche con un partner straniero il quale logicamente realizzerà piani operativi funzionali non in base alle continuità territoriali, quale? visto che alcuni degli investitori utilizzano legittimi strumenti finanziari e fiscali parcheggiati all'estero).
Questi mesi appena trascorsi sono stati usati, si dice, per la due diligence.
Ma questa non si fa quando si compera un'azienda (come stava facendo AF) che ha dei problemi e prima di farlo occorre prendere visione anche di cosa c'è sotto i tappeti e dentro gli armadi più nascosti?
A me sembra invece che sia stata fatta una nuova società (credo si chiami CAI) che intende operare nel settore dell'aviazione civile-commerciale.
Per farlo sembra che intenda comperare dei mezzi (gli aerei), delle strutture e delle infrastrutture, assorbire del personale con esperienza, e chiamare a far parte del progetto (cordata?) un socio con esperienza tecnico-professionale-organizzativa e gestionale nel campo dell'aviazione commerciale-civile (immagino sia una qualche compagnia straniera).
Essendoci una compagnia aerea italiana in difficoltà e commissariata sembra che la CAI pensi di rivolgersi al commissario di questa compagnia (sembra sia AZ) per acquisire molte delle sue necessità, poichè già prontamente disponibili. Ma i piani, essendo anche ambiziosi, fan sì che si debba attingere ad un'altra società con un discreto numero di mezzi e personale (mi dicono sia AP, che fa riferimento ad uno dei 16 soci, il quale benevolmente la mette a disposizione, tanto d'ora in poi sarà impegnato con CAI e non avrà più tempo per AP)

Tutto questo si riferiva forse a qualche altra compagnia?
A qualche altro avvenimento?
Faccio confusione?
 

Boeing747

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Varese
Intervista a Passera dal Corriere della Sera:

«La nuova Alitalia? Né a destra né a sinistra»

