*** Alitalia chiede l'amministrazione straordinaria ***


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tiefpeck

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27 Agosto 2011
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Perché LH (per esempio) ha deciso di entrare in Swiss, Sabena e Austrian?
Non avrebbe potuto portare i pax in Germania, oppure operare alcuni voli direttamente dall'Austria, Svizzera o Belgio?
Tieni presente che l'acquisizione di OS fu fatta a costo zero, debiti zero, mano libera nel ristrutturare (ed infatti fu dato a tutti il contratto di lavoro Tyrolean, ben meno caro), con il supporto del governo austriaco, in un quadro di stabilità economica e governabilità politica e con prospettive positive di sviluppo traffico business e leisure.

Non so quanto le altre due acquisizioni rispondessero a questi parametri ma non mi meraviglierebbe se fosse cosí (Belgio un po' meno di stabilità economica e governabilità politica, Svizzera un po' di più, ma comunque paesi gravitanti sulla Germania).

Chiaro che a queste condizioni (alcune delle quali impossibili, ad es. la governabilità del paese) qualcuno che si prende in carico AZ si può anche trovare. Ma metà del problema è AZ e l'altra metà è il paese di cui è fedele espressione.
 

LH243

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2 Ottobre 2016
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EDDF, LIRF, LIVD
Sono d´accordo con tiefpeck.

Le acqusizioni di Swiss, Austrian e Brussels airlines sono avvenute tutte a costo irrisorio per il gruppo Lufthansa, essendo state le aziende liberate in toto o in parte dai propri debiti. Inoltre la vicinanza geografica e politica dei paesi ha sicuramente giocato a favore della scelta. Dulcis in fundo, queste acquisizioni permisero al Gruppo Lufthansa di diventare direttamente player principale nei mercati di riferimento, cosa che, da quanto ho potuto leggere su queste pagine, non sarebbe il caso di AZ.

Senza conoscere bene la situazione Alitalia, credo che le ragioni contrarie ad un interessamento da parte del Gruppo tedesco siano le seguenti:

1) Alto indebitamento della Societá, che al momento non é ancora chiaro da quale soggetto debba essere compensato

2) Posizione nel mercato interno oramai secondaria rispetto alla concorrenza e presenza massiccia del low cost nel mercato italiano

3) Rete intercontintale purtroppo poco sviluppata

4) Alta ingerenza della politica nelle questioni interne all´azienda

5) Troppe rappresentanze dei lavoratori, spesso molteplici all´interno della stessa categoria

6) Assenza di sostegno da parte degli azionisti di LH in merito ad un eventuale impegno nei confronti di AZ (Nell´ultimo meeting degli azionisti, il rappresentante degli azionisti Ingo Speich ha detto al management chiaramente: "Alitalia e SAS devono essere un tabú per gli investimenti")

7) Possesso giá esistente di COA italiano tramite Air Dolomiti, il che non rende strettamente necessario ottenere il COA Alitalia per eventuali (ri)avvio/(ri)espansioni di operazioni in Italia

8) Alti investimenti giá presenti nel Gruppo per cui sono giá pianificati i profitti previsti nei prossimi anni

Questi sono per lo meno i punti che vengono regolarmente citati nelle eventuali discussioni riguardo il mercato Italiano e la situazione Alitalia. Inoltre non é da scordare che il dossier principale ora aperto in Lufthansa é la completa integrazione di SN nella piattaforma EW e l´acquisizione completa di Air Berlin, molto importante da un punto di vista strategico per il futuro sviluppo del Gruppo.

Credo che l´insieme di tutti questi fattori rendano improbabile un interessamento nei riguardi di AZ.
 

Jambock

Socio AIAC 2025
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19 Giugno 2016
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MXP
Grazie tiefpeck e LH243 per le risposte.

Il scenario è veramente molto diverso, e sembra che nessuno dei punti da voi citati possa cambiare nei prossimi anni (figuriamoci nei prossimi 6 mesi).
Speriamo che tra qualche mese non ci tocchi sborsare altri 600.000.000...... :morto:
 

Marco Clemente

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8 Febbraio 2016
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Ma potrebbe essere pure la Giove Airlines: rimane il problema che chiunque sia, se extra-UE, mette i soldi ma non comanda che è quello che vogliono i "noisti":non avere gente che comanda ma solo che metta soldi affinché il carrozzone prosegua nella sua via.


