airbusfamilydriver
Utente Registrato
Alitalia: il prestito ponte? Fantozzi ha altre priorità
da ilsole24ore.com
Il momento della verità per Alitalia si avvicina. E soltanto per l'aspetto più importante, ovvero la cessione degli asset buoni alla Cai di Roberto Colaninno con il decollo della nuova compagnia. La resa dei conti si profila anche per l'arduo compito del commissario Augusto Fantozzi, che dopo aver venduto tutti i beni cedibili deve liquidare la compagnia. Ma la sua missione rischia di rivelarsi impossibilE se verrà confermato il verdetto che la Commissione europea, almeno stando alle indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi, si prepara a emettere sull'operazione e sulle sorti del prestito-ponte da 300 milioni erogato dal precedente Governo e che ha consentito all'Alitalia di sopravvivere sinora.
Bruxelles sarebbe pronta a bocciare quel prestito, del quale con tutta probabilità chiederà il rimborso allo Stato. Chi dovrà pagare? La Cai di Colaninno ha fatto sapere che non intende farsi carico dei pregressi della compagnia, salvo che del debito strettamente necessario al funzionamento delle attività di volo. Dunque, il prestito resterà sulla spalle della bad company. Ma questo significa che il prestito non potrà essere rimborsato, a meno di non modificare il decreto legge 93 del 2008. In quel provvedimento c'è un comma che impedisce nei fatti a Fantozzi di restituire i soldi allo Stato. «In caso di liquidazione dell'Alitalia Linee aeree italiane spa - recita il quarto comma dell'articolo 4 – il debito di cui al presente articolo è rimborsato solo dopo che sono stati soddisfatti tutti gli altri creditori, unitamente e proporzionalmente al capitale sociale». Il prestito-ponte, per dirla in gergo legale, è postergato al soddisfacimento di tutti gli altri creditori. E quella lista è lunga: ci sono i fornitori, i gestori aeroportuali - già sul piede di guerra e pronti a bloccare gli aerei di Alitalia se non verranno almeno parzialmente rimborsati – ma anche i dipendenti, che stanno facendo causa per farsi riconoscere il dovuto, come il Tfr, che la compagnia in via di liquidazione non sembra in grado di pagare.
Il debito dichiarato della compagnia è poco superiore al miliardo di euro, ma una stima approssimativa del tribunale fallimentare ha calcolato in più del doppio il potenziale passivo della società (che include anche potenziali oneri per cause pendenti). Cai sarebbe intenzionata a pagare solo 100 milioni cash gli asset buoni di Alitalia, cui si potrà aggiungere qualche altro centinaio di milioni da cessioni di terreni, aerei e quant'altro Fantozzi riuscirà a cedere. Il ricavato non basterà nemmeno a pagare i creditori, figuriamoci il prestito-ponte. Sulla previsione del decreto, che pare sia stata chiesta per motivi precauzionali dal collegio sindacale di Alitalia precedente al commissariamento, molto probabilmente Bruxelles avrà qualcosa da eccepire. Bisognerà vedere se il Governo provvederà a cambiarlo.
Nel frattempo, secondo uno studio dell'Istituto Bruno Leoni, redatto da Andrea Guerricin e Ugo Arrigo, è stato calcolato che il salvataggio di Alitalia porterà a un aumento dei costi del trasporto aereo nazionale di 3 miliardi di euro. Secondo lo studio, «la struttura dei ricavi Cai pone seri indizi in favore di rendite di posizione monopolistica nel mercato domestico italiano. Cai riuscirà ad avere introiti unitari più elevati del 36% rispetto al mercato spagnolo, che ha caratteristiche relativamente simili a quello italiano, e di circa il 32% in più rispetto alla vecchia Alitalia». E ancora: «La nuova compagnia aerea sarà in grado di alzare in maniera molto consistente il prezzo dei biglietti sul mercato domestico grazie alle misure anticoncorrenziali che il Governo ha già preso».
