Botta e risposta tra la Regione Friuli Venezia Giulia e Alitalia sulla ripresa dei voli diretti tra Trieste e Roma Fiumicino. Al centro finisce il diverso trattamento tariffario che verrebbe applicato dallo scalo «Ronchi dei Legionari» alle low cost e al vettore tricolore. Ma sullo sfondo diventa sempre più evidente — dopo il caso dei collegamenti per Trapani — l’intenzione di Alitalia di riprendere l’operatività non più alle condizioni di prima, ma tornando a ripristinare servizi che almeno non siano più in perdita come prima.
L’accusa
I fatti. Negli scorsi giorni Alitalia almeno in questo momento non ha ripristinato i collegamenti diretti tra Trieste e Roma. I primi voli, stando ai sistemi di prenotazione, sembrano riprendere il 1° agosto. Una decisione che Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, trova sorprendente perché — sostiene — «non è nemmeno allineata al mercato». Quegli aerei — quattro voli giornalieri andata e ritorno — «viaggiavano sempre pieni», ha commentato Fedriga intervenendo a Radio 1. «C’è una negoziazione in corso da parte del nostro aeroporto — ha aggiunto il governatore —, ora si parla forse di un volo giornaliero
La replica
Accuse che, però, Alitalia respinge al mittente. Intervenendo così per la seconda volta in un paio di settimane sulle sue decisioni di network. «In merito a notizie stampa relative ai collegamenti da e per l’aeroporto di Trieste, Alitalia comunica di aver ricevuto dal gestore aeroportuale di “Ronchi dei Legionari” una quotazione tariffaria per il riavvio dei servizi aerei incomprensibilmente più elevata delle condizioni offerte alla concorrenza straniera», accusa l’azienda. Di quanto più elevata? L’ordine di grandezza, viene scritto, è «superiore a oltre il +100%». Il comunicato non menziona i nomi dei vettori che sarebbero avvantaggiati, ma il dito viene puntato contro gli accordi con le low cost.
Il dossier agli organi di controllo
E infatti il vettore tricolore fa sapere di aver «trasmesso ai vertici degli organi di controllo evidenze circa la discriminazione economica con la quale viene approcciata, atteggiamento imperante da parte della maggioranza degli aeroporti italiani». Secondo un dossier del Corriere di pochi giorni fa nel 2019 le sette più grandi low cost che operano in Italia hanno avuto benefici per almeno 391 milioni di euro dagli scali del nostro Paese se si considera il pacchetto di sconti, agevolazioni e contributi. Soltanto una fetta, però, perché c’è ancora una parte di contratti riservati con all’interno gli incentivi concessi
L’amministrazione straordinaria
«Come è ovvio l’efficientamento di Alitalia richiede anche di porre fine all’asimmetria competitiva esistente con le compagnie straniere che ricevono un servizio del tutto analogo», prosegue l’aviolinea tricolore. «Alitalia conferma infine che il ripristino in corso dei collegamenti aerei è condizionato esclusivamente dalla velocità di risalita della domanda impattata dalla pandemia Covid-19 e, per l’appunto, dall’ottenimento dagli aeroporti di condizioni economiche per il riavvio dei voli in linea con quelle offerte alle altre compagnie aeree». Contattata dal Corriere la società di gestione dell’aeroporto di Trieste non ha ancora risposto al momento della pubblicazione dell’articolo.
Il caso Trapani
Alcuni giorni fa le istituzioni siciliane — locali e regionali — hanno criticato la decisione di Alitalia di non riprendere i voli diretti tra Trapani e Roma/Milano. In risposta alle accuse il vettore ha spiegato che nel 2019 le due rotte si erano chiuse in perdita di 3,9 milioni di euro, pari a 31 euro per passeggero imbarcato su quei collegamenti, secondo i calcoli del Corriere, e con aerei riempiti in media del 58%. Il tutto proseguito con un’estate 2020 con «un numero di prenotazioni a luglio e agosto inferiore da Roma del 60% e da Milano del 30%». Anche sul fronte siciliano sullo sfondo c’è la battaglia sui tariffari diversificati e gli incentivi previsti alle low cost.
Polemica sullo stop ai voli Roma-Trieste. La Regione Friuli Venezia Giulia: «Scelta non allineata al mercato». La compagnia: «Perché paghiamo oltre il doppio dei vettori stranieri?»
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