ITA chiede ad Aeroitalia la rinuncia al suo marchio: eccessiva somiglianza ad Alitalia


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Ita Airways: Il presidente Antonio Turicchi cerca di nascondere la verità dei fatti?

Ita in crisi, i vertici nella prossima semestrale come dimostreranno le perdite?


Quanto successo due giorni fa circa la querelle tra ITA ed Aeroitalia ha provocato l’ilarità di molti. ITA nel bel mezzo dei suoi tanti problemi e a sua volta vero problema irrisolto del governo italiano, trova persino il tempo di contestare ad Aeroitalia il proprio marchio e persino il proprio nome ed infine per non farsi mancare nulla anche un dominio non suo confondendo aeroitalia.com (dominio di Aeroitalia) con aeroitalia.it.

A prima vista il reclamo potrebbe sembrare del tutto inopportuno, fuori tempo massimo (Aeroitalia è ormai operativa da quasi due anni) e persino gigionesco tanto da provocare numerosi commenti ironici sui social. L’opinione di molti è che ITA non potendo competere con l’efficienza di Aeroitalia cerchi escamotage e pretesti per rendere la vita difficile alla giovane aerolinea italiana. Ci può stare! Ma per quanto risulta in esclusiva ad AVIONEWS non è questa l’unica motivazione che ha spinto la compagnia di bandiera ad intraprendere questa azione verso la giovane rivale.

In realtà ci sono due strane coincidenze che possono avere a che fare con questa presa di posizione di ITA. La prima riguarda la necessità da parte di ITA, su richiesta del collegio sindacale, di rideterminare il valore del marchio Alitalia, acquisito due anni fa dall’amministrazione straordinaria e appostato per un valore di 90 milioni tra le immobilizzazioni immateriali del bilancio di ITA. E’ evidente che non si può non ottemperare ad un cospicua svalutazione a bilancio di un marchio ormai da due anni messo in un cassetto e non più utilizzato dal compratore anche per accentuare la discontinuità con Alitalia in ottemperanza a quanto richiesto dalla Commissione Trasporti della Comunità Europea. Probabilmente il voler in qualche modo accostare Aeroitalia ad Alitalia, serve al CdA di ITA per poter affermare ancora oggi la validità del marchio Alitalia, che quindi sarebbe ancora oggi un brand altisonante tale da aver permesso ad Aeroitalia di conquistare una notevole fetta di mercato.

Le premesse della lettera inviata da ITA ad Aeroitalia e resa pubblica da quest’ultima, in realtà sembrano più rivolte al collegio sindacale di ITA che alla destinataria della missiva. Del resto, considerando le copiose perdite a cui la compagnia di bandiera è andata incontro sin dalla sua nascita, una svalutazione di una posta all’attivo dello stato patrimoniale per diverse decine di milioni potrebbe determinare una riduzione del capitale tale da portare ITA nelle condizioni previste dall’art. 2447 c.c., ovvero constatazione da parte del CdA e del collegio di sindacale della perdita di oltre i 2/3 del capitale sociale. A quel punto il CdA di ITA, per come previsto dalla legge, al fine di garantire la continuità aziendale dovrebbe convocare senza indugio l’assemblea dei soci per reintegrare con immediatezza il capitale perduto. A sua volta questo creerebbe non pochi problemi al Governo italiano che dopo la recente donazione di 250 milioni di euro nelle casse di ITA, ha raggiunto l’importo massimo della capitalizzazione autorizzato per ITA dalla Comunità europea, pari a 1 miliardo e trecentocinquanta milioni di euro.

Oltre questo importo ulteriori dazioni sarebbero aiuti di Stato e creerebbero non pochi problemi al Governo che di fatto si troverebbe a compiere una infrazione rispetto a quanto stabilito dalla Commissione Europea nell’atto autorizzativo della commissione alla nascita di ITA in discontinuità con Alitalia. Va da sé quindi che questa azione nei confronti di Aeroitalia possa servire ad ITA nel non svalutare l’immobilizzazione del marchio Alitalia al di sotto della soglia che ridurrebbe il capitale sotto i limiti previsto dall’art 2447 del codice civile. Il sospetto è che ITA, con questa inusuale iniziativa stia usando Aeroitalia per salvarsi dal rischio di dover constatare l’assenza della propria continuità aziendale.

