Re: Thread Alitalia - Novembre 2017
Pioggia nel weekend? L'Italia non si qualifica? Coda in tangenziale? Nel dubbio, diamo la colpa ai sindacati.
No I sindacati non hanno colpe...
Alitalia:
IL PETO QUOTIDIANO DI CALENDA
Stamattina il Ministro dello Sviluppo Economico ha di nuovo allietato la giornata agli italiani con una delle sue “uscite” su Alitalia e sulle colpe dei lavoratori AZ che hanno Votato NO al referendum sull’ennesima richiesta di sacrifici e contro un Piano fallimentare.
Stavolta però il Ministro Calenda, nell’articolo pubblicato dal Corriere della Sera, incentrato sull’Ilva, lancia un anatema contro il “populismo sindacale” che avrebbe indicato nella NAZIONALIZZAZIONE di Alitalia l’unica soluzione contro l’irresponsabile ridimensionamento della ex-Compagnia di Bandiera, contro i licenziamenti e per mettere fine ai disastri fino allora compiuti da Etihad Airways. Auspichiamo quindi gli interventi delle procure per far emergere le responsabilità dei sfacelli industriali italiani, come per Ilva anche per Alitalia dove la colpa di 3 fallimenti non è dei Lavoratori.
Evidentemente il Ministro Calenda è “gonfio” di rabbia per non essere riuscito a raggirare la categoria. Ormai non riesce ad esternare più nulla che abbia un senso: non un ragionamento, non un’analisi, non una parola che lasci trasparire la consapevolezza del ruolo istituzionale che ricopre. Solo la decisione di muovere l’aria con tuonanti sproloqui contro i lavoratori.
Il Ministro Calenda finge di non sapere:
• quale fine hanno fatto gli altri interventi nel trasporto aereo effettuati da Etihad in Europa e che il fallimento di Air Berlin e quello della Darwin Airline non sono l’effetto di un “irresponsabile” voto dei lavoratori ma solo la conseguenza di scelte effettuate da chi non sembra aver avuto le competenze per gestire una compagnia aerea in Europa;
• che la categoria dei lavoratori Alitalia in nome del risanamento, mai avvenuto, ha versato oltre 1 MLD di euro di sacrifici in 9 anni, subendo licenziamenti, utilizzo indiscriminato degli ammortizzatori sociali, mancati rinnovi contrattuali, prelievi forzosi, demansionamenti, precarietà ed altro ancora;
• che con 900 mln versati, il Governo ha nazionalizzato Alitalia con un investimento superiore a quello che hanno versato i capitani coraggiosi ed Etihad insieme. Una quantità di liquidità che dovrebbe essere usata per rilanciare e non per svendere la ex-Compagnia di Bandiera.
• che non è con la vendita di Alitalia che si garantiscono gli interessi collettivi. In tal modo si lascia gestire ai privati un bene collettivo che è stato pagato con denaro pubblico sia attraverso spese più o meno dirette, sia attraverso gli ammortizzatori sociali (...a proposito sarebbe opportuno che gli enti di controllo verificassero come sono stati utilizzati e come continuano ad essere gestiti!).
Calenda sa bene che per tutelare l’interesse pubblico è necessario evitare la privatizzazione, come accade giustamente per le Ferrovie dello Stato (in questo caso, contrariamente a quanto fa inspiegabilmente per Alitalia, anche la CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro sostiene la proprietà pubblica in difesa dei lavoratori e cittadini!) anche se tale scelta comporta una spesa per lo Stato di 10 MLD ogni anno dal 1984 ad oggi.
Resta comunque evidente che non è con l’arroganza delle sue dichiarazioni che Calenda riesce a coprire anche la sua totale incapacità, nonostante la permanenza al Mise per due legislature consecutive, di rilanciare lo Sviluppo economico ed industriale del nostro Paese.
Paradossale l’esaltazione di Calenda, ripetuto nell’articolo in questione, dei successi di Industria 4.0: denaro pubblico alle aziende private senza alcuna tutela per i lavoratori e alcuna garanzia per i cittadini. Risorse alle aziende private che, insieme agli sgravi e ad altre “regalie”, superano 80 MLD.
Calenda sa bene che per Alitalia, nell’interesse dei lavoratori, dei cittadini e del Paese (...sistema produttivo compreso!), servirebbe un intervento di politica industriale in grado di rilanciare la ex-Compagnia di Bandiera, in un mercato in assoluta crescita e in un Paese a vocazione turistica: una opzione che il Ministro dello “sfacello” industriale non vuole assumere, pur di non rimettere in discussione i diktat europei, accettati dalle istituzioni italiane, che negano all’Italia di poter esercitare un ruolo nel ricco mercato del trasporto aereo europeo e mondiale (solo in Italia le compagnie aeree si spartiscono ben 24 mld l’anno di ricchezza ma Alitalia ne intercetta solo 3!).
Pertanto diventa necessario rivolgere un invito a Calenda: Ministro Dello Sviluppo Economico ci risparmi le sue nauseanti esternazioni, emesse per stordire i cittadini e nascondere la realtà.
La verità su Alitalia non sarà “rivoluzionaria” ma è assolutamente diversa: le responsabilità non sono dei lavoratori e dei cittadini ma di una classe politica incapace e collusa da archiviare.
SCIOPERO 15.12.17 DI 24 H DEI LAVORATORI ALITALIA
3.12.2017
Cub trasporti - AirCrew Committee