Ita Airways : a Lufthansa il 40% della compagnia italiana


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leerit

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Siamo al 10 di luglio e l’assemblea per l’aumento del capitale e il rinnovo del cda non è stata ancora convocata. Il motivo? Il Mef non può procedere perché la società è tecnicamente fallita. Il ministero potrebbe ricorrere all’escamotage del prestito soci. Ma Lufthansa deve fare presto.

Ma l’assemblea di Ita Airways per l’approvazione dell’aumento di capitale e il rinnovo del cda (l’attuale è in prorogatio) quando si terrà? Entro luglio, assicuravano qualche tempo fa fonti vicine all’azienda. Siamo al 10 del mese, ma di convocazione non c’è traccia. E non ci sarà, a quanto pare. Motivo? Il Mef, ovvero l’azionista della compagnia, non può procedere con l’aumento di capitale (250 milioni, ultima tranche dei 1.350 autorizzati dalla Commissione europea) perché la società è finita in 2446, l’articolo del codice civile che obbliga a intervenire quando le perdite superano un terzo del capitale sociale, cosa che la rende tecnicamente fallita.


Il Mef potrebbe ricorrere a un prestito soci da convertire in capitale dopo l’arrivo di Lufthansa

Ma il suo ad Fabio Lazzerini non aveva di recente dichiarato che i conti andavano meglio? Evidentemente era un auspicio magari dovuto a un piccolo miglioramento congiunturale. La stagione estiva, che per il settore aereo parte a marzo, va bene a tutte le compagnie per motivi facili da intuire. Lazzerini però non considerava le enormi perdite dovute alla gestione operativa della compagnia che senza interventi obbligherebbero Ita a portare i libri in tribunale. E che comunque costringono il Mef a non poter completare l’aumento di capitale e convocare l’assemblea. Per ovviare a questa situazione al ministero dell’Economia stanno pensando di ricorrere a un escamotage, ovvero un prestito soci da convertire in capitale dopo l’arrivo di Lufthansa. Una soluzione molto borderline sia per il diritto societario delle Spa, sia per realtà in fase di operazioni strategiche come nel caso di Ita.

Si profila lo spettro della vecchia Alitalia

In questo contesto quindi è fondamentale che Lufthansa arrivi il prima possibile, altrimenti la strada è già segnata. Il tutto mentre, passato il flusso di traffico dell’estate, si profila la stagione invernale storicamente meno profittevole, è lì vedremo gli aerei a terra. Sono bastati nove mesi di gestione Lazzerini per arrivare a questo punto, pesantissimo. Qui si capisce perché l’ad si è affrettato a darsi il premio produzione e perché il direttore finanziario, Roberto Carassai, è andato via, contro una gestione che sta evocando gli spettri (e per i contribuenti italiani gli incubi) della vecchia Alitalia, di cui Lazzerini era tra l’altro già Direttore Generale.

 
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Paolo_61

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Siamo al 10 di luglio e l’assemblea per l’aumento del capitale e il rinnovo del cda non è stata ancora convocata. Il motivo? Il Mef non può procedere perché la società è tecnicamente fallita. Il ministero potrebbe ricorrere all’escamotage del prestito soci. Ma Lufthansa deve fare presto.

Ma l’assemblea di Ita Airways per l’approvazione dell’aumento di capitale e il rinnovo del cda (l’attuale è in prorogatio) quando si terrà? Entro luglio, assicuravano qualche tempo fa fonti vicine all’azienda. Siamo al 10 del mese, ma di convocazione non c’è traccia. E non ci sarà, a quanto pare. Motivo? Il Mef, ovvero l’azionista della compagnia, non può procedere con l’aumento di capitale (250 milioni, ultima tranche dei 1.350 autorizzati dalla Commissione europea) perché la società è finita in 2446, l’articolo del codice civile che obbliga a intervenire quando le perdite superano un terzo del capitale sociale, cosa che la rende tecnicamente fallita.


