Re: Chiesto il fallimento per Aeradria
Alla Regione interessa ancora l’aeroporto di Rimini?
Nella nuova domanda di concordato presentata da Aeradria si prevede una ricapitalizzazione per 6 milioni di euro e un minimo di 15 milioni di crediti convertiti in quote azionarie, su un totale di 47 milioni. In attesa che il Tribunale di Rimini si esprima sulla sua ammissibilità e, insieme, sull’istanza di fallimento richiesta dalla Procura per la società di gestione dell’Aeroporto internazionale di Rimini e San Marino ‘Federico Fellini’, una domanda resta. C’è una porta a cui Aeradria può bussare per chiedere aiuto? Che ruolo può o, meglio, potrà giocare la Regione Emilia Romagna qualora il Fellini sopravviva al pozzo di debiti scavato dal management?
Secondo l’associazione Cuore di Rimini all’istituzione regionale toccherebbe, se non per piacere almeno per dovere, una parte da protagonista. Infatti, ci spiegano, “abbiamo spulciato alcuni dati relativi alla politica delle infrastrutture della Regione Emilia Romagna e l'impressione che ne abbiamo ricavato è che gli investimenti su servizi universali, come il trasporto pubblico locale e le ferrovie, sono in realtà presenti esclusivamente su sola parte della Regione, quella emiliana. L'idea che ci è venuta sarebbe quella di richiedere strumenti di compensazione per i territori non giustamente interessati in particolari settori. Nel caso di Rimini facciamo riferimento all'aeroporto cittadino”.
Il lavoro di ricerca dell’Associazione ha riguardato in particolare le società Fer (Ferrovie Emilia Romagna), Sfm (il servizio ferroviario metropolitano di Bologna), People mover (il servizio che unirà la stazione con l’aeroporto di Bologna) e la fusione tra Atc e Fer per la nascita di Tper (Trasporto pubblico Emilia Romagna): ma cosa è emerso nel dettaglio?
Ferrovie Emilia Romagna (Fer). Sulla rete ferroviaria della regione è in corso di attuazione un piano straordinario di interventi, “che prevede importanti azioni per rinnovare il parco rotabile e per potenziare e rendere più moderna la rete regionale. Per la loro attuazione si fa ricorso sia a risorse già disponibili, sia ad altre fonti di finanziamento statali, oltre che a specifici stanziamenti regionali, per un totale di oltre 400 milioni di euro, destinati per circa il 50 per cento a interventi sulle infrastrutture e per la quota restante al rinnovo del materiale rotabile”.
I principali interventi infrastrutturali riguardano l’armamento ferroviario, l’elettrificazione di alcune linee, il miglioramento dell’accessibilità e delle condizioni funzionali di interconnessione in alcune stazioni, l’eliminazione di passaggi a livello e la messa in sicurezza della rete.
Ora, Cuore di Rimini fa notare che “la rete ferroviaria regionale è presente con le sue linee solo in Emilia” e segnala anche “che sono stati previsti due interramenti della ferrovia (a Ferrara e a Bologna di 42 milioni di euro ciascuno)”.
Servizio ferroviario metropolitano di Bologna (Sfm). “Il progetto prevede la trasformazione degli otto rami ferroviari ora esistenti in quattro linee passanti e una linea attestata a Bologna centrale, la costruzione di sedici nuove fermate di cui otto nel comune di Bologna, la riqualificazione delle fermate ferroviari esistenti, orari regolari e scadenzati”.
La gestione del servizio è regolata dalla Regione Emilia-Romagna, attraverso un Contratto sottoscritto nel luglio 2008 con il Consorzio trasporti integrati (costituito da Trenitalia e da TpER), gestori del servizio a seguito di gara di affidamento. Ma a questo proposito ci sono anche tanti dubbi: “tali servizi sono in perdita? Se sì, Rfi (la Rete ferroviaria italiana) li recupera attraverso l’incremento di biglietti su altre linee regionali?”.
La città di Bologna, fanno notare inoltre da CdR, “è riuscita anche a far girare i fondi a suo tempo previsti per la metrotranvia (ora accantonata) proprio sul Servizio ferroviario metropolitano. Le risorse previste per il completamento del Servizio e la filoviarizzazione delle linee portanti del trasporto pubblico urbano bolognese arrivano così a 362 milioni di euro, di cui 225 milioni costituiti dai finanziamenti nazionali stanziati a suo tempo per il progetto della metrotramvia, 126 messi a disposizione complessivamente dagli enti territoriali regionali (126 sono previsti come cofinanziamento da parte di Regione, Comune, TpER e Sfm) e quasi 11 milioni da parte di Rfi. Altra domanda: quali saranno i contributi a carico di Regione e TpER (che è una partecipata regionale)?”.
Infine, per People mover “la regione prevede un finanziamento a fondo perduto di 30 milioni di euro. Inoltre, secondo i patti parasociali, la società TpER dovrebbe acquisire entro il 2020 il controllo della società che sarà destinata a gestirebbe il People Mover come da bando. Anche se ci risulta che questa operazione sia stata stoppata dalla stessa authority degli appalti pubblici. Questo di fronte a un’opera che non è nelle condizioni di garantire alta capacità ed alta frequenza”.
In ogni caso la fusione Atc–Fer (da cui TpER) “è avvenuta con il bilancio non approvato dalla società di revisione esterna e dal collegio sindacale; ma, altra domanda che sorge, è avvenuta con un costo per la Regione?”.
Tanti interrogativi cui Cuore di Rimini vorrebbe rispondere anche grazie all’aiuto chiesto ad assessori (Maurizio Melucci) e consiglieri regionali (Roberto Piva, Pd, e Marco Lombardi, Pdl), a cui ha scritto e si è appellata, in attesa di risposte (qualcuna è arrivata). Certo è che, a giudicare dai numeri esposti, un aiutino al Fellini non dovrebbe essere un gran problema per le casse regionali. A patto di contare qualcosa in Regione
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