La seconda coincidenza di cui AVIONEWS è venuta a conoscenza è quella invece legata ad uno degli argomenti più “nascosti e misteriosi” che riguardano la compagnia di bandiera italiana, ovvero i contratti di leasing ed in special modo i contratti di leasing relativi al rinnovo della flotta per una cifra pare assai vicina ai 2 miliardi di dollari. Una cifra monstre che ITA si è impegnata a corrispondere al lessor Air Lease Corporation (ALC) nei prossimi anni a pagamento dei leasing operativi relativi a circa una trentina dei suoi nuovi Airbus. CI risulta che la scorsa settimana il presidente di ALC Steve Hazy, sia stato a Roma per incontrare i vertici di ITA, ma soprattutto pare che nella stessa visita a Roma ci sia stato un incontro riservatissimo presso il ministero dei Trasporti con il ministro e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini. All’incontro in questione pare che il potentissimo Hazy abbia voluto la presenza dell’amministratore delegato di Aeroitalia Gaetano Intrieri. Non sono noti ad AVIONEWS, tutti i temi trattati durante la riunione, ma secondo fonti del ministero dell’Economia e delle Finanze il ministro Salvini a margine della stessa pare abbia avuto una lunga interlocuzione con il collega di governo e di partito ministro Giorgietti riferendo a quest’ultimo che Hazy abbia chiesto precise garanzie al Governo italiano circa la continuità aziendale di ITA.

AVIONEWS ha sentito Gaetano Intrieri aL riguardo, che però non ha voluto rilasciare alcun commento e si è trincerato dietro un secco no comment. Evidentemente ci viene da pensare che Hazy creda molto poco alla possibilità che Lufthansa entri in ITA altrimenti non si comprenderebbero le preoccupazioni espresse al vicepresidente del Consiglio italiano e soprattutto non si spiegherebbe il confronto immediato che a margine dell’incontro il ministro Salvini abbia avuto con il suo collega ministro Giorgietti. Quello che invece appare certo è che il MEF abbia immediatamente avvisato il presidente di ITA Antonio Turicchi notoriamente molto legato ai vertici del ministero delle Finanze. Il dott. Turicchi, dopo aver di fatto defenestrato Fabio Lazzarini ed aver messo all’angolo con un escamotage quasi grottesco il promesso sostituto Joerg Heberhart, manager Lufthansa che ormai da tempo immemorabile segue il dossier Alitalia/ITA per conto dei tedeschi, ha di fatto il totale controllo di ITA che continua a perdere molti soldi e il cui futuro ormai nessuno è più in grado di comprendere. A voler pensare male l’atto di ITA verso Aeroitalia si può anche leggere come un atto di ritorsione di Turicchi verso Intrieri per non si sa quali motivi, e del resto è difficile credere che la vicinanza temporale dei due episodi sia solo una coincidenza.

Di certo appare davvero strano che all’interno di ITA in un momento così delicato e difficile per la compagnia si possa pensare ad iniziare una disputa legale con Aeroitalia per meri fini di brand; le coincidenze sono troppe ed a pensare male, come diceva qualcuno, spesso ci si prende...

Fonte: AVIONEWS
 

Paolo_61

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Ita Airways: Il presidente Antonio Turicchi cerca di nascondere la verità dei fatti?

Ita in crisi, i vertici nella prossima semestrale come dimostreranno le perdite?


Quanto successo due giorni fa circa la querelle tra ITA ed Aeroitalia ha provocato l’ilarità di molti. ITA nel bel mezzo dei suoi tanti problemi e a sua volta vero problema irrisolto del governo italiano, trova persino il tempo di contestare ad Aeroitalia il proprio marchio e persino il proprio nome ed infine per non farsi mancare nulla anche un dominio non suo confondendo aeroitalia.com (dominio di Aeroitalia) con aeroitalia.it.

A prima vista il reclamo potrebbe sembrare del tutto inopportuno, fuori tempo massimo (Aeroitalia è ormai operativa da quasi due anni) e persino gigionesco tanto da provocare numerosi commenti ironici sui social. L’opinione di molti è che ITA non potendo competere con l’efficienza di Aeroitalia cerchi escamotage e pretesti per rendere la vita difficile alla giovane aerolinea italiana. Ci può stare! Ma per quanto risulta in esclusiva ad AVIONEWS non è questa l’unica motivazione che ha spinto la compagnia di bandiera ad intraprendere questa azione verso la giovane rivale.