Il Mef potrebbe ricorrere a un prestito soci da convertire in capitale dopo l’arrivo di Lufthansa

Ma il suo ad Fabio Lazzerini non aveva di recente dichiarato che i conti andavano meglio? Evidentemente era un auspicio magari dovuto a un piccolo miglioramento congiunturale. La stagione estiva, che per il settore aereo parte a marzo, va bene a tutte le compagnie per motivi facili da intuire. Lazzerini però non considerava le enormi perdite dovute alla gestione operativa della compagnia che senza interventi obbligherebbero Ita a portare i libri in tribunale. E che comunque costringono il Mef a non poter completare l’aumento di capitale e convocare l’assemblea. Per ovviare a questa situazione al ministero dell’Economia stanno pensando di ricorrere a un escamotage, ovvero un prestito soci da convertire in capitale dopo l’arrivo di Lufthansa. Una soluzione molto borderline sia per il diritto societario delle Spa, sia per realtà in fase di operazioni strategiche come nel caso di Ita.

Si profila lo spettro della vecchia Alitalia

In questo contesto quindi è fondamentale che Lufthansa arrivi il prima possibile, altrimenti la strada è già segnata. Il tutto mentre, passato il flusso di traffico dell’estate, si profila la stagione invernale storicamente meno profittevole, è lì vedremo gli aerei a terra. Sono bastati nove mesi di gestione Lazzerini per arrivare a questo punto, pesantissimo. Qui si capisce perché l’ad si è affrettato a darsi il premio produzione e perché il direttore finanziario, Roberto Carassai, è andato via, contro una gestione che sta evocando gli spettri (e per i contribuenti italiani gli incubi) della vecchia Alitalia, di cui Lazzerini era tra l’altro già Direttore Generale.

Bello leggere "articoli" di gente che cita il CC a mentula canis.

"Quando risulta che il capitale è diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite, gli amministratori o il consiglio di gestione, e nel caso di loro inerzia il collegio sindacale ovvero il consiglio di sorveglianza, devono senza indugio convocare l'assemblea per gli opportuni provvedimenti. All'assemblea deve essere sottoposta una relazione sulla situazione patrimoniale della società, con le osservazioni del collegio sindacale o del comitato per il controllo sulla gestione. La relazione e le osservazioni devono restare depositate in copia nella sede della società durante gli otto giorni che precedono l'assemblea, perché i soci possano prenderne visione. Nell'assemblea gli amministratori devono dare conto dei fatti di rilievo avvenuti dopo la redazione della relazione.
Se entro l'esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, l'assemblea ordinaria o il consiglio di sorveglianza che approva il bilancio di tale esercizio deve ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate. In mancanza gli amministratori e i sindaci o il consiglio di sorveglianza devono chiedere al tribunale che venga disposta la riduzione del capitale in ragione delle perdite risultanti dal bilancio. Il tribunale provvede, sentito il pubblico ministero, con decreto soggetto a reclamo, che deve essere iscritto nel registro delle imprese a cura degli amministratori."

Nel caso in cui le azioni emesse dalla società siano senza valore nominale, lo statuto, una sua modificazione ovvero una deliberazione adottata con le maggioranze previste per l'assemblea straordinaria possono prevedere che la riduzione del capitale di cui al precedente comma sia deliberata dal consiglio di amministrazione. Si applica in tal caso l'articolo
2436.


Tradotto in italiano:
L'obbligo di riduzione del capitale scatta dall'esercizio successivo (2024)
Non vi alcun obbligo di chiedere l'applicazione di una procedura concorsuale. Al limite scatta un obbligo di liquidazione nel caso in cui il capitale sociale dopo la riduzione scenda al di sotto del limite di legge (100.000 euro per le S.p.A) e non venga ricostituito fino ad un importo superiore a tale minimo con delibera dell'assemblea straordinaria.
L'assemblea può serenamente deliberare un aumento di capitale già approvato dalla UE (i famosi 250 milioni) che eviterebbero nel 2024 l'applicazione dell'articolo 2446.

