Mentre stavo costruendo l'itinerario, ricercando qui e là un po' di Giappone rurale visitabile nei pressi di Nagoya, tre nomi continuavano a saltare fuori: nakasendo, Tsumago, Magome.
Il Nakasendo era una delle cinque strade imperiali che collegavano Edo (l'attuale Tokyo) a Kyoto; a differenza della Tokaido, che percorreva la costa, il Nakasendo passava per il sistema montuoso centrale giapponese, lungo la valle del fiume Kiso.
Il Nakasendo, inteso come percorso, si è per lo più mantenuto e, in alcuni tratti, l'antico selciato medievale è ancora al suo posto, tra cui l'itinerario tra i due villaggi di posta di Tsumago e Magome, che sembrano i nomi di due personaggi dei cartoni giapponesi, ma sono due splendidi piccoli villaggi che mantengono ancora le loro antiche case in legno.
Il mio penultimo giorno in terra giapponese (terzultimo, per i pignoli, se includiamo il giorno del volo) inizia con una veloce colazione alla caffetteria dell'hotel - la colazione è inclusa, anche se un po' spartana: un toast al formaggio e tonno (!), un uovo sodo e del caffelatte.
Vado diretto alla stazione centrale di Nagoya, con
Hyperdia che mi suggerisce una serie di combinazioni per arrivare alla piccola stazione di Nagiso, da dove parte il sentiero.
Ci sono pochissimi treni diretti tra Nagoya e Nagiso, e la maggior parte dei tragitti richiede un cambio di treno a Nakatsugawa. Prendo il rapido della JR West Chuo Line - ci impiega un po' di più del Limited Express, ma costa la metà.
Arrivato a Nakatsugawa, ci sono una quindicina di minuti per la coincidenza. Train spotting time!
Uno dei Shinano Limited Express che viaggia tra Nagoya e Nagano.
Un treno della serie 211 su un binario di parcheggio, in attesa di svolgere un servizio per Nagoya.
... mentre un altro 211 è appena arrivato.
Pochi minuti dopo arriva anche il mio treno locale per Nagiso.
Poche persone salgono a bordo, qualcuno in abbigliamento da trekking e bastoncini da passeggio.
In diciotto minuti precisi si arriva a Nagiso. La stazione è spartana e non ci sono molte indicazioni, a parte un cartello appeso sul ponte in ferro, che scavalca la linea ferroviaria, che indica di tirare dritto per il Nakasendo in direzione Tsumago.
Salgo per una foto, ma poi continuerò nella direzione indicata (non che cambi molto: le due strade si riuniscono sopra l'imboccatura del tunnel ferroviario).
All'imbocco del Nakasendo si trova un prugno piangente. Tra febbraio e marzo, si riempie di fiori bianchi, molto simili a quelli del ciliegio (d'altra parte sono della stessa famiglia delle rosacee, come melo, albicocco, mandorlo e altri noti alberi da frutta); altri due prugni piangenti si trovano lungo il percorso.
Forse perché ho perso un po' di tempo con alcune foto, non ci sono altre persone sul percorso insieme a me. È tutto molto silenzioso, sembra di essere in un mondo completamente separato dalla realtà. Qua le temperature sono più basse che in pianura - la valle è piuttosto stretta e si sale verso il passo di Magome - e quindi finalmente qualche acero dà sfoggio dei suoi colori autunnali.
Un vecchio abbeveratoio in legno. Tutto il Nakasendo è pieno di cose che i millenials probabilmente non sanno neppure esistere
Un sentiero si stacca ed entra nella foresta, chissà dove porta.
La piccola frazione di Godo è appena dopo un paio di tornanti. Alcune case sono riparate da un muro di siepi tagliate a forma di coni e cilindri.
Un piccolo tempio si trova subito a sud dell'incrocio principale.
Verso il fiume si trova anche la falegnameria
Tatemotu - hanno un negozio a Tsumago, di fronte all'ufficio postale. Alcuni blocchi da costruzione e tavolette votive per il tempio sono in vendita self-service: basta mettere i soldi (200 yen) nella cassetta ai piedi del tavolo e prendere la confezione.
Lascio la frazione e continuo lungo il Nakasendo. I prossimi chilometri dovrebbero essere senza presenza umana, fino alle prime case al limitare di Tsumago.
La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedi alati
Sin all'incrocio con una più larga
Dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò ? Nessuno lo sa.
Mi aspetto sempre di trovare Bilbo Baggins dietro la curva.
In una parte più ombreggiata, coperta dal bosco, appena fuori dalla strada principale, trovo quello che penso sia un cimitero.
Ritorno in fretta sul sentiero, che non si sa mai.
Le pietre miliari erano usate anche nel Giappone feudale. Questa dovrebbe essere stata posta del 1604.