In realtà ci sono due strane coincidenze che possono avere a che fare con questa presa di posizione di ITA. La prima riguarda la necessità da parte di ITA, su richiesta del collegio sindacale, di rideterminare il valore del marchio Alitalia, acquisito due anni fa dall’amministrazione straordinaria e appostato per un valore di 90 milioni tra le immobilizzazioni immateriali del bilancio di ITA. E’ evidente che non si può non ottemperare ad un cospicua svalutazione a bilancio di un marchio ormai da due anni messo in un cassetto e non più utilizzato dal compratore anche per accentuare la discontinuità con Alitalia in ottemperanza a quanto richiesto dalla Commissione Trasporti della Comunità Europea. Probabilmente il voler in qualche modo accostare Aeroitalia ad Alitalia, serve al CdA di ITA per poter affermare ancora oggi la validità del marchio Alitalia, che quindi sarebbe ancora oggi un brand altisonante tale da aver permesso ad Aeroitalia di conquistare una notevole fetta di mercato.

Le premesse della lettera inviata da ITA ad Aeroitalia e resa pubblica da quest’ultima, in realtà sembrano più rivolte al collegio sindacale di ITA che alla destinataria della missiva. Del resto, considerando le copiose perdite a cui la compagnia di bandiera è andata incontro sin dalla sua nascita, una svalutazione di una posta all’attivo dello stato patrimoniale per diverse decine di milioni potrebbe determinare una riduzione del capitale tale da portare ITA nelle condizioni previste dall’art. 2447 c.c., ovvero constatazione da parte del CdA e del collegio di sindacale della perdita di oltre i 2/3 del capitale sociale. A quel punto il CdA di ITA, per come previsto dalla legge, al fine di garantire la continuità aziendale dovrebbe convocare senza indugio l’assemblea dei soci per reintegrare con immediatezza il capitale perduto. A sua volta questo creerebbe non pochi problemi al Governo italiano che dopo la recente donazione di 250 milioni di euro nelle casse di ITA, ha raggiunto l’importo massimo della capitalizzazione autorizzato per ITA dalla Comunità europea, pari a 1 miliardo e trecentocinquanta milioni di euro.

Oltre questo importo ulteriori dazioni sarebbero aiuti di Stato e creerebbero non pochi problemi al Governo che di fatto si troverebbe a compiere una infrazione rispetto a quanto stabilito dalla Commissione Europea nell’atto autorizzativo della commissione alla nascita di ITA in discontinuità con Alitalia. Va da sé quindi che questa azione nei confronti di Aeroitalia possa servire ad ITA nel non svalutare l’immobilizzazione del marchio Alitalia al di sotto della soglia che ridurrebbe il capitale sotto i limiti previsto dall’art 2447 del codice civile. Il sospetto è che ITA, con questa inusuale iniziativa stia usando Aeroitalia per salvarsi dal rischio di dover constatare l’assenza della propria continuità aziendale.

La seconda coincidenza di cui AVIONEWS è venuta a conoscenza è quella invece legata ad uno degli argomenti più “nascosti e misteriosi” che riguardano la compagnia di bandiera italiana, ovvero i contratti di leasing ed in special modo i contratti di leasing relativi al rinnovo della flotta per una cifra pare assai vicina ai 2 miliardi di dollari. Una cifra monstre che ITA si è impegnata a corrispondere al lessor Air Lease Corporation (ALC) nei prossimi anni a pagamento dei leasing operativi relativi a circa una trentina dei suoi nuovi Airbus. CI risulta che la scorsa settimana il presidente di ALC Steve Hazy, sia stato a Roma per incontrare i vertici di ITA, ma soprattutto pare che nella stessa visita a Roma ci sia stato un incontro riservatissimo presso il ministero dei Trasporti con il ministro e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini. All’incontro in questione pare che il potentissimo Hazy abbia voluto la presenza dell’amministratore delegato di Aeroitalia Gaetano Intrieri. Non sono noti ad AVIONEWS, tutti i temi trattati durante la riunione, ma secondo fonti del ministero dell’Economia e delle Finanze il ministro Salvini a margine della stessa pare abbia avuto una lunga interlocuzione con il collega di governo e di partito ministro Giorgietti riferendo a quest’ultimo che Hazy abbia chiesto precise garanzie al Governo italiano circa la continuità aziendale di ITA.