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Mi sembra che gli arabi in AZ con il 49% comandassero ampiamente...
 

pippen

Bannato
11 Giugno 2011
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Alitalia, gli strani appalti della compagnia di bandiera: lavori alla srl “fantasma”
Società nata tre settimane prima di ricevere affidamenti per oltre 300 mila euro

di Carlo Di Foggia | 7 maggio 2017
| 17
Nella drammatica crisi di Alitalia la fuga di ricchezza ha preso strade incredibili. Questa, per esempio, parte da Fiumicino, dove ha sede l’ex compagnia di bandiera appena commissariata e arriva in una piccola strada alla periferia di Catania, dove (almeno formalmente) ha sede la Digital Shell. E qui che a fine 2016, in piena crisi, arrivano ingenti pagamenti per lavori effettuati per il ramo Information and Technology di Alitalia, quello che doveva essere smantellato ed esternalizzato con il piano industriale presentato da Etihad e dai soci italiani e cestinato dopo il No dei lavoratori ai tagli. Lavori assegnati in via esclusiva e che avrebbero fruttato a questa minuscola srl siciliana altre cifre ingenti. Problema: la società è stata creata tre settimane prima di iniziare a ricevere le commesse. Un vero record.

I tre commissari nominati dal governo (Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari) hanno iniziato a lavorare giovedì. Oltre a cercare di vendere la compagnia dovranno predisporre una relazione sulle cause del dissesto della società. Come svelato dal Fatto, Alitalia ha chiuso il 2016 con un rosso di 500 milioni, dopo i 400 del 2015, primo anno della gestione Etihad che in un biennio ha prodotto perdite per un miliardo (il 2016 è stato un anno di boom per il settore). La relazione farà da base per eventuali richieste di risarcimento a beneficio dei creditori e andrà accertato se Etihad ha sottratto ricchezza alla compagnia. “Gli errori del management non ricadano sui lavoratori”, spiegava già a gennaio scorso il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. I commissari partiranno dai contratti di fornitura.

Torniamo a Catania. Qui il 9 maggio 2016 viene creata la Digital Shell, società attiva nella “consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica”. Viene iscritta nel registro camerale il 20 maggio. Capitale sociale: 500 euro. Zero esperienza. È una srl “semplificata”, con un socio e amministratore unico nato nel 1952. Inizia le attività il 13 giugno, otto giorni dopo diventa fornitore di Alitalia: un fenomeno imprenditoriale. L’ex compagnia di bandiera gli affiderà almeno quattro lavori in via esclusiva per 310 mila euro, stando ai documenti consultati dal Fatto. Due fatture (per 96 mila euro) riguardano il progetto “Metamorphosys”, il passaggio del sistema che gestisce prenotazioni, biglietteria, registrazione e controllo delle partenze dalla piattaforma “Arco” a quella “Sabre”.

Passaggio gestito dai dipendenti della divisione It e deciso dalla compagnia nel 2015: secondo i sindacati di base, come il Cub trasporti, ha creato disservizi e in diversi casi un aggravio dei costi. Altre due fatture (per 214 mila euro totali) riguardano la manutenzione del “Cams” (Connections Analisys Management System) il sistema progettato dalla divisione It di Alitalia nel 2011 per ottimizzare la gestione e il controllo dei servizi aeroportuali. Un gioiellino fatto in casa la cui manutenzione, però, viene esternalizzata a una società con un capitale di 500 euro e nata pochi giorni prima di diventare fornitore di Alitalia. L’ultima fattura di Digital Shell in ordine di tempo – da 201 mila euro, emessa a gennaio scorso – recita: “Messa in sicurezza (una tantum) di Cams”. Al Fatto risulta poi l’esistenza di una quinta fattura (anche questa per lavori su Cams), da circa 900 mila euro, il cui pagamento però sarebbe stato bloccato nei giorni scorsi. Altrimenti il conto dei bonifici verso Catania sarebbe salito di molto.

Perché esternalizzare lavori in una direzione che conta 221 dipendenti? Nel piano industriale, dopo aver rivendicato la “profonda trasformazione dell’area grazie alle migliori tecnologie disponibili”, l’azienda aveva dichiarato 150 esuberi, cioè la chiusura. A gennaio 2016, con l’arrivo dei manager voluti da Etihad per affiancare il nuovo ad Cramer Ball, a capo della divisione era stato nominato il siciliano Roberto Tundo, ex manager di Enel. Il Fatto ha provato a contattare la Digital Shell, che non ha un numero di telefono e possiede uno scarno sito in un inglese un po’ raffazzonato: al telefono dell’abitazione del titolare ha risposto una signora che si è qualificata come una “parente”, spiegando che si trattava della sede della società e che il titolare ci avrebbe richiamato non appena rientrato, ma non è successo. Alitalia assicura che da lunedì provvederà a verificare i contratti di fornitura con la società.
http://www.ilfattoquotidiano.it/pre...lla-srl-fantasma-gli-strani-appalti-alitalia/
 

DusCgn

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.
eccone un altro che cavalca il populismo



qui invece un video completo del del volo inaugurale per Kiev con il ritorno in Ucraina di Alitalia dopo qualche anno.

