Il Corriere ha pubblicato un'intervista a Matteo Curcio, senior vice president per Europa, Medio Oriente, Africa e India di Delta Air Lines. La parte evidenziata andrebbe inviata a Bruxelles a chi sostiene che la concorrenza sul nord Atlantico è a rischio.
Al link c'è un interessante specchietto con il peso delle singole compagnie sul mercato Italia-USA che non riesco a copiare. Che ci dice al di la di ogni ragionevole dubbio che ITA+UA non arrivano nemmeno al 50% del totale. Paradossalmente la somma di ITA con l'attuale alleato Delta (ormai teorico), raggiunge numeri sensibilmente maggiori.
Voli record con gli Usa e focus sul Sud, così Delta Air Lines blinda l’Italia: «Ita? Non è una priorità»
di Leonard Berberi
Mentre a Bruxelles si litiga sulle nozze tra Ita Airways e Lufthansa, Delta Air Lines sfrutta i tempi della burocrazia europea e
mette sul mercato nel 2024 oltre 1,8 milioni di posti sui voli tra l’Italia e gli Stati Uniti. Il 18% in più rispetto a un anno fa, l’88% in più sul 2019, l’ultimo anno normale prima della pandemia. Il vettore americano è così il primo per offerta tra i due Paesi. Più di Ita di cui, in teoria, sarebbe ancora alleata, ma nella pratica da mesi va avanti un processo di «raffreddamento» della collaborazione.
Il manager e i numeri
«L’Italia è il nostro secondo più grande mercato europeo dagli Usa, dietro soltanto al Regno Unito, e ha superato Francia e Spagna», dice al Corriere durante una chiacchierata Matteo Curcio, senior vice president per Europa, Medio Oriente, Africa e India di Delta Air Lines. Originario di Napoli, laureato in Economia all’università Federico II, Curcio ha lavorato in Alitalia ed è entrato nel vettore americano nel 2006. Dal 1° luglio 2023 supervisiona tutte le attività commerciali delle aree assegnate, compreso l’ulteriore sviluppo con Air France-Klm e Virgin Atlantic, i soci della joint venture transatlantica. Delta ha chiuso il 2023 con 54,7 miliardi di dollari di ricavi, 6,3 miliardi di utile operativo e circa 195 milioni di passeggeri trasportati. La flotta, secondo la piattaforma specializzata ch-aviation, conta 986 aerei.
Quest’anno Delta vola tra gli Usa e Roma, Milano, Venezia, Napoli (da maggio).
«Tolti Amsterdam e Parigi, gli hub della joint venture che abbiamo con Air France-Klm, l’Italia è diventata la nostra operazione più importante».
Guardate alla Sicilia come prossima destinazione?
«Palermo e Catania esprimono flussi interessanti. Taormina, grazie a Netflix e “White Lotus” (la serie tv, ndr), è diventata famosissima. In generale l’Italia sta proponendo destinazioni nuove. La Puglia dieci anni fa non era nelle mappe di nessun turista intercontinentale. Penso che i giochi olimpici invernali Milano-Cortina potranno creare ulteriore sviluppo del Nord».
Come stanno evolvendo le tariffe sui voli Europa-Nord America?
«Siamo in una situazione di maggiore equilibrio di domanda e offerta, ma con un maggior numero di persone che comprano i prodotti premium, rispetto al post Covid».
Cioè?
«La domanda “leisure premium” è esplosa e i nostri numeri lo confermano. La Business e la Premium economy sono quelle che vanno in proporzione meglio dell’Economy».
Come mai?
«Le persone comprano sempre più esperienze e meno beni».
Sulle rotte transatlantiche c’è un eccesso di offerta, come avvertono gli analisti?
«Quando vedo la domanda così forte non riesco a dire che c’è troppa offerta. Capacità in eccesso per me è quando inseguiamo il tasso di riempimento dei velivoli».
Dove vanno gli italiani quando volano negli Usa con voi?
«A New York, Los Angeles e Miami soprattutto. Poi Chicago, Boston, San Francisco, Washington, Dallas, Houston e Atlanta».
Come si muove il sistema Delta, considerando anche l’intenzione di Lufthansa di prendersi Ita?
«Atlanta, Detroit e Minneapolis sono i nostri hub che collegano il mondo al mondo. Inoltre siamo i numeri uno a New York e Los Angeles, e non lo eravamo. Se ci aggiungiamo il network della joint venture con Air France-Klm direi che sono poco preoccupato dalla partnership con Ita: che ci sia ben venga, ancora oggi abbiamo alcuni codeshare».
Codeshare che, però, avete ridotto.
«È così. Ma l’Italia è un mercato dove lavoriamo in maniera profonda con i partner: quelli della joint venture e quelli aeroportuali. Fiumicino ha fatto un lavoro straordinario, Milano sta facendo bene».
Lasciate andare Ita senza problemi?
«In questo momento Ita non è tra le nostre priorità. Abbiamo sempre espresso interesse per una collaborazione con loro, che fanno parte di SkyTeam, ma ora c’è un’operazione in corso con un altro vettore (Lufthansa, ndr), vediamo cosa succede. Noi siamo contenti della nostra potenza di network».
«Da italiano dico alle istituzioni che il settore sta cambiando: il turista non è solo interessato alla destinazione estiva perché c’è il mare. Come Paese bisogna creare un’infrastruttura che funzioni tutto l’anno. Noi vogliamo proporre prodotti anche per l’inverno. Ma alberghi, ristoranti e musei devono restare aperti».
Sulla joint venture, finora non si è parlato di Virgin Atlantic. A cosa serve a Delta?
«A blindare il mercato britannico. Ci consente di competere su Londra in maniera forte. Virgin ci supporta anche sull’India e altri flussi internazionali. Anche se l’Inghilterra post Brexit è quella che recupera meno, assieme alla Germania».
L’Asia resta una forte incognita per i vettori.
«C’è una domanda fenomenale in alcune aree, come la Corea del Sud e il Giappone. Ma l’intera Asia è un problema: dall’Europa, per esempio, non si può sorvolare la Russia e questo aggiunge 3-4 ore di volo alla durata del viaggio. Non è economico per i vettori europei: le poche risorse a disposizione vengono usate per più tempo.
Parliamo un po’ dei vostri aerei. Alcuni non proprio nuovissimi...
«Il rinnovo sta finalmente iniziando a prendere corpo: nel 2019 il 20% della nostra flotta era costituito da jet di nuova generazione, ora siamo al 40-45%. I Boeing 767 andranno fuori servizio progressivamente, ed è fondamentale sia per i costi che per la qualità del prodotto. Quest’anno ci sarà il Wi-Fi gratuito sui collegamenti internazionali, cosa che facciamo in tutti i nostri voli interni. Le varie partnership — come quelle con Paramount e Spotify — tengono il nostro passeggero sempre più nel “sistema Delta”».
E il cargo che peso ha?
«Sul fronte cargo, noi non abbiamo un vettore dedicato, così trasportiamo le merci nelle "pance" degli aerei. La domanda è ancora forte sull’Italia: i prodotti più trasportati da noi sono quelli farmaceutici e di lusso».
Intervista a Matteo Curcio, vicepresidente (italiano) del colosso Usa per Europa, Africa, Medio Oriente e India. «In Italia bisogna destagionalizzare il turismo: hotel, ristoranti e musei devono essere aperti anche d’inverno»
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