In un esame di diritto commerciale non verrebbe nemmeno concesso il 18 sulla fiducia.
 

East End Ave

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su e giu' sull'atlantico...
Bello leggere "articoli" di gente che cita il CC a mentula canis.

"Quando risulta che il capitale è diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite, gli amministratori o il consiglio di gestione, e nel caso di loro inerzia il collegio sindacale ovvero il consiglio di sorveglianza, devono senza indugio convocare l'assemblea per gli opportuni provvedimenti. All'assemblea deve essere sottoposta una relazione sulla situazione patrimoniale della società, con le osservazioni del collegio sindacale o del comitato per il controllo sulla gestione. La relazione e le osservazioni devono restare depositate in copia nella sede della società durante gli otto giorni che precedono l'assemblea, perché i soci possano prenderne visione. Nell'assemblea gli amministratori devono dare conto dei fatti di rilievo avvenuti dopo la redazione della relazione.
Se entro l'esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, l'assemblea ordinaria o il consiglio di sorveglianza che approva il bilancio di tale esercizio deve ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate. In mancanza gli amministratori e i sindaci o il consiglio di sorveglianza devono chiedere al tribunale che venga disposta la riduzione del capitale in ragione delle perdite risultanti dal bilancio. Il tribunale provvede, sentito il pubblico ministero, con decreto soggetto a reclamo, che deve essere iscritto nel registro delle imprese a cura degli amministratori."

Nel caso in cui le azioni emesse dalla società siano senza valore nominale, lo statuto, una sua modificazione ovvero una deliberazione adottata con le maggioranze previste per l'assemblea straordinaria possono prevedere che la riduzione del capitale di cui al precedente comma sia deliberata dal consiglio di amministrazione. Si applica in tal caso l'articolo
2436.


Tradotto in italiano:
L'obbligo di riduzione del capitale scatta dall'esercizio successivo (2024)
Non vi alcun obbligo di chiedere l'applicazione di una procedura concorsuale. Al limite scatta un obbligo di liquidazione nel caso in cui il capitale sociale dopo la riduzione scenda al di sotto del limite di legge (100.000 euro per le S.p.A) e non venga ricostituito fino ad un importo superiore a tale minimo con delibera dell'assemblea straordinaria.
L'assemblea può serenamente deliberare un aumento di capitale già approvato dalla UE (i famosi 250 milioni) che eviterebbero nel 2024 l'applicazione dell'articolo 2446.

In un esame di diritto commerciale non verrebbe nemmeno concesso il 18 sulla fiducia.
Grazie sempre per la grande competenza che metti a disposizione qui sopra; in due parole, dici che non vi e' nessun pericolo...giusto?
 

Paolo_61

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Grazie sempre per la grande competenza che metti a disposizione qui sopra; in due parole, dici che non vi e' nessun pericolo...giusto?
Il pericolo di insolvenza (che a naso non esiste, visto che sono già deliberabili 250 mio di aumento di capitale + i 350 di LH che potranno essere deliberati appena arriva l'autorizzazione dell'antitrust) è comunque indipendente dal 2446 - l'obbligo di accedere alle procedure concorsuali insorge appena il CdA viene a conoscenza del fatto di essere in situazione di insolvenza, momentanea o definitiva (altrimenti scatta immediato il reato di bancarotta, semplice o fraudolenta a seconda dei casi).
La mia impressione, senza ovviamente alcuna fonte interna a conferma, è che stiano sfruttando i 180 giorni concessi dalla legge sperando che arrivi (o sapendo che arriverà) l'autorizzazione dell'antitrust in modo da approvare tutte le conseguenti delibere tutte insieme.
 