 

Francesco

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12 Aprile 2006
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Alitalia, gli strani appalti della compagnia di bandiera: lavori alla srl “fantasma”
Società nata tre settimane prima di ricevere affidamenti per oltre 300 mila euro

di Carlo Di Foggia | 7 maggio 2017
| 17
Nella drammatica crisi di Alitalia la fuga di ricchezza ha preso strade incredibili. Questa, per esempio, parte da Fiumicino, dove ha sede l’ex compagnia di bandiera appena commissariata e arriva in una piccola strada alla periferia di Catania, dove (almeno formalmente) ha sede la Digital Shell. E qui che a fine 2016, in piena crisi, arrivano ingenti pagamenti per lavori effettuati per il ramo Information and Technology di Alitalia, quello che doveva essere smantellato ed esternalizzato con il piano industriale presentato da Etihad e dai soci italiani e cestinato dopo il No dei lavoratori ai tagli. Lavori assegnati in via esclusiva e che avrebbero fruttato a questa minuscola srl siciliana altre cifre ingenti. Problema: la società è stata creata tre settimane prima di iniziare a ricevere le commesse. Un vero record.

I tre commissari nominati dal governo (Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari) hanno iniziato a lavorare giovedì. Oltre a cercare di vendere la compagnia dovranno predisporre una relazione sulle cause del dissesto della società. Come svelato dal Fatto, Alitalia ha chiuso il 2016 con un rosso di 500 milioni, dopo i 400 del 2015, primo anno della gestione Etihad che in un biennio ha prodotto perdite per un miliardo (il 2016 è stato un anno di boom per il settore). La relazione farà da base per eventuali richieste di risarcimento a beneficio dei creditori e andrà accertato se Etihad ha sottratto ricchezza alla compagnia. “Gli errori del management non ricadano sui lavoratori”, spiegava già a gennaio scorso il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. I commissari partiranno dai contratti di fornitura.

Torniamo a Catania. Qui il 9 maggio 2016 viene creata la Digital Shell, società attiva nella “consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica”. Viene iscritta nel registro camerale il 20 maggio. Capitale sociale: 500 euro. Zero esperienza. È una srl “semplificata”, con un socio e amministratore unico nato nel 1952. Inizia le attività il 13 giugno, otto giorni dopo diventa fornitore di Alitalia: un fenomeno imprenditoriale. L’ex compagnia di bandiera gli affiderà almeno quattro lavori in via esclusiva per 310 mila euro, stando ai documenti consultati dal Fatto. Due fatture (per 96 mila euro) riguardano il progetto “Metamorphosys”, il passaggio del sistema che gestisce prenotazioni, biglietteria, registrazione e controllo delle partenze dalla piattaforma “Arco” a quella “Sabre”.

Passaggio gestito dai dipendenti della divisione It e deciso dalla compagnia nel 2015: secondo i sindacati di base, come il Cub trasporti, ha creato disservizi e in diversi casi un aggravio dei costi. Altre due fatture (per 214 mila euro totali) riguardano la manutenzione del “Cams” (Connections Analisys Management System) il sistema progettato dalla divisione It di Alitalia nel 2011 per ottimizzare la gestione e il controllo dei servizi aeroportuali. Un gioiellino fatto in casa la cui manutenzione, però, viene esternalizzata a una società con un capitale di 500 euro e nata pochi giorni prima di diventare fornitore di Alitalia. L’ultima fattura di Digital Shell in ordine di tempo – da 201 mila euro, emessa a gennaio scorso – recita: “Messa in sicurezza (una tantum) di Cams”. Al Fatto risulta poi l’esistenza di una quinta fattura (anche questa per lavori su Cams), da circa 900 mila euro, il cui pagamento però sarebbe stato bloccato nei giorni scorsi. Altrimenti il conto dei bonifici verso Catania sarebbe salito di molto.

Perché esternalizzare lavori in una direzione che conta 221 dipendenti? Nel piano industriale, dopo aver rivendicato la “profonda trasformazione dell’area grazie alle migliori tecnologie disponibili”, l’azienda aveva dichiarato 150 esuberi, cioè la chiusura. A gennaio 2016, con l’arrivo dei manager voluti da Etihad per affiancare il nuovo ad Cramer Ball, a capo della divisione era stato nominato il siciliano Roberto Tundo, ex manager di Enel. Il Fatto ha provato a contattare la Digital Shell, che non ha un numero di telefono e possiede uno scarno sito in un inglese un po’ raffazzonato: al telefono dell’abitazione del titolare ha risposto una signora che si è qualificata come una “parente”, spiegando che si trattava della sede della società e che il titolare ci avrebbe richiamato non appena rientrato, ma non è successo. Alitalia assicura che da lunedì provvederà a verificare i contratti di fornitura con la società.
http://www.ilfattoquotidiano.it/pre...lla-srl-fantasma-gli-strani-appalti-alitalia/
Peccato che queste cose arrivano con il contagocce. Allora ci sono appalti come questo senza senso, carburante pagato fuori mercato (con un socio come etihad), leasing degli aerei fuori mercato del 30%.. però adesso ci assicurano che verificheranno gli appalti. Son dei ridicoli. E la colpa era dei dipendenti privilegiati...
Peccato che nessuno alla fine riuscirà a spulciare i conti per bene altrimenti saterebbero fuori i veri nomi e cognomi di chi in tutti questi anni ha rubato e lucrato su Alitalia. Non certo i dipendenti.
 