Giocattoli fuori dall'unica casa che incrocio tra Godo e Tsumago. Erano secoli che non vedevo un pogo stick!
Sulla destra del sentiero, si inerpica una diramazione che porta alle rovine del castello di Tsumago, sopra una collina che domina l'ansa del fiume Kisa che scorre proprio sotto. Salendo, incontro un gruppo di tre americani che mi dicono che la salita non vale la pena. Avranno ragione...
Il sentiero è pure reso scivoloso da un fitto tappeto di foglie morte che fa risaltare ancora di più i tronchi argentei della piccola foresta di bambù. Questa foto mi ricorda in modo impressionante una gigantografia fotografica che copriva una parte della parete posteriore della mia classe all'asilo, la
classe rossa.
Bambù.
Usciti dalla foresta, il paesaggio si apre un po', e iniziano a vedersi alcune attività umane. Davvero una splendida giornata per camminare.
Questo è anche l'inizio del villaggio di Tsumago.
Prima di un rovinoso terremoto nel 1800, questa roccia aveva la forma di una carpa ed è tutt'ora nota come la roccia-carpa; una targa ricorda l'evento.
Molte delle costruzioni sono state restaurate allo stato originale, benché ammodernate con acqua corrente ed elettricità.
Il villaggio consiste in due strade, una principale carrabile (ma non ho visto alcuna macchina passare) e una parallela pedonale. La parte più vicina al fiume è attraversata da una terza strada carrabile che di fatto bypassa il paese, e dai posteggi per i bus turistici, che arriveranno verso l'ora di pranzo.
Alcuni edifici fanno parte del patrimonio cittadino, e sono parzialmente aperti. Non si può entrare ma si può osservare dall'esterno com'era la vita nei secoli passati.
Il piccolo ufficio postale è anche un museo delle cassette postali (!) e ha l'unico bancomat che troverete nei dintorni. Se dovete prelevare, attenzione che l'ufficio chiude per pranzo... lo dico per esperienza!
I cachi sono molto apprezzati sia in Giappone che in Corea del Sud, e li troverete ovunque, se vi piacciono.
Per pranzo non ci sono moltissime opzioni. Mi fermo in un ristorantino/negozio di souvenir, attratto dall'odore di carne arrostita.
Nel frattempo, sono arrivati i bus turistici.
L'atmosfera però rimane relativamente tranquilla - dev'essere completamente fuori stagione ormai.
Tipico della zona è il cipresso giapponese hinoki, che qui viene lavorato artigianalmente. Alcuni dei negozi sono specializzati in utensili in legno e prodotti per la cucina, inclusi bento box in legno di cipresso, laccati, bellissimi nella loro semplicità. Forse era meglio se l'ufficio postale fosse rimasto chiuso...
Considerando che ho ancora una decina di chilometri da camminare prima di Magome, forse è meglio rimettersi in cammino. Il sentiero costeggia il fiume Araragi, un immissario del Kiso, per un pezzo, prima di salire rapidamente un centinaio di metri ed entrare nel bosco attraverso alcuni tornanti.
Il bosco dura poco - un'apertura nella valle lascia spazio alle ultime abitazioni della frazione di Otsumago, dove si trovano un paio di ryokan in legno e qualche modesta abitazione. Qui sembra di essere un in mondo completamente separato da quello da cui provengo.
La frazione dura poche case, e il sentiero riprende, ben segnalato, all'interno del bosco.
Il bosco è umido e piuttosto folto e, nonostante la giornata soleggiata, la temperatura inizia a scendere gradualmente man mano che il sentiero sale. Ci sono però ampi spazi dove il sole riesce a filtrare e dove ci si può sedere cinque minuti a bere un sorso di tè (sicuro al 100% che i giapponesi veri si portino il sakè).
Non che sia suggeribile fermarsi troppo a lungo: la zona è abitata da orsi, e si trovano frequenti campanelle anti-orso...
Qui l'autunno è sicuramente arrivato. Una coperta di foglie gialle, rosse e brune copre alcuni tratti del sentiero.
Dopo alcuni chilometri c'è una deviazione per le piccole cascate di O e Me (Odaki e Medaki -
daki significa cascata).
Poco oltre, il sentiero incrocia la strada provinciale per poi iniziare l'ascesa al passo di Magome. Non ho visto anima viva per chilometri e, ogni volta che mi fermo a recuperare un po' il fiato o a bere un sorso d'acqua, sento solo i rumori del bosco. Sicuramente sono passati dei bambini:
Uno dei pochi punti di ristoro, la storica casa da tè Tateba, è purtroppo chiusa. Il gruppo di ciliegi che segna la casa da tè è un'attrazione primaverile, quando sono i fiore, ma i rami argentei fanno la loro scena anche d'autunno.