AVIONEWS ha sentito Gaetano Intrieri aL riguardo, che però non ha voluto rilasciare alcun commento e si è trincerato dietro un secco no comment. Evidentemente ci viene da pensare che Hazy creda molto poco alla possibilità che Lufthansa entri in ITA altrimenti non si comprenderebbero le preoccupazioni espresse al vicepresidente del Consiglio italiano e soprattutto non si spiegherebbe il confronto immediato che a margine dell’incontro il ministro Salvini abbia avuto con il suo collega ministro Giorgietti. Quello che invece appare certo è che il MEF abbia immediatamente avvisato il presidente di ITA Antonio Turicchi notoriamente molto legato ai vertici del ministero delle Finanze. Il dott. Turicchi, dopo aver di fatto defenestrato Fabio Lazzarini ed aver messo all’angolo con un escamotage quasi grottesco il promesso sostituto Joerg Heberhart, manager Lufthansa che ormai da tempo immemorabile segue il dossier Alitalia/ITA per conto dei tedeschi, ha di fatto il totale controllo di ITA che continua a perdere molti soldi e il cui futuro ormai nessuno è più in grado di comprendere. A voler pensare male l’atto di ITA verso Aeroitalia si può anche leggere come un atto di ritorsione di Turicchi verso Intrieri per non si sa quali motivi, e del resto è difficile credere che la vicinanza temporale dei due episodi sia solo una coincidenza.

Di certo appare davvero strano che all’interno di ITA in un momento così delicato e difficile per la compagnia si possa pensare ad iniziare una disputa legale con Aeroitalia per meri fini di brand; le coincidenze sono troppe ed a pensare male, come diceva qualcuno, spesso ci si prende...

Fonte: AVIONEWS
Sono gli stessi che sei mesi fa blateravano (assolutamente a caxxo) di mancata convocazione dell’assemblea per una presunta obbligatoria liquidazione?
E guarda caso citano (senza citarlo) l’AD della controparte del contenzioso.
Articolo (parolone) fantastico
 

Farfallina

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Sono gli stessi che sei mesi fa blateravano (assolutamente a caxxo) di mancata convocazione dell’assemblea per una presunta obbligatoria liquidazione?
E guarda caso citano (senza citarlo) l’AD della controparte del contenzioso.
Articolo (parolone) fantastico
Ma vi pare che uno scafato come Hazy si mette a fare i giochini con Salvini (quando nel governo conta ormai pochissimo) e non con Meloni o Giorgetti che è il referente della Meloni nella Lega?
Poi a che titolo Hazy imporrebbe a Salvini di chiamare Intieri a un incontro dove si parla di ITA che con tutto il bene che gli si può volere è il CEO di una compagnia con una manciata di B737 maggiorenni?
Avessero citato MSC allora allora poteva pure risultare credibile una storia che risulta poco poco credibile e non ha senso riguardo alle elucubrazioni su una eventuale ricapitalizzazione ecc...
 

leerit

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Per tornare al contenuto piu' stretto della discussione ho trovato sul web alcun riferimenti alla querelle Ita - Aeroitalia.
Per poter chiedere la rinuncia ad un marchio che sembra simile vi debbono essere dei presupposti.
Innanzitutto che le due societa' operino nello stesso settore.
Poi che non sia passato troppo tempo (ho letto che il limite dovrebbe essere di 5 anni)
E veniamo poi agli elementi che vengono analizzati.


Le 3 fasi della comparazione
Comparazione visiva

Nel caso di due marchi verbali, la comparazione visiva analizza il numero e la sequenza delle lettere e delle sillabe di cui i due marchi sono composti.
Quando la comparazione visiva ha ad oggetto un marchio verbale e un marchio figurativo, assumerà importanza analizzare se i due marchi condividono un notevole numero di lettere nella stessa posizione e quanto sono stilizzati gli elementi presenti nel marchio figurativo.
Nel caso di due marchi figurativi, l’analisi verterà solo sulle immagini di cui sono composti.

Comparazione fonetica

Occorre considerare il numero e la sequenza delle sillabe che compongono i due marchi.
I marchi puramente figurativi sono esclusi dalla valutazione fonetica.

Comparazione concettuale

Secondo le direttive dell’EUIPO (parte C, opposizione, paragrafo 3.4.3)
“il contenuto semantico di un marchio è ciò che esso significa, ciò che evoca o, qualora si tratti di un’immagine o di una forma, ciò che rappresenta”.
Ad esempio, se il marchio è verbale, occorre considerare il significato della parola che lo compone nei dizionari del territorio di riferimento. Ciò significa che, se si tratta di un marchio italiano, occorre vedere se le parole di cui è composto il marchio hanno un significato nella lingua italiana.

Risultato della comparazione

La comparazione può condurre a tre diversi risultati: i marchi sono identici, i marchi sono simili (con diversi gradi di somiglianza) oppure i marchi sono dissimili.

