Il pilota muore in volo, panico a bordo: ma il secondo ufficiale salva l’aereo e 100 persone
L’analista Bordoni: succede in media una volta all’anno, di solito non lo si fa sapere
Ogni anno, in media, un pilota di aereo di linea muore mentre è in volo, e purtroppo
il 2024 non fa eccezione: il 12 giugno scorso un Airbus 320 della compagnia egiziana Sky Vision era in volo dal Cairo a Taif in Arabia Saudita, quando
i passeggeri sono stati informati dal secondo pilota che il comandante Hassan Youssef Adas
era morto al timone del velivolo. A bordo, come è facile immaginare,
molti passeggeri sono caduti in preda al panico e qualcuno di loro ha accusato malori, forse ha anche rischiato l’infarto. Il secondo pilota ha deciso di procedere verso l’aeroporto di Gedda, il più vicino, per un atterraggio di emergenza. Non è stato comunicato il numero preciso delle persone a bordo, salvo dire che erano più di 100.
DOPPIA POLEMICA
È scoppiata la polemica sull’opportunità dell’annuncio ai passeggeri da parte del secondo pilota:
di solito si usa discrezione, proprio per non spaventare i viaggiatori, non si dice nulla neanche dopo l’atterraggio, e il cadavere del pilota viene portato via con discrezione. E
le compagnie aeree non vogliono pubblicità negativa, non vogliono far sapere che un loro pilota è morto in volo. Ovviamente le autorità aeronautiche ne vengono informate ma il pubblico viene tenuto il più possibile all’oscuro. Sul fatto specifico dell’Airbus egiziano è sorta anche
una polemica di tipo legale: la morte andrebbe certificata da un medico, non annunciata da un pilota, che non ne ha né la competenza né l’autorità.
53 CASI UFFICIALI (SOTTOSTIMATI)
L’analista di settore Antonio Bordoni, curatore del sito www.air-accidents.comsugli incidenti aerei, segnala che non è solo la morte del pilota a mettere a rischio la sicurezza dell’aereo, anche altri eventi traumatici legati alla salute rischiano di compromettere la sua capacità di stare ai comandi: “Sebbene la maggior parte dei decessi di piloti in volo sia dovuta a infarto – continua Bordoni – la causa più comune di incapacità dell'equipaggio in volo è la gastroenterite”.
L’analista Bordoni,
autore del libro “Piloti malati”, aggiunge: «Dal 1950 ad oggi si sono registrati 53 casi di piloti che hanno perso la vita ai comandi del velivolo. Ma dobbiamo annotare come fino alla metà degli anni ‘60 i registratori di bordo non erano obbligatori, per cui quasi sicuramente ci sono stati incidenti imputati a cause tecniche mentre in realtà si trattava di incapacità di uno dei membri dell’equipaggio. Ciò significa che
i 53 casi ufficiali sono sottostimati».
Comunque, la presenza (obbligatoria) di due piloti a bordo permette sempre di gestire l’emergenza e riportare a terra l’aereo e i passeggeri sani e salvi, così almeno da 25 anni in qua.
Dice Bordoni: «
L’ultimo caso di incidente aereo dovuto a morte del pilota risale al 24 luglio 1999, quando un Embraer110 della Air Fiji precipitò provocando la morte di tutte le 17 persone a bordo, fra passeggeri ed equipaggio».
IL PILOTA IMPAZZISCE E VUOLE UCCIDERSI O PARLARE CON DIO
Purtroppo esiste anche un altro tipo di malattia che si presenta più subdola, in quanto difficilmente evidenziabile: si tratta dei
disturbi mentali.
Fece scalpore il caso del pilota
Andreas Lubitz che nel 2015 si uccise portando a morte 149 persone, oltre che se stesso, facendo deliberatamente schiantare l’Airbus A-320 che pilotava, appartenente alla compagnia
Germanwings. Purtroppo non è stato l’unico caso di pilota che si è ucciso in volo portando persone innocenti alla morte.
E Antonio Bodoni riferisce anche un caso tragicomico del 2008: «Aereo canadese in volo verso Londra.
Il comandante dice a una torre di controllo in Irlanda di voler parlare con Dio. Quando gli spiegano che non è possibile metterli in contatto il comandante dà in escandescenze. Per fortuna il secondo pilota gli sottrae i comandi e fa atterrare l’aereo d’emergenza. In aeroporto il comandante
è stato portato via in camicia di forza».