MILANO - «E' un piano serio, è un piano che può permettere ad Alitalia di tornare a competere e crescere sul mercato. E' un piano difficile, perché difficilissima è la situazione in cui si trova Alitalia. Non è paragonabile al piano di Air France, perché quest'ultimo faceva scomparire Alitalia come azienda autonoma e comunque era prima della crisi del petrolio che ha fatto fallire decine di linee aeree e che la Iata definisce paragonabile a quella post 11 settembre. Anche il presidente di Air France, Spinetta, mi ha confermato che la loro proposta sarebbe stata del tutto inadeguata a risanare Alitalia alla luce degli eventi successivi. In ogni caso se ci saranno offerte migliori il commissario le valuterà sicuramente».
Ma cosa qualifica il piano rispetto alle precedenti ipotesi?
«Il raggiungimento, grazie ad AirOne, di una dimensione sufficiente per il rilancio del vettore sul mercato non solo domestico, ma anche internazionale. La produttività e un servizio che saranno in linea con i migliori concorrenti. Il completo rinnovo della flotta unito al ridisegno del network per soddisfare le esigenze del mercato italiano. E poi una grande alleanza internazionale».
Eppure la critica che vi viene rivolta è di far arretrare la cultura di mercato.
«Al contrario, è un piano di mercato ed è finalmente una privatizzazione di Alitalia da tanti anni tentata e mai riuscita. Credo nel libero mercato e credo di aver contribuito allo sviluppo della concorrenza sia ai tempi della telefonia mobile, che alle poste, che in banca. Se oggi l'Italia ha due banche tra le prime del mondo è grazie alla formidabile iniezione di concorrenza che si è saputo introdurre nel settore. Privatizzazioni e liberalizzazioni che hanno portato al consolidamento, alla crescita e a uno standard di innovazione mai viste precedentemente».
Ammetterà che il rilancio dell'Alitalia avviene però sotto il segno della cultura dei campioni nazionali e della deroga alle norme antitrust.
«Ogni settore ha le sue regole del gioco e non esistono schemi di privatizzazione validi per tutti. Ogni grande compagnia europea è prima di tutto campione nazionale a casa propria, con posizioni dominanti che arrivano in qualche caso al 90%, come in Francia. La nuova Alitalia arriverà a meno del 60% ed in ogni caso l'Antitrust vigilerà. Se poi lei si riferisce alla tratta Roma-Milano il vero concorrente è il treno che in un paio di anni potrà raggiungere anche il 50% del mercato».
Il rischio però è che si tratti di una privatizzazione pagata dai consumatori.
«Non sarà così. Il nostro piano è nell'interesse sia dei consumatori sia dei cittadini. E' nell'interesse dei consumatori perché migliora il servizio e aumenta l'efficienza. Tiene conto anche degli interessi della comunità nazionale. Salvaguardare l'italianità della compagnia di bandiera serve a rafforzare le chance dell'Italia in campo turistico e renderla più aperta agli scambi e all'internazionalizzazione. Sono valori economici anche questi».
Italianità? Ma Air France o Lufthansa o British Airways potrebbero fare un calcolo di questo tipo: mettiamo un piede dentro pagando solo il 10% e poi domani facciamo il colpo dando un po' di soldi agli imprenditori e ci prendiamo tutto. Nel frattempo il "lavoro sporco" lo avranno fatto gli italiani. Qualcuno è arrivato a evocare il paragone con l'ingresso di Telefonica in Telco.
«A parte che l'operazione Telefonica- Telco aveva ed ha una sua logica di cui non ha senso parlare in questa sede, il paragone è comunque sbagliato. La stragrande maggioranza del capitale di Alitalia resterà in mani italiane e tutti gli azionisti hanno accettato di vincolarsi per cinque anni. Noi abbiamo creato le condizioni perché nel 2013 arrivi una compagnia tricolore viva, più efficiente, più competitiva. A seconda di come sarà l'industria del volo allora sarà possibile tracciare il miglior futuro per questa compagnia».
Si dice che gli imprenditori che sono entrati in Alitalia hanno realizzato una sorta di scambio con la politica. Eugenio Scalfari lo chiama "imbroglio". Puntano una fiche sugli aerei ma intanto ricavano migliori condizioni nelle concessioni autostradali, fanno il pieno dei lavori dell'Expo e godono di tanta tanta benevolenza governativa.
«E' una insinuazione sbagliata, pregiudiziale e non vera. Tutti gli azionisti hanno esaminato con grande attenzione il piano ed hanno deciso di investire perché lo apprezzavano come imprenditori e per i risultati economici che si propone di raggiungere. Certamente tutti hanno dato importanza anche al fatto di poter contribuire ad un progetto utile per il nostro Paese, ma la valutazione fondamentale è stata per tutti di tipo imprenditoriale. Guardando la lista di investitori, la maggioranza non ha neanche rapporti con il mondo pubblico».
Ma la figura di Roberto Colaninno primus inter pares non rischia di compromettere l'equilibrio della compagine azionaria?
«Tutti si sono riconosciuti nella scelta di nominare Colaninno presidente e Sabelli amministratore delegato. Sabelli ha condiviso fin dall'inizio le scelte del piano e ha contribuito alla sua messa a punto. Quando anche Colaninno si è aggiunto alla squadra si è potuto riformare un tandem che ha già conseguito grandi risultati in altre operazioni. Contiamo poi sul contributo di tutti gli azionisti e, in particolare, saranno importanti la competenza e le professionalità apportate da Carlo Toto. Senza AirOne l'operazione non sarebbe stata possibile e non avremmo le dimensioni necessarie, gli aerei, la quota di mercato per riuscire».