da ilsole24ore.com
Il momento della verità per Alitalia si avvicina. E soltanto per l'aspetto più importante, ovvero la cessione degli asset buoni alla Cai di Roberto Colaninno con il decollo della nuova compagnia. La resa dei conti si profila anche per l'arduo compito del commissario Augusto Fantozzi, che dopo aver venduto tutti i beni cedibili deve liquidare la compagnia. Ma la sua missione rischia di rivelarsi impossibilE se verrà confermato il verdetto che la Commissione europea, almeno stando alle indiscrezioni pubblicate nei giorni scorsi, si prepara a emettere sull'operazione e sulle sorti del prestito-ponte da 300 milioni erogato dal precedente Governo e che ha consentito all'Alitalia di sopravvivere sinora.
Bruxelles sarebbe pronta a bocciare quel prestito, del quale con tutta probabilità chiederà il rimborso allo Stato. Chi dovrà pagare? La Cai di Colaninno ha fatto sapere che non intende farsi carico dei pregressi della compagnia, salvo che del debito strettamente necessario al funzionamento delle attività di volo. Dunque, il prestito resterà sulla spalle della bad company. Ma questo significa che il prestito non potrà essere rimborsato, a meno di non modificare il decreto legge 93 del 2008. In quel provvedimento c'è un comma che impedisce nei fatti a Fantozzi di restituire i soldi allo Stato. «In caso di liquidazione dell'Alitalia Linee aeree italiane spa - recita il quarto comma dell'articolo 4 – il debito di cui al presente articolo è rimborsato solo dopo che sono stati soddisfatti tutti gli altri creditori, unitamente e proporzionalmente al capitale sociale». Il prestito-ponte, per dirla in gergo legale, è postergato al soddisfacimento di tutti gli altri creditori. E quella lista è lunga: ci sono i fornitori, i gestori aeroportuali - già sul piede di guerra e pronti a bloccare gli aerei di Alitalia se non verranno almeno parzialmente rimborsati – ma anche i dipendenti, che stanno facendo causa per farsi riconoscere il dovuto, come il Tfr, che la compagnia in via di liquidazione non sembra in grado di pagare.
Il debito dichiarato della compagnia è poco superiore al miliardo di euro, ma una stima approssimativa del tribunale fallimentare ha calcolato in più del doppio il potenziale passivo della società (che include anche potenziali oneri per cause pendenti). Cai sarebbe intenzionata a pagare solo 100 milioni cash gli asset buoni di Alitalia, cui si potrà aggiungere qualche altro centinaio di milioni da cessioni di terreni, aerei e quant'altro Fantozzi riuscirà a cedere. Il ricavato non basterà nemmeno a pagare i creditori, figuriamoci il prestito-ponte. Sulla previsione del decreto, che pare sia stata chiesta per motivi precauzionali dal collegio sindacale di Alitalia precedente al commissariamento, molto probabilmente Bruxelles avrà qualcosa da eccepire. Bisognerà vedere se il Governo provvederà a cambiarlo.
Nel frattempo, secondo uno studio dell'Istituto Bruno Leoni, redatto da Andrea Guerricin e Ugo Arrigo, è stato calcolato che il salvataggio di Alitalia porterà a un aumento dei costi del trasporto aereo nazionale di 3 miliardi di euro. Secondo lo studio, «la struttura dei ricavi Cai pone seri indizi in favore di rendite di posizione monopolistica nel mercato domestico italiano. Cai riuscirà ad avere introiti unitari più elevati del 36% rispetto al mercato spagnolo, che ha caratteristiche relativamente simili a quello italiano, e di circa il 32% in più rispetto alla vecchia Alitalia». E ancora: «La nuova compagnia aerea sarà in grado di alzare in maniera molto consistente il prezzo dei biglietti sul mercato domestico grazie alle misure anticoncorrenziali che il Governo ha già preso».