Marchi identici

Il concetto di identità deve essere interpretato in modo restrittivo: due marchi sono considerati identici solo se coincidono perfettamente in tutti i loro elementi oppure nel caso esistano tra loro differenze talmente insignificanti da passare inosservate agli occhi del consumatore medio.
L’identità significa piena coincidenza a tutti i livelli di comparazione, cioè visivo, fonetico e semantico.

Marchi simili

In questo caso è necessario valutare gli elementi distintivi dei due marchi in comparazione.

La celebre sentenza Sabèl della Corte di Giustizia C-251/95 dell’11 novembre 1997 ha chiaramente enunciato il seguente principio:
“La valutazione globale deve fondarsi, per quanto attiene alla somiglianza visuale, auditiva o concettuale dei marchi di cui trattasi, sull’impressione complessiva prodotta dai marchi, tenendo in considerazione, in particolare, degli elementi distintivi e dominanti dei marchi medesimi”.
Questo significa che, quando effettuiamo la comparazione tra due marchi, è molto importante valutare il grado di distintività degli elementi di cui i marchi sono composti, perché un conto è avere in comune un elemento poco o per nulla distintivo, altra cosa è averne uno fortemente distintivo.

È chiaro che la comunanza di un elemento fortemente distintivo avrà maggior peso nel far pendere la bilancia verso un giudizio di somiglianza dei marchi. Se, viceversa, l’unico elemento in comune sarà quello scarsamente distintivo, è probabile che il grado di somiglianza tra i due marchi sarà considerato tenue o addirittura inesistente.

Per quanto riguarda, invece, la valutazione degli elementi dominanti dei marchi, la prassi dell’EUIPO è di circoscriverne l’esame all’impatto visivo, considerando dominanti gli elementi “visivamente rilevanti”.

Marchi dissimili

Oltre all’ipotesi in cui i due marchi non abbiano elementi in comune sotto nessuno dei tre aspetti in cui si articola la comparazione,

“i segni sono dissimili se l’unico elemento che hanno in comune è trascurabile in uno o entrambi i marchi nel senso che, a motivo della sua dimensione e/o posizione, probabilmente passerà inosservato o verrà trascurato dal pubblico di riferimento”.
A voi le conclusioni ed i commenti.
 

belumosi

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Per curiosità sono andato a rileggere i commenti sulla livrea dei vari forumisti quando vennero diffuse le prime foto.
Due interventi in particolare:

in tutto e per tutto per richiamare Alitalia e il suo fu brand.
E in risposta:

Dopo la scelta di ITA di un costoso re-brand senza senso non potevano fargli miglior regalo.
Diversamente dalla mia percezione personale, se anche dei forumisti esperti come EEA e Farfallina hanno ravvisato un forte richiamo complessivo ad AZ, è difficile immaginare che non possa essere lo stesso per una parte dei normali viaggiatori.

Suggerisco la rilettura delle prime pagine del 3d Aeroitalia:

 

East End Ave

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Per curiosità sono andato a rileggere i commenti sulla livrea dei vari forumisti quando vennero diffuse le prime foto.
Due interventi in particolare:



E in risposta:



Diversamente dalla mia percezione personale, se anche dei forumisti esperti come EEA e Farfallina hanno ravvisato un forte richiamo complessivo ad AZ, è difficile immaginare che non possa essere lo stesso per una parte dei normali viaggiatori.

Suggerisco la rilettura delle prime pagine del 3d Aeroitalia:

Grazie sempre @belumosi per la tua precisione e dedizione alla cultura del forum; riconfermo la percezione che ebbi allora, come che rompergli le scatole per questo sia oggi ridicolo.
Richiama(va) Alitalia, che oggi non esiste piu' (?), ITA ha deciso per un rebrand totale tentando di mischiare le carte ai burocrati di Bruxelles salvo poi spendere denaro pubblico per riacquistare il marchio con la caghetta che qualcuno (magari lo stesso Intrieri) potesse fargli lo scherzetto. Se davvero un domani qualcosa si chiamera' Alitalia o avra' quei logo, dopo che sono stati spesi milioni per ripittare e ribrandizzare la nuova creatura, beh, sara' stata solo l'ennesima ruberia di Stato atta a mungere la vacca AZ anche da defunta.
 
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leerit

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Alitalia è stata la compagnia di bandiera dell’Italia per oltre 70 anni e per milioni di italiani è stata l’icona del viaggio aereo e la porta d’accesso per il resto del mondo: al 2019, infatti, oltre alle 26 destinazioni nel nostro Paese ne serviva altre 83, sia dentro che fuori l’Europa.


