E' tempo di grandi manovre in quel di Alitalia. Con la data del 16 novembre indelebilmente stampata nella mente di tutti, (termine ultimo per l'aumento di capitale da parte dei soci), le alte sfere del vettore italiano operano alacremente sul piano di ristrutturazione.
Il lavoro condotto dall'Ad Alitalia, Gabriele del Torchio, è tutto volto alla stesura di un piano «stand alone», senza partner, da presentare agli azionisti e che possa rimettere sulla giusta carreggiata la società (ed i suoi conti).
Un'operazione di stesura decisamente delicata che presenterà un conto 'salato': le primissime indiscrezioni parlano di un range di esuberi compreso tra 1 000 e 2 500 unità da affiancare al mancato rinnovo di circa 2 000-2 500 contratti a termine. Ma non può, ovviamente visti i 'numeri del vettore, finire qui.
Alitalia 2.0: riorganizzazione e più tagli nel nuovo piano, Air France è in attesa
Il piano, redatto con la consulenza della Boston Consulting, chiederà sacrifici in ogni singolo livello della struttura organizzativa di Alitalia. Ecco, allora, che si parla di un ritocco (al ribasso) degli stipendi a partire dalle alte sfere: dal managemente ai piloti, passando per gli "uffici centrali" e giù così a scendere nella 'piramide' dell'organigramma del vettore, molti saranno gli stipendi che subiranno una 'sforbiciata'. La decisione, che nasce dalla situazione critica di Alitalia, richiama un dato su tutti: le stime della Boston Consulting sottolineerebbero come i piloti British Airways, rispetto ai colleghi Alitalia, costino al vettore inglese un 20% in meno. Statistiche di rito a parte, l'operazione di del Torchio potrebbe portare anche ad una rivisitazione di contratti di leasing, forniture e manutenzioni che rispecchino maggiormente il livello dei prezzi 'standard' per questi servizi. Molte tavole rotonde sono ancora da fare con Governo e sindacati, ovviamente, ma la criticità dei conti e la scadenza del prossimo 16 novembre sono gli elementi che potrebbero velocizzare il tutto.
Nella mente di del Torchio (e della Boston Consulting), poi, c'è spazio anche per un vero e proprio riassetto del comparto legato alle rotte commerciali. Sempre da Boston fanno sapere come la classe economy, ad esempio, sia l'unica (su molte rotte) a generare utili mentre i segmenti business generino perdite consistenti. Non solo: la tratta Roma-Parigi, ad altissimo potenziale, è una di quelle più in perdita. Il colpevole, a tal proposito, sarebbe una cattiva gestione della frequenza dei voli che porta spessi gli aerei - così facendo - a partire quasi vuoti. Ecco allora che si agirà anche nella direzione di una profonda riorganizzazione delle rotte sia europee che intercontinentali.
Alitalia, insomma, prova a rifarsi il trucco dopo troppi anni di gestione 'spensierata'. L'obiettivo finale è presentarsi davanti ai soci con un piano solido, convincente e che dia l'impressione di poter rimettere in sesto il disastrato vettore italiano senza, però, causarne una morte quasi certa ad opera di una riforma 'lacrime e sangue' come quella di stampo francese. Proprio a tal proposito, per dovere di cronaca, Air France-Klm ha recentemente dichiarato di non aver avanzato pretese (in cambio della partecipazione all'aumento di capitale) in materia di licenziamenti. Nello specifico: "Air France-Klm smentisce di avere chiesto la soppressione di 5 000 posti in Alitalia". Chiudiamo con una battuta di Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo economico (ed ex Intesa Sanpaolo), che ha ribadito le sue buone impressioni sull'esito finale della vicenda: "Scommetto un caffè che Air France rimane in Alitalia (...) L'aumento di capitale è garantito e se Air France uscirà, in ogni caso, troveremo un altro socio".