East End Ave
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Eccellente analisi , as usual; editorialista di punta di AC, tanta stima.Probabilmente la vicenda ITA andrebbe inquadrata nel contesto UE delineato dalla Brexit, con Francia e Germania rimaste sole nel ruolo di aspiranti leader dell'Unione. I francesi con la loro determinazione politica e i tedeschi grazie al loro peso economico. Questo ha comportato per entrambe le nazioni la necessità di avvicinare a se quanto più possibile i restanti stati della UE, per aumentare al massimo il peso complessivo (Francia o Germania + alleati), nei confronti dell'altra nazione aspirante leader. Salendo un gradino più in alto, va ricordato che tutti i paesi UE sono di fatto semi-colonie USA, con questi ultimi che storicamente tendono a vedere con simpatia la Francia (tipo un fratellino minore) e con timore e diffidenza la Germania (aspirante potenza imperiale fino a 78 anni fa, alla quale finora Washington è riuscita a tarpare le ambizioni politiche, in cambio di un grande sviluppo economico). L'Italia vive contemporaneamente la stessa castrazione politica imposta alla Germania dal dopoguerra, senza averne il peso economico.
Per cui nel disegno di cui sopra, è il pezzo pregiato che Francia e Germania cercano di portare sotto la rispettiva influenza.
Draghi è sempre stato un uomo fidato di Washington, ed è stato certamente fatto con la benedizione USA il patto del Quirinale con Macron, che sostanzialmente è nato per controbilanciare al rialzo il peso della Germania, con l'Italia che seppur subordinata parzialmente alla Francia, avrebbe portato a casa più di quanto avrebbe potuto ambire restando da sola.
Il nuovo governo invece, ha preferito marcare una certa distanza da Parigi, pretendendo un grado di autonomia che giocoforza andava contro gli interessi francesi, facendo di conseguenza un po' il gioco dei tedeschi. Da cui la palese incaxxatura di Parigi nei confronti dell'Italia ben visibile negli ultimi mesi.
Perdonate il pippone, ma secondo me per inquadrare la questione ITA, è necessario partire da questo quadro.
Innanzitutto andrebbero tenuto presenti le condizioni imposte all'Italia per far nascere ITA. Condizioni che nel loro insieme permettevano la nascita della compagnia, ma realisticamente non una sopravvivenza a lungo termine in autonomia. Situazione che a medio termine avrebbe portato al fallimento, oppure avrebbe imposto l'ingresso della compagnia in un grande gruppo. E visto che IAG è a trazione UK (quindi ormai fuori dai giochi UE), la partita si sarebbe ridotta ad AFKL e LH.
Quindi alla fine della fiera, molto probabilmente francesi e tedeschi hanno permesso la nascita di ITA, a condizione che venisse a suo tempo assorbita da uno dei rispettivi campioni nazionali. Sottraendola sia al concorrente rivale, sia a terzi interessati a rilevare la compagnia italiana.
Praticamente tutta la classe politica e sindacale italiana, ha preso atto fin da subito che ITA era nata sotto countdown, per cui anche quando ci sono stati passaggi dolorosi come lo spezzatino della vecchia AZ, o la messa in vendita della nuova ITA, le proteste sono state modeste da parte di tutti gli attori in campo di ogni colore. Al massimo c'è stata qualche sparata occasionale per marcare il territorio, ma nulla più.
Con ogni probabilità il disegno di Draghi, vista la collocazione politica di cui sopra, sarebbe stato di adagiare ITA tra le braccia di AFKL (con DL come socio di minoranza). Ma al momento giusto AFKL non avrebbe potuto rilevare ITA, in quanto non aveva ancora restituito i prestiti statali concessi per il covid, condizione indispensabile per poter accedere alla gara. L'unico modo per concorrere, era quindi affidarsi ad un proxy (individuato nel fondo Certares), in grado di intestarsi le azioni di ITA per coprire il gap di tempo necessario ai francesi per mettersi in regola. A quel punto probabilmente AF avrebbe rilevato le quote da Certares, lasciando a quest'ultimo un bonus per l'aiuto. Naturalmente un disegno del genere non poteva finire sui giornali in modo così palese, infatti più o meno tutti hanno fatto finta di credere che l'offerta di Certares fosse genuina.
