Che brivido a Peretola,
se tira un po' di vento
Il volo Parigi-Firenze domenica scorsa, quando sono stati dirottati altri sette voli. Le hostess: colpa di questa pistaSTORIA DI UN ATTERRAGGIO
Che brivido a Peretola,
se tira un po' di vento
Il volo Parigi-Firenze domenica scorsa, quando sono stati dirottati altri sette voli. Le hostess: colpa di questa pista
Mezz'ora di paura, sballottato sopra Firenze. Il mio atterraggio a Peretola. Di ritorno dalle vacanze, è stata un'esperienza che non auguro a nessuno. Domenica scorsa, sette voli sono stati dirottati tra Pisa e Bologna. La causa? Sempre la stessa: il vento. E con l'inefficienza dell'attuale pista, ne basta davvero poco, una notizia, quella delle forti difficoltà all'aeroporto Vespucci, che spesso viene riportata dai giornali ma un titolo non rende bene l'idea di cosa provano i passeggeri a bordo.
Due giorni fa, quando sette voli sono stati dirottati è toccato anche a me. Da Parigi a Firenze, a bordo di un aereo Air France. Nessun problema, fino a quando inizia la discesa verso Peretola. È una procedura più complicata del solito, a causa della rotta che i piloti sono costretti a seguire per motivi di sicurezza. Poi il vento: l’aereo è quasi sull’autostrada, a poche decine di metri da terra, quando due forti folate costringono il pilota a «riattaccare» di colpo per riprendere quota. Poi un nuovo tentativo e una nuova, forte, «riattaccata». A bordo il panico: chi suda freddo, chi chiede il sacchettino e un paio di passeggeri che strillano.
Hostess e steward tranquillizzano i viaggiatori e spiegano che, purtroppo, è una situazione che si verifica sovente. Il motivo? Lo spiega una hostess, in spagnolo, a uno dei passeggeri: «Non preoccupatevi. La pista di atterraggio di Peretola ha una particolare inclinazione e anche poco vento ci costringe ad atterraggi movimentati. E quando le condizioni sono troppo avverse il volo viene dirottato su Bologna o Pisa». A questo punto il comandante decide di provarci una terza volta. L’aereo riprende quota ed inizia a sorvolare Firenze in circolo, nella speranza che il vento e le correnti diminuiscano. Sono circa 15 minuti di sballottamento non proprio piacevoli, e c’è anche chi dà di stomaco. Io, che in vita mia ho volato almeno un centinaio di volte, lo ammetto: ho avuto paura. Al terzo tentativo il comandante ce la fa, i settanta passeggeri tirano un sospiro di sollievo. «Never again, never again I’ll land in Florence!», esclama una donna statunitense: «Mai più un atterraggio a Firenze!». Un biglietto da visita pessimo e un danno d’immagine per la città.
E un danno economico per la società che gestisce il Vespucci e per le compagnie aeree costrette a pagare doppie navette per fare la spola tra il capoluogo toscano e, a seconda dei casi, Pisa o Bologna. I dati parlano chiaro: l’attuale pista ha un margine di operatività del 92 per cento, cioé 8 aerei su 100 sono costretti a cambiare aeroporto per atterrare. Una percentuale che può sembrare minima, che nasconde però forti disagi per centinaia di passeggeri. Era andata peggio venerdì scorso, quando ventuno aerei sono stati costretti a virare verso Bologna e Pisa. Quel giorno, a Peretola, sono arrivate 4.400 persone, circa 2.500 in meno rispetto a quelle registrate nei giorni di punta. Tradotto in cifre: un danno economico rilevante per Adf, che in una situazione simile registra perdite di 25 euro nei ricavi per ciascun passeggero. «Bastano 10 nodi, circa 18 km di vento in coda, per dover cambiare scalo d’atterraggio — spiegano dalla società che gestisce il Vespucci — Con la nuova pista, la parallela convergente, il margine di operatività salirebbe al 98 per cento, che garantirebbe atterraggi sicuri con vento laterale, addirittura fino a 30 nodi». Claudio Bozza
claudio.bozza@rcs.it