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belumosi

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Siamo al 10 di luglio e l’assemblea per l’aumento del capitale e il rinnovo del cda non è stata ancora convocata. Il motivo? Il Mef non può procedere perché la società è tecnicamente fallita. Il ministero potrebbe ricorrere all’escamotage del prestito soci. Ma Lufthansa deve fare presto.

Ma l’assemblea di Ita Airways per l’approvazione dell’aumento di capitale e il rinnovo del cda (l’attuale è in prorogatio) quando si terrà? Entro luglio, assicuravano qualche tempo fa fonti vicine all’azienda. Siamo al 10 del mese, ma di convocazione non c’è traccia. E non ci sarà, a quanto pare. Motivo? Il Mef, ovvero l’azionista della compagnia, non può procedere con l’aumento di capitale (250 milioni, ultima tranche dei 1.350 autorizzati dalla Commissione europea) perché la società è finita in 2446, l’articolo del codice civile che obbliga a intervenire quando le perdite superano un terzo del capitale sociale, cosa che la rende tecnicamente fallita.


Il Mef potrebbe ricorrere a un prestito soci da convertire in capitale dopo l’arrivo di Lufthansa

Ma il suo ad Fabio Lazzerini non aveva di recente dichiarato che i conti andavano meglio? Evidentemente era un auspicio magari dovuto a un piccolo miglioramento congiunturale. La stagione estiva, che per il settore aereo parte a marzo, va bene a tutte le compagnie per motivi facili da intuire. Lazzerini però non considerava le enormi perdite dovute alla gestione operativa della compagnia che senza interventi obbligherebbero Ita a portare i libri in tribunale. E che comunque costringono il Mef a non poter completare l’aumento di capitale e convocare l’assemblea. Per ovviare a questa situazione al ministero dell’Economia stanno pensando di ricorrere a un escamotage, ovvero un prestito soci da convertire in capitale dopo l’arrivo di Lufthansa. Una soluzione molto borderline sia per il diritto societario delle Spa, sia per realtà in fase di operazioni strategiche come nel caso di Ita.

Si profila lo spettro della vecchia Alitalia

In questo contesto quindi è fondamentale che Lufthansa arrivi il prima possibile, altrimenti la strada è già segnata. Il tutto mentre, passato il flusso di traffico dell’estate, si profila la stagione invernale storicamente meno profittevole, è lì vedremo gli aerei a terra. Sono bastati nove mesi di gestione Lazzerini per arrivare a questo punto, pesantissimo. Qui si capisce perché l’ad si è affrettato a darsi il premio produzione e perché il direttore finanziario, Roberto Carassai, è andato via, contro una gestione che sta evocando gli spettri (e per i contribuenti italiani gli incubi) della vecchia Alitalia, di cui Lazzerini era tra l’altro già Direttore Generale.

Bello leggere "articoli" di gente che cita il CC a mentula canis.

"Quando risulta che il capitale è diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite, gli amministratori o il consiglio di gestione, e nel caso di loro inerzia il collegio sindacale ovvero il consiglio di sorveglianza, devono senza indugio convocare l'assemblea per gli opportuni provvedimenti. All'assemblea deve essere sottoposta una relazione sulla situazione patrimoniale della società, con le osservazioni del collegio sindacale o del comitato per il controllo sulla gestione. La relazione e le osservazioni devono restare depositate in copia nella sede della società durante gli otto giorni che precedono l'assemblea, perché i soci possano prenderne visione. Nell'assemblea gli amministratori devono dare conto dei fatti di rilievo avvenuti dopo la redazione della relazione.
Se entro l'esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, l'assemblea ordinaria o il consiglio di sorveglianza che approva il bilancio di tale esercizio deve ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate. In mancanza gli amministratori e i sindaci o il consiglio di sorveglianza devono chiedere al tribunale che venga disposta la riduzione del capitale in ragione delle perdite risultanti dal bilancio. Il tribunale provvede, sentito il pubblico ministero, con decreto soggetto a reclamo, che deve essere iscritto nel registro delle imprese a cura degli amministratori."