Nel 2017, tuttavia, l’azienda è stata messa sotto Amministrazione Straordinaria da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze e nel 2020 è stata annunciata la costituzione di una nuova compagnia di bandiera, ITA Airways, che ha definitivamente sostituito Alitalia a partire dal 15 ottobre 2021.


ITA si è trovata in una posizione decisamente particolare: raccogliere l’eredità della storia dell’aviazione commerciale italiana, ma al contempo l’immagine negativa di una società che ha avuto molte difficoltà economiche che hanno portato a numerosi licenziamenti e consistenti aiuti statali per salvarla.


Non stupisce che ITA abbia voluto dare un taglio netto con il passato: nuovo nome societario, nuovo logo, nuova livrea degli aerei e nuove divise. Anche la campagna pubblicitaria afferma, senza mezzi termini, che i consumatori non devono farsi influenzare da ciò che era Alitalia nell’approcciarsi a ITA.


Tuttavia, nonostante questo, ITA ha comprato il marchio Alitalia per 90 milioni: come mai?


Tra settembre e ottobre 2021 è stato messo all’asta il marchio Alitalia nell’ambito della procedura di amministrazione controllata con prezzo base di 290 milioni di euro. Ovviamente non si tratta di un solo marchio, ma di un esteso portafoglio marchi presente in molti Paesi del mondo.


Ci sono diversi motivi dietro una simile cifra: si tratta di un marchio presente sul mercato da 74 anni, con il logo tricolore e con la ‘A’ ad impennaggio che è nato nel 1969 e che è rimasto fedele a se stesso da allora, nonostante diversi restyling.


Alitalia non è stata però solo una compagnia aerea: è stata ambasciatrice della moda italiana, con le divise del personale di bordo sempre disegnate dagli stilisti più in voga del momento, è stata sponsor di grandi eventi e di team sportivi, e linea scelta da importanti personalità politiche e dell’intrattenimento.


Tuttavia, la connotazione negativa associata a questo marchio ha sicuramente sminuito il suo valore agli occhi di molti e l’asta è andata deserta.


Il marchio è stato infine acquistato il 14 ottobre da ITA per 90 milioni, che però ha dichiarato di non voler comunque usare il nome Alitalia, ed è ufficialmente debuttata il giorno successivo come ITA Airways.


Sono diversi i motivi che hanno portato ad acquistare il marchio senza però il desiderio di mantenere una continuità con la precedente azienda.


In primo luogo, c’è una considerazione di ordine pratico: l’iniziale flotta di ITA è composta dai mezzi di Alitalia, che ancora sfoggiano la vecchia livrea e quindi l’acquisizione dei diritti sul marchio permette alla nuova azienda di utilizzarli così come sono senza esporsi a contestazioni, in attesa che entrino in servizio le nuove aeromobili con la foggia azzurra scelta dalla compagnia.


È invece di natura strategica la decisione di acquistare il marchio Alitalia per impedire che venga rilevato da altri: questo permette a ITA di tutelarsi contro altre società che vorrebbero sfruttare il nome della vecchia compagnia di bandiera per cercare di imporsi sul mercato e fare concorrenza ad ITA.


Tale decisione è comunque valida ed efficace solo nel breve periodo dato che le varie normative dei paesi coninvolti prevedono (con termini che variano dai 3 ai 5 anni a seconda delle giurisdizioni) l’obbligo di utilizzo del marchio registrato pena la possible decadenza ex officio ovvero tramite eventuali azioni ostili di terzi.


Inoltre, prima della sua inaugurazione ufficiale, ITA si era presentata con un logo dichiarato come provvisorio; a seguito dell’acquisto del marchio di Alitalia, è stato presentato un nuovo logo che, nonostante il desiderio di staccarsi dal passato, mostra diverse similitudini con il suo predecessore.


ITA ha scelto di impiegare tonalità di verde e rosso molto simili a quelle di Alitalia, così come la ‘A’ che imita l’impennaggio di un aereo: con l’acquisizione dei diritti sul marchio, tuttavia, ITA può fare queste scelte senza ripercussioni legali.


Il caso illustrato evidenzia così alcuni importanti principi in materia di marchio:


  • Un marchio consolidato nell’immaginario collettivo può avere un grande valore economico;
  • Un marchio acquisito è una risorsa nel breve periodo anche se non direttamente utilizzato perché protegge il detentore da potenziali infrazioni di proprietà intellettuale e impedisce ad altri di usarlo.


 

East End Ave

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Alitalia è stata la compagnia di bandiera dell’Italia per oltre 70 anni e per milioni di italiani è stata l’icona del viaggio aereo e la porta d’accesso per il resto del mondo: al 2019, infatti, oltre alle 26 destinazioni nel nostro Paese ne serviva altre 83, sia dentro che fuori l’Europa.