AZ680

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roma, Lazio.
Si ha un'idea se effettivamente c'è stato un crollo delle prenotazioni ? Al netto del fatto che come è stato postato anche qui le policy aziendali di viaggio hanno bannato AZ ...
 

totocrista

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tps - Psa
Non so se sono crollate però ho già ricevuto due mail in meno di una settimana per il 20% di sconto su i voli nazionali Europa e medio Oriente

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Beppe74

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Difficile Stabillirlo!
Be' si condivisibile ,soprattutto quando consiglia di mischiare gli equipaggi con LH , che ricordo ha fermato il traffico nazionale per giorni , per avere un 4% di aumento, o con AF , i cui piloti hanno scioperato selvaggiamente per non riconoscere il contratto,Transavia.....ma i fannulloni viziati scioperari sono solo gli italiani , che hanno fatto forse tre gg di sciopero in due anni . Molto condivisibile l'articolo del giornalaio .
+ 1
 

TW 843

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spilli

Gli effetti collaterali di Alitalia

L’Ilva presta un commissario

di Raffaella Polato

Effetti collaterali Alitalia - 1). Ci vorrebbero tutti gli Spilli solo per ricordare quanti se ne siano accumulati, di rinvii sull’Ilva. Gli ultimi già danno un’idea: si era detto che i commissari avrebbero completato l’istruttoria il 6 aprile, il 6 aprile è diventato la fine del mese, la fine del mese (scorso) è scivolata a metà maggio (forse). Ammesso che sia la volta buona, il Mise di Carlo Calenda deciderà (dovrebbe) a chi venderla prima di giugno. Due anni e mezzo dopo l’avvio dell’intera procedura. Certamente perché è una partita complessa. Certamente non perché Enrico Laghi, il supertecnico della terna commissariale, fosse troppo impegnato dai suoi altri incarichi operativi o dai board Midco-Cai (51% di Alitalia) e dal collegio sindacale Unicredit ( azionista Cai) per dedicarsi all’Ilva full time. Però un filo, solo un filo distratto dai disastrosi bilanci aerei al cui capezzale è ora chiamato magari sì.

L’eredità discutibile degli emiri
Effetti collaterali Alitalia - 2). Emiri, sì. Ricchissimi: ovviamente. Oltre ogni nostra banale immaginazione. Non per questo, però, disposti a buttar soldi come fanno (in proporzione) le loro consorti in jet tour tra Montenapoleone e Mayfair. E poiché, per dire, sono tanto consapevoli delle responsabilità manageriali da tagliare la poltrona del quasi ex dominus di Etihad, James Hogan, non devono gradire troppo certe insistenze del governo italiano. Soprattutto se affidate all’etere globale targato Cnn, come la stilettata di Pier Carlo Padoan : «Credo che gli asset di Alitalia possano permettere un nuovo inizio con un partner forte». Forse pensa che Etihad non lo sia. Forse ha solo vendicato il precedente affondo emiratino: un «no longer» meno morbido della traduzione «non investiremo più in Alitalia» e, in sé, una pessima lettera di referenze. Non soltanto per la compagnia.

Un curriculun e un’antica amicizia
Effetti collaterali Alitalia – 3). Carlo Calenda, classe 1973, è il preparato e brillante ministro dello Sviluppo. Le ossa se le è fatte da manager. Primo posto chiave: alla Ferrari di Luca Cordero di Montezemolo. Parentesi a Sky, poi è di nuovo Lcdm a offrirgli il secondo trampolino: Confindustria, 2004-2008. Dopo, altra parentesi: Cis di Nola. È di Gianni Punzo, amico di Lcdm. Il quale, tentato intanto dalla politica, anche in Italia Futura vuole accanto Calenda. Quando If appoggia Mario Monti, è naturale sia con lui che l’imminente ministro si candida (non eletto). Reincrocia Lcdm in Alitalia. Le strade nel frattempo sono diventate spade. Ultima accusa: «Gestire la compagnia da Abu Dhabi è stato un grave errore». Certo. Ma poiché era stato Lcdm, a convincere gli emiri ad aprire la cassaforte, cos’è successo perché l’uomo da lui lanciato non gli risparmi, oggi, niente e persino di meno?

Corriere
 
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