Nel caso in cui le azioni emesse dalla società siano senza valore nominale, lo statuto, una sua modificazione ovvero una deliberazione adottata con le maggioranze previste per l'assemblea straordinaria possono prevedere che la riduzione del capitale di cui al precedente comma sia deliberata dal consiglio di amministrazione. Si applica in tal caso l'articolo
2436.


Tradotto in italiano:
L'obbligo di riduzione del capitale scatta dall'esercizio successivo (2024)
Non vi alcun obbligo di chiedere l'applicazione di una procedura concorsuale. Al limite scatta un obbligo di liquidazione nel caso in cui il capitale sociale dopo la riduzione scenda al di sotto del limite di legge (100.000 euro per le S.p.A) e non venga ricostituito fino ad un importo superiore a tale minimo con delibera dell'assemblea straordinaria.
L'assemblea può serenamente deliberare un aumento di capitale già approvato dalla UE (i famosi 250 milioni) che eviterebbero nel 2024 l'applicazione dell'articolo 2446.

In un esame di diritto commerciale non verrebbe nemmeno concesso il 18 sulla fiducia.
Il pericolo di insolvenza (che a naso non esiste, visto che sono già deliberabili 250 mio di aumento di capitale + i 350 di LH che potranno essere deliberati appena arriva l'autorizzazione dell'antitrust) è comunque indipendente dal 2446 - l'obbligo di accedere alle procedure concorsuali insorge appena il CdA viene a conoscenza del fatto di essere in situazione di insolvenza, momentanea o definitiva (altrimenti scatta immediato il reato di bancarotta, semplice o fraudolenta a seconda dei casi).
La mia impressione, senza ovviamente alcuna fonte interna a conferma, è che stiano sfruttando i 180 giorni concessi dalla legge sperando che arrivi (o sapendo che arriverà) l'autorizzazione dell'antitrust in modo da approvare tutte le conseguenti delibere tutte insieme.
La differenza tra la competenza e il fastidioso cicaleccio.
Grazie Paolo.
 

BrunoFLR

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Ma su guglenius, attira più clic "ITA FALLITA" o "ITA dovrà forse ridurre il capitale"?

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A350

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FCO-MJI by AZ in arrivo ?
 

Vortigern

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Siamo al 10 di luglio e l’assemblea per l’aumento del capitale e il rinnovo del cda non è stata ancora convocata. Il motivo? Il Mef non può procedere perché la società è tecnicamente fallita. Il ministero potrebbe ricorrere all’escamotage del prestito soci. Ma Lufthansa deve fare presto.

Ma l’assemblea di Ita Airways per l’approvazione dell’aumento di capitale e il rinnovo del cda (l’attuale è in prorogatio) quando si terrà? Entro luglio, assicuravano qualche tempo fa fonti vicine all’azienda. Siamo al 10 del mese, ma di convocazione non c’è traccia. E non ci sarà, a quanto pare. Motivo? Il Mef, ovvero l’azionista della compagnia, non può procedere con l’aumento di capitale (250 milioni, ultima tranche dei 1.350 autorizzati dalla Commissione europea) perché la società è finita in 2446, l’articolo del codice civile che obbliga a intervenire quando le perdite superano un terzo del capitale sociale, cosa che la rende tecnicamente fallita.


Il Mef potrebbe ricorrere a un prestito soci da convertire in capitale dopo l’arrivo di Lufthansa

Ma il suo ad Fabio Lazzerini non aveva di recente dichiarato che i conti andavano meglio? Evidentemente era un auspicio magari dovuto a un piccolo miglioramento congiunturale. La stagione estiva, che per il settore aereo parte a marzo, va bene a tutte le compagnie per motivi facili da intuire. Lazzerini però non considerava le enormi perdite dovute alla gestione operativa della compagnia che senza interventi obbligherebbero Ita a portare i libri in tribunale. E che comunque costringono il Mef a non poter completare l’aumento di capitale e convocare l’assemblea. Per ovviare a questa situazione al ministero dell’Economia stanno pensando di ricorrere a un escamotage, ovvero un prestito soci da convertire in capitale dopo l’arrivo di Lufthansa. Una soluzione molto borderline sia per il diritto societario delle Spa, sia per realtà in fase di operazioni strategiche come nel caso di Ita.

