Stamattina il Fatto Quotidiano pubblica questo:
Giorgia Meloni vuole bloccare la vendita di Ita Airways. E come Berlusconi nel 2008 promette: “Rilanceremo noi la compagnia di bandiera”
La crisi di Alitalia dura da vent'anni ed è costata ai cittadini italiani 13 miliardi di euro. Nel 2008 il governo di Silvio Berlusconi bloccò la cessione ad Air France Klm e lanciò l'avventura dei "capitani coraggiosi", finì con la compagnia che perdeva 1,5 milioni di euro al giorno. Ora le parole della leader di FdI fanno rumore anche in Germania, tanto che l'Handelsblatt scrive: "Se dovesse diventare capo del governo, Lufthansa dovrebbe probabilmente accantonare il suo progetto"
di Mauro Del Corno | 3 AGOSTO 2022
In quell’interminabile gioco dell’oca che è diventata la vendita di
Alitalia prima e di
Ita Airways adesso, si rischia di tornare, di nuovo, alla
casella di partenza. Nel frattempo la compagnia si è via via rimpicciolita, oggi ha una
mini flotta di una cinquantina di aerei (meno di un quinto di Air France), ed è costata ai cittadini italiani
13 miliardi di euro. Cifra che oggi consentirebbe di comprare Lufthansa e Air France messe insieme. “Dal 25 settembre in poi tutto potrà cambiare e al
rilancio della nostra compagnia aerea di bandiera penserà chi governerà. Ora che abbiamo affrontato sacrifici indicibili per comprimerne i costi, occorre
valutare con attenzione la presenza dello Stato nella compagnia e la partecipazione azionaria di altri partner”, ha dichiarato oggi la presidente di Fratelli d’Italia,
Giorgia Meloni che ha concrete possibilità di entrare a palazzo Chigi dopo le elezioni. Meloni ha aggiunto di augurarsi che “Il presidente Draghi smentisca l’ipotesi di
un’accelerazione del processo di vendita di Ita a Lufthansa. È un argomento del quale si sta parlando molto sui media e che ci fa
letteralmente sobbalzare visto che il governo è dimissionario e può occuparsi solo di affari correnti. Questo non lo sarebbe affatto. Saremmo tutti molto più sereni se arrivasse dal presidente Draghi una sua smentita”. Parole che hanno fatto rumore anche in
Germania: “Se Meloni dovesse effettivamente diventare capo del governo, Lufthansa dovrebbe probabilmente
accantonare il suo progetto di ingresso in Ita”, scrive
Handelsblatt, in un articolo firmato da Jens Koenen e Christian Wermke. Il maggiore quotidiano economico tedesco sottolinea che l’offerta di acquisizione di
Lufthansa stava andando
a buon fine, ma che un’eventuale vittoria di Fratelli d’Italia alle urne diventerebbe un
ostacolo. Lufthansa non fa commenti, si legge, ma segue con “massima
attenzione” gli sviluppi.
Ita Airways, sorta dalle ceneri di Alitalia, è controllata
al 100% del ministero del Tesoro. Esito terminale di una crisi che dura da oltre vent’anni. Nel 2007 la vicenda sembrava essere vicina ad una svolta risolutiva. Il governo Prodi era infatti ad un passo da
un accordo con Air France – Klm per la cessione della compagnia, operazione che sarebbe avvenuta a ben altre condizioni di favore per il vettore italiano rispetto a quelle attuali e che avrebbe portato nelle casse del Tesoro 1,7 miliardi.
Silvio Berlusconi, in procinto di ridiventare presidente del Consiglio, però bloccò tutto per
“salvaguardare l’italianità”. Partì quindi la poco fortunata avventura dei
“capitani coraggiosi”, guidati da
Roberto Colaninno a cui si unirono anche i
Benetton, Tronchetti Provera, i Riva dell’Ilva ed
Emma Marcegaglia. Prima però la compagnia venne divisa in due e la parte con
debiti per un miliardo (la “bad company”)
accollata allo Stato che dovette anche sobbarcarsi la cassa integrazione per i
7mila esuberi. Andò comunque male con la compagnia arrivata a perdere
1,5 milioni al giorno. Così, nel 2013, la
“crème” dell’imprenditoria italiana gettò la spugna.
Con la stampella di Poste Italiane, che entra nell’azionariato,
il governo Letta strappa nel 2015 un accordo con la compagnia
di Abu Dhabi Ethiad. Nuovi tagli (sempre a carico dello Stato) e nuova avventura. Andrà male pure questa. Dal 2017 la compagnia finisce in
amministrazione straordinaria. Nel 2018 il governo stacca un
assegno da 900 milioni di euro per tenere a galla la compagnia. Seguono anni
di trattative e improbabili ipotesi di cordate che coinvolgono a vario titolo Atlantia dei Benetton, Ferrovie dello Stato, Easyjet, Delta, Lufthansa e altri. Non se ne farà nulla. Intanto però lo Stato continua a versare centinaia di milioni nelle casse della compagnia. Lo scorso ottobre decolla
Ita Airways, in teoria una nuova compagnia senza legami con Alitalia per soddisfare le richieste di Bruxelles. In realtà un vettore che opera in
piena continuità con il precedente. I tagli di personale e di flotta però sono significativi. La nuova compagnia parte con circa
3mila dipendenti, quasi 10 mila in meno dell’ex Alitalia. Negli organici troveranno però posto
tutti gli storici sindacalisti di Alitalia.
L’esordio tra pandemia e ambiguità degli obiettivi è oggettivamente complicato. In poco tempo anche Ita inizia a imbarcare perdite fino a circa 2 milioni di euro al giorno. Nel frattempo, vettori low cost come Easyjet e soprattutto Ryanair, hanno riempito i vuoti lasciati dal progressivo ridimensionamento della compagnia di bandiera. Ad onor del vero Ita avrebbe messo a segno
il primo piccolo utile nel mese di giugno. Lo ha annunciato il presidente
Alfredo Altavilla che si è peraltro lamentato per lo stipendio da 400mila euro fissi e altri 400mila variabili giudicandolo troppo modesto e
“lesivo della sua storia”.
Come lasciato intendere dagli stessi vertici,
Ita è nata per essere venduta e la cessione avrebbe dovuto assumere una qualche concretezza già da un po’. “Entro fine giugno”, avevano annunciato presidente e amministratore delegato. In lizza due cordate: quella di
Air France, Delta e fondo Certares e quella del gruppo navale Msc di
Gianluigi Aponte affiancato da
Lufthansa. Quest’ultima sembrerebbe aver prevalso, il governo Draghi vorrebbe chiudere entro l’estate, a meno che le vicende politiche non azzerino tutto. Intanto Ita ha chiesto al ministero del Tesoro di versare
altri 400 milioni di euro per continuare a volare. La somma si aggiunge ai 720 milioni già spesi per la compagnia.