E' evidente che qualche slide non possa che rappresentare il PI nelle sue linee generali e credo che nessuno di buon senso valuti ogni parola come scolpita nella pietra.
Il punto secondo me è un altro: ora non è possibile fare nessun piano industriale, se non di brevissimo periodo.
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Caro Belumosi, è raro che accada, ma stavolta sono in disaccordo con te.
Le espressioni “piano industriale” e “breve periodo” (e ancor più – ovviamente – brevissimo) sono in contraddizione fra loro: un piano industriale è per definizione rivolto agli assetti fondamentali, che non dipendono dall’andamento del mercato, ma dalle caratteristiche strutturali di quest’ultimo; e gli assetti industriali, dunque, non possono essere cambiati per variazioni di breve periodo. Adattati certamente sì, ma per adattarli occorre, prima, averli definiti.
È giusto discutere della qualità dei contenuti del piano industriale (io stesso ho avanzato alcuni dubbi), ma non credo sia buona cosa una navigazione a vista, finanche in un periodo come questo, che tu giustamente affermi non avere precedenti ed essere caratterizzato da variabili impazzite. Però, per quanto drammatica, questa non è una ragione sufficiente.
Anzi, è doveroso per un management determinare, in ogni situazione e scenario, chi e cosa si intende diventare, una volta che la tempesta Covid si sarà placata, e come lo si vorrà diventare.
Poi – ripeto – si può fare un buon piano o un cattivo piano, ma non si può non farlo, tanto più in una situazione nella quale pende il giudizio della Commissione Europea.
Sono invece d’accordo con te sulla riduzione ai minimi termini in questa fase (qui, davvero, non c’è altro da fare), per poi rivedere alcuni o molti aspetti quando si avranno di nuovo prospettive di crescita del mercato. Se questi aspetti saranno molti o alcuni, tuttavia, dipenderà solo in parte dai numeri e molto dagli eventuali cambiamenti strutturali e qualitativi del settore.