Si profila lo spettro della vecchia Alitalia

In questo contesto quindi è fondamentale che Lufthansa arrivi il prima possibile, altrimenti la strada è già segnata. Il tutto mentre, passato il flusso di traffico dell’estate, si profila la stagione invernale storicamente meno profittevole, è lì vedremo gli aerei a terra. Sono bastati nove mesi di gestione Lazzerini per arrivare a questo punto, pesantissimo. Qui si capisce perché l’ad si è affrettato a darsi il premio produzione e perché il direttore finanziario, Roberto Carassai, è andato via, contro una gestione che sta evocando gli spettri (e per i contribuenti italiani gli incubi) della vecchia Alitalia, di cui Lazzerini era tra l’altro già Direttore Generale.

Alla luce di quanto magistralmente spiegato negli ultimi post da @Paolo_61, come interpretare questo articolo di cui sopra?

Click-Bait oppure un bel Siluro sotto il galleggiamento, lanciato verso il CEO Lazzerini?
 

Fewwy

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Torino
al di sotto del limite di legge (100.000 euro per le S.p.A)
Sono sempre 50mila... e due! 😂

Ad ogni modo, sei sicuro che non ci si possa trovare già oggi in quello che tu definisci "l'esercizio successivo"?!

ITA è nata a fine 2020.
Già il 2021 potrebbe aver generato perdite e chiamato in causa l'art. 2446 Codice Civile.
Viene concesso l'anno di grazia.
Si chiude il 2022 e ora c'è da approvare il bilancio.
Siccome le perdite sono rimaste significative, bisogna ridurre il capitale e non lo si può aumentare.

Ha senso?
 

Paolo_61

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Sono sempre 50mila... e due! 😂

Ad ogni modo, sei sicuro che non ci si possa trovare già oggi in quello che tu definisci "l'esercizio successivo"?!

ITA è nata a fine 2020.
Già il 2021 potrebbe aver generato perdite e chiamato in causa l'art. 2446 Codice Civile.
Viene concesso l'anno di grazia.
Si chiude il 2022 e ora c'è da approvare il bilancio.
Siccome le perdite sono rimaste significative, bisogna ridurre il capitale e non lo si può aumentare.

Ha senso?
No, nel frattempo ci sono stati un paio di aumenti di capitale
 

Paolo_61

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Alla luce di quanto magistralmente spiegato negli ultimi post da @Paolo_61, come interpretare questo articolo di cui sopra?

Click-Bait oppure un bel Siluro sotto il galleggiamento, lanciato verso il CEO Lazzerini?
Siamo nel campo delle ipotesi, e ognuna (soprattutto la mia) ha il giusto valore - zero.
Secondo me, comunque, è un ultimo disperato tentativo di affossare l'ingresso di LH. Si cerca di presentare ITA come una società di fatto fallita per spaventare quelli che le persone istruite chiamano stakeholder (portatori di interessi) quanto basta per far fuggire l'acquirente. Su iniziativa e spinta di chi, non sono neanche in grado di immaginarlo
 
