Re: Incendio a FCO - scalo all' 80 % dell'operatività
Polveri sottili in aeroporto. È sciopero
Dopo l’incendio nel Terminal 3 si fermano gli addetti ai check in In 50 si sentono male. Adr: nessun pericolo. La Procura nomina un perito
Hanno respirato le polveri sottili dell’incendio dell’aeroporto e si sono sentiti male. Sono cinquanta hostess, impiegati e operai che da venerdì scorso sono tornati a lavorare nel terminal 3. E così oggi Fiumicino si ferma. Dalle 11 alle 12.50 niente check in, nessuno caricherà le valigie a bordo degli aerei, stop ai controlli di sicurezza ai varchi. «Il giorno dopo l’incendio abbiamo chiesto all’Enac e ad Aeroporti di Roma quali fossero gli interventi messi in atto per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori», scrivono Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo. «Enac non ha ancora risposto mentre la risposta di Adr è stata insufficiente e approssimativa».
Il rogo del 7 maggio scorso ha carbonizzato la sala transiti del terminal 3, quaranta negozi, le postazioni dei cambiavalute, le cabine per il controllo passaporti. «La sala partenze si è riempita di fumo, però non è stata danneggiata, l’hanno ripulita e 24 ore dopo l’hanno riaperta senza produrre documenti delle autorità sanitarie che ne attestassero la salubrità o almeno l’assenza di rischi per chi ci lavora e per i passeggeri. Ci sono solo pannelli a separarla della zona incendiata», spiega Antonio Amoroso della Cub Trasporti, sindacato che oggi manifesterà nel presidio che verrà allestito di fronte all’aerostazione. Ieri i dipendenti dello scalo hanno inscenato un sit-in di protesta davanti al terminal andato a fuoco. «Cinquanta lavoratori sono ricorsi alle cure mediche nei giorni successivi alla riapertura del T3, lamentando difficoltà respiratorie, nausea, bruciore alla gola e agli occhi e, in alcuni casi, eruzioni cutanee», sottolinea la Confederazione unitaria di Base del settore trasporti, che ha chiesto l’intervento dei misteri della Salute, del Lavoro, dei Trasporti oltre alla magistratura. La Procura della Repubblica di Civitavecchia ha subito nominato un perito che dovrà occuparsi dei rilievi ambientali. Affiancherà i tecnici che dovranno esaminare il locale di servizio che custodiva impianti elettrici dove si è prodotto il cortocircuito che ha innescato l’incendio. E dove sono stati rinvenuti dalla polizia i resti di un condizionare. Pare messo lì per raffreddare lo stanzone (dove vi sarebbero anche cavi della rete informatica dello scalo), dopo che era scattato per due volte l’allarme per il surriscaldamento. La Procura vuole inoltre capire quale tipo di materiali è bruciato nella sala transiti, quali sostanze si sono sprigionate nell’aria e se queste «possano contenere sostanze tossiche per la salute umana». Chi ci lavora in aerostazione adesso ha paura. Impiegati e operai di Adr, Alitalia, Aviapartner, Ata Handling, Aviation Service e Consulta hanno deciso di incrociare le braccia. Sciopero senza preavviso reso possibile dalla legge 146/1990, perché in ballo c’è la salute. «Nel soffitto di alcuni negozi bruciati c’erano pannelli di amianto», raccontano le commesse. Aeroporti di Roma smentisce e mostra la relazione dal dottor Massimo Gismondi, medico del lavoro dell’azienda: «Sono state eseguite indagini strumentali per il rilievo di inquinanti pericolosi per la salute degli operatori aeroportuali e dei passeggeri. La società Hsi Consulting ha effettuato prelievi nei punti critici del T3. I risultati, giunti in meno di 24 ore, evidenziano che i valori riscontrati sono nettamente inferiori a quelli previsti dalla normativa nazionale e internazionale per l’esposizione di lavoratori in un turno di 8 ore». Adr sta proseguendo nel monitoraggio e accertamenti continueranno nei prossimi giorni. «I sintomi fin qui accusati - chiarisce Adr - sono normalmente riscontrati in situazioni in cui residuino nell’aria anche minime quantità di sostanze derivate dal cloro. Trattasi di una patologia irritativa semplice alla quale si può ovviare facilmente bevendo, per quanto riguarda la faringe, o utilizzando colliri umettanti». «Abbiamo avuto numerose segnalazioni da parte del personale delle pulizie incaricato di lavare le aree dalle polveri solo con le mascherine sul volto ma senza tute protettive», denuncia Susi Ciolella dell’Usb. «L’impianto di condizionamento dell’aria è stato tenuto fermo ma non risulta che sia stato bonificato per essere riattivato». A confermare che qualche pericolo potrebbe esserci la raccomandazione fatta agli impiegati e operai «di uscire fuori dal terminal a respirare per quindici minuti ogni ora di lavoro».
Alessandra Zavatta
http://www.iltempo.it/roma-capitale/2015/05/12/polveri-sottili-in-aeroporto-e-sciopero-1.1413583