Quale sarà il ruolo di Intesa?
«Nelle ultime settimane abbiamo svolto un ruolo strategico di pianificazione e coordinamento del progetto. A questa prima conclusione positiva si è arrivati innanzitutto grazie all'impegno di Gaetano Micciché e del suo gruppo di lavoro e poi di tutti gli imprenditori che hanno creduto in questo progetto. Ora come Intesa Sanpaolo assumiamo il ruolo di azionisti insieme agli altri».
E il dibattito interno al gruppo Intesa Sanpaolo come prosegue? La stampa ha parlato di visioni diverse tra il Consiglio di Sorveglianza e quello di Gestione con il timore da parte del primo di favorire eccessivamente il governo Berlusconi.
«La dialettica è sempre utile per arrivare a decisioni giuste e condivise. Sia il Consiglio di Gestione che quello di Sorveglianza hanno interpretato al meglio il proprio ruolo e fornito il loro contributo. Tutte le scelte su quest'operazione sono state fatte all'unanimità sia nei due consigli sia nei comitati strategici della banca. Non è mai sorto il problema del cui prodest, ma si è discusso sempre e solo della validità del progetto, così come nei molti altri casi in cui la banca ha impegnato del capitale per rendere possibili grandi progetti di ristrutturazione e rilancio di aziende italiane».
Un indirizzo che avete seguito e seguirete con tutti i governi?
«Da sempre ci muoviamo così senza badare al colore della coalizione che governa il Paese. Chi sia il presidente del Consiglio e quale la maggioranza che lo sostiene, ai fini delle nostre decisioni è irrilevante. Anche al governo Prodi abbiamo offerto la nostra collaborazione sul dossier Alitalia, ma non si sono create le condizioni ».
A suo tempo la banca sostenne la proposta d'acquisto da parte di AirOne.
«Seguiamo la vicenda da due anni. In una prima fase abbiamo sostenuto l'offerta AirOne ma non si è creduto nella bontà del nostro piano e non siamo stati ammessi neanche alla due diligence. Nella fase successiva in cui la crisi di Alitalia si è aggravata e siamo entrati in una fase diversa e più critica. La somma Toto più Alitalia non era più sufficiente per affrontare l'emergenza Alitalia e i nuovi prezzi del carburante; servivano altre energie imprenditoriali e le abbiamo trovate. L'Alitalia, per poter attirare capitali, aveva bisogno di un risanamento e riorganizzazione ancor più profonda».
Lei la chiama riorganizzazione profonda ma i suoi critici dicono che si tratta di un revival della vecchia e perniciosa attitudine italiana a privatizzare i benefici e a socializzare i costi. Addossando allo Stato esuberi di personale, indennizzi ai piccoli risparmiatori e quant'altro.
«Penso solo una cosa: il fallimento dell' Alitalia scaricherebbe sulle spalle dello Stato oneri di tutti i tipi. Qualcuno fa finta di dimenticarselo e dimentica anche che la compagnia è stata ridotta in fin di vita da anni e anni di cattiva gestione e di responsabilità diffuse».
Si parla molto in questi giorni di una collaborazione tra il governo di centro- destra e le più importanti realtà imprenditoriali e bancarie del Paese. C'è chi è arrivato a paragonare il piano di risanamento Alitalia alla commissione Attali varata in Francia dal governo Sarkozy. E del resto anche lei in più occasioni e in tempi non sospetti ha sostenuto che una esperienza à la Attali avrebbe fatto bene all'Italia.
«Accetto il paragone almeno in parte. La commissione Attali è stato sinonimo di un impegno no partisan, di interventi economici e infrastrutturali coordinati in vari settori, di progetti di lungo termine che mobilitano risorse pubbliche e private. Anche in questo caso la ristrutturazione di Alitalia non potrà, ad esempio, prescindere da una riorganizzazione del sistema aeroportuale. L'Alitalia non è né di destra né di sinistra. Questo è il nostro modo di lavorare».
Ma la logica Attali può estendersi dall' Alitalia anche ad altri progetti. Senza essere particolarmente originale penso alle infrastrutture…
«Ci sono progetti Paese che vanno sicuramente al di là dei tempi della politica. Ci sono opere nel campo della scuola, della giustizia, dei trasporti che ogni governo dovrebbe portare avanti facendo il suo pezzo di strada. Credo sinceramente che questo sia l'auspicio di moltissimi italiani, che magari non hanno mai sentito parlare di Attali, ma che vogliono vedere i problemi risolti e non ricominciare da capo in una direzione diversa ad ogni cambio di governo».
Non tutti ricordano che in definitiva è stato il sindacato a bocciare il vecchio piano Spinetta e ad affossare l'ipotesi Air France, non teme che possa accadere lo stesso anche questa volta con il piano Intesa?
«Tutti i progetti di risanamento e rilancio che ho vissuto, li ho condivisi con il sindacato. La mia esperienza dimostra che anche in caso di ristrutturazioni aziendali difficili, di fronte a piani credibili, onesti e di sviluppo il sindacato non si è mai tirato indietro. Confido che anche questa volta vada così e che si abbia il coraggio di fare in Alitalia ciò di cui l'azienda ha bisogno e che non ha fatto negli ultimi anni».
 
Stato
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