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Vincenzo Bova

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9 Giugno 2016
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Siamo nel campo delle ipotesi, e ognuna (soprattutto la mia) ha il giusto valore - zero.
Secondo me, comunque, è un ultimo disperato tentativo di affossare l'ingresso di LH. Si cerca di presentare ITA come una società di fatto fallita per spaventare quelli che le persone istruite chiamano stakeholder (portatori di interessi) quanto basta per far fuggire l'acquirente. Su iniziativa e spinta di chi, non sono neanche in grado di immaginarlo
Non credo che LH si preoccupi di quello che scrivono i giornali, avendo avuto accesso alla data room per parecchio tempo, e quindi ha avuto abbastanza dati che le hanno permesso di siglare un accordo con il MEF. Che ITA abbia i bilanci in rosso è un dato di fatto che LH conosce, e probabilmente ha individuato il problema che genera le perdite, ha un piano che probabilmente sfruttando le sinergie di gruppo gli permetterà di ridurre le perdite ed ipotizzare un pareggio ed un utile entro un determinato numero di anni. Ed anche se Macron non è d'accordo o l' Antitrust rallenti prendendo tutto il tempo che ha a disposizione, questa volta c' è un governo che probabilmente durerà fino a fine legislatura e che non ha intenzione di far saltare l'operazione. Quindi è solo questione di tempo ma ITA è già targata LH.

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Paolo_61

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Non credo che LH si preoccupi di quello che scrivono i giornali, avendo avuto accesso alla data room per parecchio tempo, e quindi ha avuto abbastanza dati che le hanno permesso di siglare un accordo con il MEF. Che ITA abbia i bilanci in rosso è un dato di fatto che LH conosce, e probabilmente ha individuato il problema che genera le perdite, ha un piano che probabilmente sfruttando le sinergie di gruppo gli permetterà di ridurre le perdite ed ipotizzare un pareggio ed un utile entro un determinato numero di anni. Ed anche se Macron non è d'accordo o l' Antitrust rallenti prendendo tutto il tempo che ha a disposizione, questa volta c' è un governo che probabilmente durerà fino a fine legislatura e che non ha intenzione di far saltare l'operazione. Quindi è solo questione di tempo ma ITA è già targata LH.

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Il mondo è, nel bene o nel male, molto più complesso. Anche LH si muove fra pressioni politiche, interessi particolari, sindacati e autorità più o meno costituite (per questo ho scritto stakeholder e non azionisti). L'ultima possibilità di far saltare l'accordo è creare nell'opinione pubblica tedesca l'impressione che ITA stia truffando LH; il fatto che ciò non sia vero perché LH conosce i conti di ITA tanto quanto ITA stessa alla maggior parte della gente non interessa e non è nemmeno in grado di saperlo - basti per tutti il fatto che l'"articolo" di Lettera 43 non abbia suscitato reazioni di derisione ma sia magari pure stato ripreso da qualche testata nazionale.
 
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leerit

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Ita e la vendita con la molla ai tedeschi di Lufthansa
Lufthansa compra il 41% di Ita per 325 milioni. Ma se ci ripensa, a date condizioni, ha il diritto a riavere tutto indietro.


Ita e la vendita con la molla ai tedeschi di Lufthansa
Lufthansa compra il 41% di Ita per 325 milioni. Anzi no. Perché se ci ripensa, a date condizioni, ha il diritto a riavere tutto indietro. E’ questa l’opzione a favore dei tedeschi fissata nell’accordo di cessione della compagnia aerea italiana all’azienda tedesca. Una vendita con la molla che ricorda da lontano quella che Fincantieri tentò, invano, con i francesi dei Chantier de l’Atlantique, rimasti poi nelle mani di Parigi in quanto ritenuti strategici per il Paese transalpino.

In una nota riservata dei legali del Ministero dell’economia sul contratto Ita-Lufthansa, che Verità&Affari ha potuto visionare, si evidenzia che i tedeschi hanno tutto il diritto di tirarsi indietro in due casi. Il primo se viene riscontrata una continuità aziendale fra l’ex Alitalia e Ita. Il secondo è nella circostanza in cui le cause degli ex dipendenti Alitalia impongano ad Ita di assorbire gli ex lavoratori della compagnai di bandiera italiana. Due circostanze che si sono già manifestate nella sentenza del tribunale di Roma che ha dato ragione a 77 ex dipendenti Alitalia che dovranno ora, salvo appello, essere assunti dalla compagnai guidata da Fabio Lazzerini.