Nel 2017, tuttavia, l’azienda è stata messa sotto Amministrazione Straordinaria da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze e nel 2020 è stata annunciata la costituzione di una nuova compagnia di bandiera, ITA Airways, che ha definitivamente sostituito Alitalia a partire dal 15 ottobre 2021.


ITA si è trovata in una posizione decisamente particolare: raccogliere l’eredità della storia dell’aviazione commerciale italiana, ma al contempo l’immagine negativa di una società che ha avuto molte difficoltà economiche che hanno portato a numerosi licenziamenti e consistenti aiuti statali per salvarla.


Non stupisce che ITA abbia voluto dare un taglio netto con il passato: nuovo nome societario, nuovo logo, nuova livrea degli aerei e nuove divise. Anche la campagna pubblicitaria afferma, senza mezzi termini, che i consumatori non devono farsi influenzare da ciò che era Alitalia nell’approcciarsi a ITA.


Tuttavia, nonostante questo, ITA ha comprato il marchio Alitalia per 90 milioni: come mai?


Tra settembre e ottobre 2021 è stato messo all’asta il marchio Alitalia nell’ambito della procedura di amministrazione controllata con prezzo base di 290 milioni di euro. Ovviamente non si tratta di un solo marchio, ma di un esteso portafoglio marchi presente in molti Paesi del mondo.


Ci sono diversi motivi dietro una simile cifra: si tratta di un marchio presente sul mercato da 74 anni, con il logo tricolore e con la ‘A’ ad impennaggio che è nato nel 1969 e che è rimasto fedele a se stesso da allora, nonostante diversi restyling.


Alitalia non è stata però solo una compagnia aerea: è stata ambasciatrice della moda italiana, con le divise del personale di bordo sempre disegnate dagli stilisti più in voga del momento, è stata sponsor di grandi eventi e di team sportivi, e linea scelta da importanti personalità politiche e dell’intrattenimento.


Tuttavia, la connotazione negativa associata a questo marchio ha sicuramente sminuito il suo valore agli occhi di molti e l’asta è andata deserta.


Il marchio è stato infine acquistato il 14 ottobre da ITA per 90 milioni, che però ha dichiarato di non voler comunque usare il nome Alitalia, ed è ufficialmente debuttata il giorno successivo come ITA Airways.


Sono diversi i motivi che hanno portato ad acquistare il marchio senza però il desiderio di mantenere una continuità con la precedente azienda.


In primo luogo, c’è una considerazione di ordine pratico: l’iniziale flotta di ITA è composta dai mezzi di Alitalia, che ancora sfoggiano la vecchia livrea e quindi l’acquisizione dei diritti sul marchio permette alla nuova azienda di utilizzarli così come sono senza esporsi a contestazioni, in attesa che entrino in servizio le nuove aeromobili con la foggia azzurra scelta dalla compagnia.


È invece di natura strategica la decisione di acquistare il marchio Alitalia per impedire che venga rilevato da altri: questo permette a ITA di tutelarsi contro altre società che vorrebbero sfruttare il nome della vecchia compagnia di bandiera per cercare di imporsi sul mercato e fare concorrenza ad ITA.


Tale decisione è comunque valida ed efficace solo nel breve periodo dato che le varie normative dei paesi coninvolti prevedono (con termini che variano dai 3 ai 5 anni a seconda delle giurisdizioni) l’obbligo di utilizzo del marchio registrato pena la possible decadenza ex officio ovvero tramite eventuali azioni ostili di terzi.


Inoltre, prima della sua inaugurazione ufficiale, ITA si era presentata con un logo dichiarato come provvisorio; a seguito dell’acquisto del marchio di Alitalia, è stato presentato un nuovo logo che, nonostante il desiderio di staccarsi dal passato, mostra diverse similitudini con il suo predecessore.


ITA ha scelto di impiegare tonalità di verde e rosso molto simili a quelle di Alitalia, così come la ‘A’ che imita l’impennaggio di un aereo: con l’acquisizione dei diritti sul marchio, tuttavia, ITA può fare queste scelte senza ripercussioni legali.