Poco dopo il sentiero si ricongiunge con la strada provinciale proprio al passo di Magome. Ormai Magome è vicina e il piccolo santuario di Kumano annuncia l'inizio dell'abitato duecenti metri dopo.
La parte alta di Magome è ancora prettamente rurale, con alcune fattorie e molti campi. La strada e il sentiero, che si intersecano e costeggiano, iniziano a scendere di altitudine.
Anche il sole inizia a scendere, il pomeriggio è ormai inoltrato e non manca molto al tramonto. La luce si fa più morbida e iniziano a vedersi abitazioni e negozi.
Il sentiero risale, staccandosi dalla provinciale, e inerpicandosi su una piccola collina: poco oltre è stato ricavato un punto panoramico.
Visto l'orario e il tramondo ormai prossimo, decido di rimanere qui ad attendere - non credo d'altra parte ci sia un punto migliore nelle vicinanze
Col sole ormai al di sotto dell'orizzonte, entro ufficialmente a Magome passando a fianco all'antica bacheca degli annunci.
Magome è più aristocratica di Tsumago - la strada principale è in selciato, le case elegantemente restaurate, i negozi più importanti e in numero maggiore. La luce del crepuscolo le dona un aspetto misterioso.
A differenza di Tsumago, si sviluppa unicamente lungo una sola strada principale, completamente in discesa (o salita, a seconda dei punti di vista).
I pochi turisti si affrettano a fare gli ultimi acquisti prima di tornare ai loro alloggi.
Faccio qualche acquisto anche io, tra cui l'immancabile magnete, e dei cracker di riso glassati da
Usagiya, un negozio specializzato in questo prodotto. Quando esco dal negozio, vedo che centinaia di lanterne sono state poste lungo il sentieri che attraversa il paese.
Non essendoci illuminazione aerea, questo è ancora il modo tradizionale di illuminare la strada, insieme alla fioca luce delle case e dei ristoranti che stanno ora aprendo.
All'incrocio con la strada provinciale 7 speravo di trovare informazioni per il bus verso Nakatsugawa ma... non c'è nulla. L'ufficio informazioni turistiche è ovviamente chiuso a quest'ora, e oltre non ci sono che campi.
Consulto la mappa e vedo che la stazione più vicina è Ochaigawa, a circa sei chilometri. Nakatsugawa è oltre otto chilometri da qui, anche se è più servita. Non sono entusiasta all'idea di fare altri sei chilometri, ma non ci sono molte alternative; passo l'ultima casa che ormai è notte e mi incammino.
Il primo chilometro e mezzo è in mezzo ai campi, con alcune piccole guesthouse e case qui e là. Il buio scende in fretta, così come la temperatura, ma la stellata che si vede è assolutamente incredibile e mi spiace non aver portato il treppiede.
Il sentiero arriva al bivio - scendere giù per la strada acciottolata del periodo Edo, in mezzo alla foresta, senza luce a parte la torcia del telefonino, o scendere per la provinciale, rischiando di venire investito? Decido per il sentiero - non sono tutt'ora sicuro fosse la scelta migliore ma è quella che probabilmente rifarei pure oggi

una foresta di notte è un posto curioso: i rumori che ne interrompono il silenzio sono diversi da quelli del giorno, come anche gli animali che la abitano. Ovviamente non ho nessuna foto, dato che con la torcia riuscivo a vedere a malapena venti metri di fronte a me, mentre l'umidità iniziava a salire e formare una specie di nebbiolina sospesa. Il tratto è comunque corto, circa un chilometro.
Attraversato il Yubunesougo, il resto della camminata è all'interno dell'abitato di Ochiai, lungo il fiume, fino alla confluenza con il Kiso, dove si svolta verso nord-est seguendo quest'ultimo fino alla piccola fermata non presenziata. Arrivo dieci minuti scarsi prima del treno per Nakatsugawa - non ci sono macchinette per fare il biglietto, panico!
Salgo a bordo sperando di trovare il controllore e spiegare la situazione con google translate, ma trovo questo:
Tengo il biglietto e cambio al volo il treno a Nakatsugawa (non ci sarebbe stato il tempo materiale per fare il biglietto lì) e fermo il controllore appena dopo la partenza - a cui spiego la situazione. Sembra una cosa normale perché mi viene fatto il biglietto sul treno che pago senza multe o altro. Manca poco che mi addormenti, cullato dal rumore ritmico del treno sui binari, ma resisto.
Arrivo in hotel che sono le nove, dopo un veloce salto ad un 7-Eleven per qualcosa da mangiare; faccio appena in tempo a farmi una doccia e mettere la testa sul cuscino che mi addormento in un secondo - niente di meglio per dormire bene che fare una bella camminata