“E’ previsto che laddove tali eventi i verifichino, successivamente alla data di esecuzione, Lufthansa avrà diritto di recedere da Ita e di ricevere, a totale rimborso, l’ammontare dell’intero investimento effettuato in Ita sino a tale data” si legge nella nota dello studio legale Gianni&Origoni, datata 14 giugno. Nessuna indicazione è però fornita sulle modalità e le conseguenze di questo eventuale recesso.

I dettagli dell’operazione
Lufthansa entrerà nel capitale di Ita con un aumento di capitale riservato da 350 milioni. Ma l’operazione avverrà “previsa sottoscrizione da parte del MEF di un ulteriore aumento di capitale nella società pari a 250 milioni”. Segno che Ita ha immediatamente bisogno di liquidità per andare avanti. E non potrebbe essere altrimenti visto che la pardita 2022 è stata di circa 498 milioni.

La dismissione completa della partecipazione da parte del Tesoro avverrà al più tardi entro il 2033 attraverso un’opzione di acquisto riconosciuta a Lufthansa e una di vendita nelle mani del MEF. Intanto il ministero guidato da Giancarlo Giorgetti manterrà una partecipazione in Ita cui “sarà garantita una governance idonea a una gestione della società improntata ad assicurare il conseguimento degli obiettivi del piano industriale” si legge nel documento. E cioè con “il preminente coinvolgimento di Lufthansa nella gestione di Ita e un potere di controllo sulla gestione da parte del Mef.

La sensazione è che i tedeschi non siano convinti del buon fine dell’operazione
Temono che la magistratura italiana possa effettivamente riconoscere la continuità aziendale fra l’ex Alitalia e Ita. Con tutte le conseguenze del caso per le oltre 1300 cause ancora in corso. “Da questa nota legale si evince che Lufthansa compra delle opzioni di acquisto e non delle quote di Ita”spiega Antonio Amoroso, segretario nazionale della Cub trasporti.

“Emerge la subalternità non solo di un’azienda pubblica, al 100% del Mef, ma addirittura del Mef e del goerno Italiano. Lufthansa si ritira in qualsiasi momento addirittura se i lavoratori dovessero avere giustizia” riprende. “Il vettore tedeco può fare marcia indietro nel caso in cui ci siano dei ripensamenti da parte della comunità europea sulla questione della continuità senza peraltro alcuna data. E’ imbarazzante che il Mef possa stilare un accordo del genere in cui in qualche misura si subalterna l’esercizio del diritto nei tribunali alla soluzione di un problema che riguarda la collettività. E cioè il possesso di una compagnia aerea che può servire la mobilità dei cittadini e lo sviluppo dei flussi turistici. Infine è paradossale che questa nota sia stata depositata da Ita in tribunale proprio per condizionare i magistrati a respingere le richieste di assunzioni” conclude.

Non solo. Sullo sfondo resta anche la questione degli slot
Se da un lato il legame fra l’ex compagnia di bandiera e Ita rischiano di appesantire il bilancio in termini di costo del lavoro, dall’altro assicurano la correttezza nel passaggio di mano degli slot che appartenevano ad Alitalia. Di qui le tensioni che emergono dal documento. E l’impressione che la partita, in attesa del via libera di Bruxelles, sia tutt’altro che chiusa. Tanto più che il destino di Ita e dell’operazione Lufthansa si intreccia con le ambizioni della commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager, che punta ai vertici della Banca Mondiale. Un posto di altissimo livello per il quale sono necessari solidi sponsor come il presidente francese Emmanuel Macron, che vede male l’operazione Ita-Lufthansa perchè ritiene possa danneggiare la compagnia franco olandese AirFrance-klm.


 
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