Il caso illustrato evidenzia così alcuni importanti principi in materia di marchio:


  • Un marchio consolidato nell’immaginario collettivo può avere un grande valore economico;
  • Un marchio acquisito è una risorsa nel breve periodo anche se non direttamente utilizzato perché protegge il detentore da potenziali infrazioni di proprietà intellettuale e impedisce ad altri di usarlo.


grazie!
Nel breve periodo appunto...magari senza nel mentre dover necssariamente ripittare un centinaio di aeroplani...facendo peraltro scaturire un nuovo immagianrio collettivo, per cui adesso ITA e' il nuovo vettore italiano e il suo colore e' l'azzurro. Come i nomi degli aerei.
 

Farfallina

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grazie!
Nel breve periodo appunto...magari senza nel mentre dover necssariamente ripittare un centinaio di aeroplani...facendo peraltro scaturire un nuovo immagianrio collettivo, per cui adesso ITA e' il nuovo vettore italiano e il suo colore e' l'azzurro. Come i nomi degli aerei.
In realtà l'articolo parla da 3 a 5 anni di protezione nonostante il non utilizzo, inoltre ITA Airways sta utilizzando il marchi Alitalia avendo ancora in flotta aerei con livrea e marchio Alitalia quindi la questione del cambio di livrea non è una scusante.
Poi va ricordato che la normativa è complessa a riguardo e ha permesso ad esempio di bloccare il tentativo di riutilizzo del marchio ATI nonostante non fosse utilizzato da decenni.
In ogni caso, come ha ricordato Belumosi andando a riprendere i vecchi post, in tempi non sospetti il giudizio era più o meno unanime (tu per primo) che era un palese richiamo ad Alitalia.
 

East End Ave

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In realtà l'articolo parla da 3 a 5 anni di protezione nonostante il non utilizzo, inoltre ITA Airways sta utilizzando il marchi Alitalia avendo ancora in flotta aerei con livrea e marchio Alitalia quindi la questione del cambio di livrea non è una scusante.
Poi va ricordato che la normativa è complessa a riguardo e ha permesso ad esempio di bloccare il tentativo di riutilizzo del marchio ATI nonostante non fosse utilizzato da decenni.
In ogni caso, come ha ricordato Belumosi andando a riprendere i vecchi post, in tempi non sospetti il giudizio era più o meno unanime (tu per primo) che era un palese richiamo ad Alitalia.
Se leggevi qualche post sopra lo ribadivo, come d’altronde è utile ribadire che un richiamo ad un brand è un concetto (colori, italiani d’altronde, e la A…) mentre il plagio è altra cosa. Che poi addirittura si intimi di modificarlo , considerando la caratura commerciale di Aeroitalia è comico, quando esisteva addirittura una partecipata statale che si chiamava Aeritalia e quando si vuol far passare per concorrenza ciò che non lo è , e pure scorretta.
 

Paolo_61

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Se leggevi qualche post sopra lo ribadivo, come d’altronde è utile ribadire che un richiamo ad un brand è un concetto (colori, italiani d’altronde, e la A…) mentre il plagio è altra cosa. Che poi addirittura si intimi di modificarlo , considerando la caratura commerciale di Aeroitalia è comico, quando esisteva addirittura una partecipata statale che si chiamava Aeritalia e quando si vuol far passare per concorrenza ciò che non lo è , e pure scorretta.
Attenzione, non è una questione di plagio ma di possibilità di indurre in errore un consumatore.
 

East End Ave

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su e giu' sull'atlantico...
Appunto Paolo! Di cosa parliamo, che un tizio sbagli a imbarcarsi perché confonde l’aereo AZ con uno XZ? Ma dai…
C’è un richiamo, pure forte magari, ma dal momento che nessuno sta utilizzando il brand Alitalia e che e anzi ITA (la discontinuità visiva!) abbia un brand DEL TUTTO diverso la querelle appare per quel che è, pretestuosa .
 

Dancrane

Amministratore AC
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Appunto Paolo! Di cosa parliamo, che un tizio sbagli a imbarcarsi perché confonde l’aereo AZ con uno XZ? Ma dai…
C’è un richiamo, pure forte magari, ma dal momento che nessuno sta utilizzando il brand Alitalia e che e anzi ITA (la discontinuità visiva!) abbia un brand DEL TUTTO diverso la querelle appare per quel che è, pretestuosa .
Capisco il risentimento verso ITA, ma qui in discussione NON c'è il fatto di salire su un 737 XZ invece di un 320 AZ, c'è la potenziale confusione generata dai due marchi. Prova a inventarti e pittare una tua compagnia come Trans White Airline e vedi se AA non si inca@@a come una biscia per il richiamo a TWA!
Se sono proprietario di un marchio, e mi interessa difenderlo anche solo per sfizio, ho tutto il diritto di farlo.