Eppure non si vede come sarebbe stato possibile avere una svolta di ITA con quasi il 50% delle azioni ancora in mano allo stato e una maggioranza risicata in un fondo che non avrebbe portato quasi nessuno dei vantaggi a livello di sinergie ed economie di scala, che presumibilmente sarebbero arrivati con la cessione ad una compagnia aerea. Quindi di per se una scelta fallimentare, a meno di non immaginare appunto l'ingresso a breve di un vettore. Che nell'era Draghi, avrebbe potuto essere solo AFKL.
Con il nuovo governo, è cambiato tutto. Il rapporto privilegiato con Parigi, di fatto è stato rinnegato da Meloni e soci fin dal primo giorno, ragione per la quale non c'era motivo di spingere ITA a forza verso la soluzione francese. Tanto più che vista sia in termini di mercato, che di gestione storica delle controllate, questa soluzione appariva meno appetibile rispetto all'alternativa tedesca.
E fin dalle dimissioni di Draghi, una certa parte delle politica (soprattutto di centro-destra, visti sondaggi che ne annunciavano la vittoria alle urne), ha iniziato a tessere la tela con Berlino. Anche se con ogni probabilità trattative più o meno sotterranee con i vari attori sono iniziati con la nascita stessa di una compagnia destinata alla vendita.
Appena insediato, il governo non ha rinnovato l'esclusiva con Certares, gesto da leggersi come "grazie, potete andare". Saluto da leggersi per esteso anche verso Parigi, che di sicuro all'Eliseo è stato poco gradito, ad andarci leggeri.
Il resto è storia recente. In realtà una storia piuttosto inusuale pensando ai trascorsi di AZ, dove gran parte della classe politico-sindacale faceva a gara nel simulare una crescente demenza aviatoria.
A questo giro invece c'è stata una trattativa sostanzialmente normale, con i vari passaggi tipici di una cessione d'azienda e niente più. Con i disaccordi, i passi scabrosi e gli ostacoli da schivare tipici di queste operazioni così complesse, ma con una rapidità, una linearità di comportamento da parte del governo e con un silenzio da parte dei vari attori, davvero atipici per gli standard italiani.
L'impressione è che una volta partito Draghi, unico reale paladino della soluzione francese, la stragrande maggioranza di politici e sindacati abbiano preso atto che ITA stand alone aveva i mesi contati e che la soluzione che comunque sembrava garantire al meglio la compagnia (che seppur in mani straniere, sarebbe rimasta la maggior compagnia italiana, con migliaia di dipendenti), era la cessione a LH.
Va da se che in un contesto del genere, devono essere volati coltelli in ogni direzione, con persone che dentro e fuori la compagnia, cercavano di procurarsi posizioni di vantaggio, magari cercando di avvicinarsi per primi ad un aspirante acquirente piuttosto che ad un altro. E anche i vari top manager rientrano in questo disegno. Per cui nessuna sorpresa se stasera a Report emergeranno scandali e scandaletti, che se poniamo ITA nei disegni geopolitici delineati prima, difficilmente potranno fare la differenza. Però terranno occupata la mente del popolino, che è bene che si limiti ad interessarsi dei pettegolezzi senza dover ragionare troppo per guardare oltre. Che in fondo è fatica. Anche perchè sui giornali, in TV e sui social, c'è sempre qualcuno disposto a pensare anche per te. E gratis. Forse.
Insomma, nuovo asse Roma-Berlino…che ci sta tutto considerando i rigurgiti nazional-identitari europei. Dove l’Italia , la piccola Italia, si accoda ancora una volta nella storia.