da repubblica:
ROMA - "Rocco, su questo dovete mettervi d'accordo voi entro domani". Augusto Fantozzi, commissario straordinario di Alitalia termina così la telefonata prima di iniziare questa intervista. Rocco è Sabelli, ad di Cai. Fantozzi è in manica di camicia, cravatta slacciata, nella sua stanza al sesto piano del Centro Direzionale nella landa desolata della Magliana. Stanco e anche febbricitante. Ripete che questa "è una battaglia vera, con i creditori, con gli acquirenti, con i sindacati". Quindici giorni ancora poi sul lavoro del commissario si spegneranno i riflettori. Ma intanto bisogna affrontare l'ennesima emergenza passeggeri, tra voli cancellati, bagagli smarriti, ritardi clamorosi. La colpa? "Dello sciopero bianco", risponde.
Eppure i piloti vi accusano di cancellare i voli per contenere le spese e dare la colpa a loro. Quanti voli taglierete ancora?
"Intanto le dico perché dobbiamo ridurre i voli. È in atto uno sciopero bianco. Non è che i piloti si limitano a rispettare rigorosamente il regolamento. No: "allungano" le operazioni di partenza con l'obiettivo di andare, come si dice, "fuori ore". Tradotto: un pilota, come gli assistenti di volo, può restare continuativamente in servizio per tredici ore poi ha diritto a un riposo di otto ore. Bene, se un pilota va "fuori ore" siamo costretti a cambiare tutto l'equipaggio. Ecco perché dobbiamo riprogrammare, il servizio. E allora se sappiamo che un volo partirà con sei ore di ritardo andiamo a prelevare l'equipaggio sei ore dopo".
E il povero passeggero che ha comprato il biglietto che fa? Bivacca all'aeroporto?
"No, basta che telefona prima al call center. D'altra parte noi comunichiamo all'Enac tutti i voli programmati".
Ma quanti voli taglierete ogni giorno da qui al primo dicembre quando decollerà la Nuova Alitalia?
"Cento al giorno da qui alla fine del mese. Attualmente ne facciamo 600 al giorno".
Chi ha comprato il biglietto per un volo saltato otterrà il rimborso?
"Certo. Ma voglio anche dire che in questi giorni abbiamo dato da dormire a 10 mila clienti, da mangiare a 12 mila. E tutti, magari con qualche ritardo, sono stati portati a destinazione. Aggiungo che l'utenza non è che abbia proprio corrisposto ai nostri sforzi".
Ci mancherebbe! Qual è stato il calo di fatturato?
"Posso dirle che dal 10 al 12 novembre abbiamo speso 20 milioni di euro in più". Quanto ha ancora in cassa?
"Non glielo dico. Naturalmente di soldi ne ho pochi. Devo pagare gli stipendi, le tredicesime, i creditori".
Quanto perde ogni giorno questa Alitalia a ranghi ridotti?
"C'è chi dice due milioni".
Lei condivide la strategia di Colaninno di andare allo scontro con i piloti?
"Guardi, nonostante alcune manifestazioni di puro sciacallaggio, siamo riusciti a volare decentemente e in sicurezza. Ma quando c'è un "eccesso di zelo" che impedisce il decollo perché c'è una goccia d'olio sulla pista, beh siamo di fronte a vere carognate. Per rispondere alla domanda, dico che in Alitalia si è ecceduto. Se l'Alitalia è in queste condizioni non è solo colpa dei piloti ma anche dei piloti e di tutti gli altri soggetti. E pure Cai perderà se non rinegozierà tutti i contratti, da quelli di lavoro alle forniture".
Ma può partire una nuova compagnia senza l'intesa con i piloti?
"Lo vedremo. Io mi auguro un momento di resipiscenza da parte dei piloti".
Considera congrua l'offerta presentata da Cai?
"Lo dirà l'advisor se è congrua".
Davvero pensa che il conflitto di interessi sia fisiologico e che non ci sia nulla di male che alcuni azionisti dell'advisor Banca Leonardo (Ligresti, Benetton, Tronchetti Provera) siano anche soci di Cai?
"Quando parliamo di grandi banche d'affari, di studi legali, di società di revisione, i potenziali conflitti sono quasi ineluttabili. Ma non per questo penso che qualcuno metta a repentaglio la propria professionalità".
Ci metterebbe la mano sul fuoco?
"Io sì".
Ormai per lei sta arrivando il momento del bilancio. Valeva la pena tutto questo nel nome dell'"italianità" della compagnia?
"Vuole dire se è valsa la pena boicottare Air France? Forse no. Però è successo per una serie di ragioni. D'altra parte non credo che i sindacati volessero fare un regalo a Berlusconi".
A diversi osservatori lei è parso più collaterale al governo che super partes. Come risponde?
"Dico loro di stare tranquilli perché io non mi gioco la faccia su una cosa del genere".
Perché ha accettato di fare il commissario? Per soldi no, visto che è già ricco.
"Non sono ricco ma nemmeno povero. Ho accettato perché ho un fortissimo senso dello Stato e se mi chiama Palazzo Chigi io rispondo, quasi sull'attenti".
Professore, dia i voti a Epifani, Bonanni, Berti, Colaninno, Passera e Sacconi.
"Dieci a Letta, un buon otto a Colaninno e Passera, 7+ a Sabelli, piena sufficienza a tutti i sindacalisti. Ma non mi faccia dare voti ai ministri".
(18 novembre 2008)
E alla fine i 20 mln di euro a qualcuno li chiederanno!