Per cercare di riportare la discussione in tema, io ripartirei da qui...
Finche' certa gente - quelli che danno la colpa a DEI hires, ai gay, alle minoranze etniche, a chittepare - non inizieranno a prendersi cause legali sulla collottola, queste cose continueranno.
Sicuramente il contesto politico attuale offre un terreno fertile alla strumentalizzazione di due incidenti ambedue aventi come protagonisti
pilot flying femmine ma il problema, secondo me, è assai più sottile.
1. I programmi di DEI hanno in larga misura fallito. Un po' perché agli americani fanno schifo gli acronimi di tre lettere (IRS, DMV, TSA... ormai anche FBI) che vengono associati alla burocrazia; un po' perché si sono concentrati sulla comunicazione anziché su una autentica riforma culturale del modus operandi delle aziende. In parole povere: quando si fanno selezioni, assunzioni e promozioni, non sono cambiati i criteri di selezione, si è solo fatto in modo che il risultato della selezione fosse cosmeticamente e statisticamente accettabile. Non si è fatto niente per incoraggiare gli
hiring manager a dare una chance a qualcuno con un
pedigree accademico o professionale modesto ma potenziale enorme (per intelligenza e determinazione). E si è fatto troppo poco per aiutare chi seleziona e promuove a superare i propri
normali preconcetti.
2. I pregiudizi -- che preferisco chiamare preconcetti per aggirare la connotazione negativa del "pregiudizio" -- sono normali. Sono un elemento naturale della condotta umana. Sono naturali quanto i
false horizon, le
somatogravic illusion, e il
black hole effect. Ma, mentre i piloti passano anni di formazione per imparare a riconoscere e prevenire queste illusioni, nelle aziende -- con o senza DEI -- si è fatto ben poco per aiutare i lavoratori a riconoscere e aggiustare i preconcetti. Al contrario, si sono lanciate campagne di stigmatizzazione di chiunque cadesse in un pregiudizio -- come se un pilota alle prime armi che commette un errore (senza conseguenze) a causa di una illusione visiva venisse immediatamente punito, schernito sulla pubblica piazza, o licenziato. I programmi DEI hanno talvolta contribuito a marginalizzare intere categorie: nella Silicon Valley, che per anni è stata la culla della filosofia DEI, un software developer bianco con accento meridionale non verrà mai assunto, a prescindere dalla sua abilità, dal suo potenziale, dalla sua competenza. E questo nonostante centinaia di milioni di dollari di investimenti federali per formare software developer in Kentucky, West Virginia e altre aree depresse dal declino del carbone. Questo problema era talmente ovvio e manifesto che il deputato eletto dalla circoscrizione della Silicon Valley (Ro Khanna, democratico) ha collaborato per anni con colleghi repubblicani nel vano tentativo di far assorbire alle aziende Tech californiane un po' di cervelli (bianchi) forse troppo timorati di Dio per vedere il proprio talento riconosciuto nella Silicon Valley.
3. E si è sbagliato completamente il tiro della comunicazione, ponendo come obiettivo delle politiche DEI la giustizia sociale quando, in realtà, l'obiettivo principale dovrebbe essere una migliore performance dell'azienda. Se insegni a una forza lavoro a selezionare e coltivare i talenti migliori a prescindere dalle loro circostanze etniche, sessuali, religiose e politiche, ti ritrovi con una forza lavoro mediamente più capace. La giustizia sociale diventa un effetto collaterale importante, ma non l'obiettivo primario.
4. Cosa c'entra l'aviazione con tutto questo? Per iniziare, il settore potrebbe insegnare molto a chi crede di aver fatto DEI per anni: potrebbe dare l'esempio di come si insegna agli umani a riconoscere gli errori, a imparare da questi, a non stigmatizzarli in nome di codici etici finti e ipocriti. Parlando dell'incidente di Toronto: quando ho rivelato a un paio di colleghe che ai comandi dell'aereo c'era un ragazzina (ho usato intenzionalmente il termine
young girl invece di
woman o
pilot), loro hanno abboccato subito! Queste due
donne sono partite subito per la tangente del "ma non è possibile che si mettano ai comandi degli aerei persone così inesperte!". Non erano scandalizzate dal mio linguaggio ma dal fatto stesso che una ragazzina fosse ai comandi!
Più tardi, con un gruppo misto di uomini e donne, ho raccontato la vicenda usando toni neutrali (come ho fatto qua sul forum quando ho riportato la notizia senza lasciar capire che il FO fosse femmina): la conversazione delle cinque persone che hanno ascoltato quella versione è andata subito in una direzione costruttiva analoga a quella della nostra discussione -- tutta incentrata sul difficile equilibrio fra formazione di giovani risorse e sicurezza. Queste cinque persone, tra l'altro, hanno tutte ritenuto che il pilota in questione fosse maschio, nonostante io non lo avessi detto e avessi ricorso all'uso del
they per descrivere il soggetto.
Insomma, tutto 'sto pippone per dire: non abbocchiamo alle esche della politica che -- priva di contenuti e piani per il futuro -- non parla altro che di DEI, trans, assorbenti, e così via. Parliamo di come fare a sincerarsi che nei cockpit di tutto il mondo ci siano sempre i migliori piloti possibile.
1. Ha senso il requisito minimo FAA delle 1500 ore (ridotte fino a 1000 nel caso di alcune scuole come quella frequentata da questo FO)?
2. A che punto è logico per un pilota iniziare a fare atterraggi con Xwind significativo? Come si fa oggi nelle varie linee aeree?
3. Cosa altro è andato storto su questo volo, a parte il fatto che ai comandi ci fosse un pilota giovane?