Non fosse stato per gli slot di Milano Linate e le quote gratuite di emissione dell’anidride carbonica Ita Airways con ogni probabilità non avrebbe mai comprato il ramo «Aviation» di Alitalia. Il prezzo della transazione, simbolico, è stato alla fine di 1 euro. Ma la lettura della perizia sul valore di quel pezzo di vettore — che i commissari dell’amministrazione straordinaria hanno affidato all’esperto Giovanni Fiori — mostra che uno degli asset che più ha tenuto banco sui media e nelle aule dei tribunali in realtà di pregiato aveva poco. Anzi. Giorno dopo giorno bruciava pure quel residuo valore rimasto.
Il documento
Il Corriere della Sera ha ottenuto copia della «Stima del valore di mercato del “perimetro Aviation” delle società Alitalia e Alitalia Cityliner», il documento di 44 pagine datato ottobre 2021 con l’indicazione del patrimonio netto dell’ex vettore di bandiera, ma anche del «reddito netto atteso» che — al contrario di quel che si può pensare — è negativo. Messe insieme queste due voci si scopre che il valore economico di quel ramo al 30 settembre 2021 è di -4,8 milioni di euro. Il professore Fiori, contattato a proposito del documento, conferma l’autenticità. «I commissari avrebbero dovuto dare a Ita quasi 5 milioni per cedere l’asset — spiega Fiori al telefono —, ma siccome questo non si può fare allora la transazione ha visto un esborso di 1 euro a favore dell’amministrazione straordinaria».
Le valutazioni
Due professionisti contattati dal Corriere concordano con i numeri stimati da Fiori, ritenuto uno dei maggiori esperti in questo tipo di attività e che è pure commissario di una delle precedenti amministrazioni straordinarie di Alitalia. Ma gli stessi mantengono la valutazione netta negativa complessiva tra i 130 e i 150 milioni di euro tenendo conto dei diversi scenari ipotizzabili nel triennio successivo, di come poi effettivamente sono andati i conti di Ita dopo l’utilizzo proprio dell’asset rilevato da Alitalia e delle quote di emissioni gratuite sono state poi effettivamente riconosciute al nuovo vettore.
I paletti della Ue
Ma prima un passo indietro. Quando
la Commissione europea dà il via libera alla nascita di Italia trasporto aereo Spa — la società al 100% del ministero dell’Economia che gestisce Ita Airways — stabilisce che l’azienda può comprare direttamente da Alitalia soltanto una parte del ramo «Aviation» (52 aerei, circa la metà di quelli in flotta), non può rilevare il programma fedeltà «MilleMiglia», deve competere con altri per avere il brand «Alitalia» e può partecipare (in cordata con qualche altre impresa) alle gare di cessione dei rami «Handling» (assistenza di terra) e «Manutenzione».
L’offerta nel 2021
Come
ricostruito dal Corriere tempo fa quando il 24 agosto 2021 Ita invia l’offerta vincolante per l’acquisto di quel pezzo del ramo «Aviation» di Alitalia la cifra indicata è di 1 euro. I commissari l’accettano «con riserva» il 31 agosto e conferiscono al professore Fiori l’incarico di «predisporre una perizia valutativa dell’offerta pervenuta». L’11 ottobre l’esperto invia il suo documento esaminando nel dettaglio — e tenendo conto della metodologia adottata in questi casi — tutte le voci del perimetro oggetto della negoziazione.
Le diverse voci
Nell’analisi il professore Fiori si concentra sui «contratti di leasing relativi a 52 aeromobili», sui «261 slot della stagione “summer 2021”, di cui 157 riferibili a Roma Fiumicino e 104 a Milano Linate, nonché i 353 slot della stagione “winter 2021”, di cui 178 riferibili a Fiumicino e 175 a Linate», sui «marchi (escluso il brand “Alitalia”), i nomi di dominio, i diritti d’autore, le testate, i titoli e le rubriche, il know-how, il software, le banche dati e i sistemi informativi», sui «rapporti contrattuali con i terzi fornitori di beni o servizi e con compagnie aeree», su «altri tangible asset» (motori di scorta, divise del personale navigante, gli arredi degli uffici) e sull’«autorizzazione Ets (“Emissions trading scheme”) rilasciata ad Alitalia, ivi incluse le quote gratuite attribuite dalla Commissione europea sino al 2023».
Flotta e divise
I 52 aerei, sintetizza il professore nella perizia, hanno valore zero perché sono tutti in leasing e Ita «non trarrà alcun beneficio residuo dai canoni precedentemente pagati da Alitalia» perché deve subentrare con un suo proprio contratto. Valore nullo hanno anche i rapporti con altri fornitori e compagnie aeree. Divise e parti di ricambio vengono valutati 44,6 milioni di euro. Mentre altri 79,7 milioni — stima Fiori — valgono marchi, dominio, diritti d’autore, know-how, software, banche dati e sistemi informativi.
I «gioielli» aziendali
I due veri beni pregiati sono, secondo l’esperto, i diritti di decollo e atterraggio (non tutti, peraltro) e le quote Ets. «Non esistono dei criteri formalizzati per la valutazione degli slot e molteplici sono le variabili che influenzano le loro potenzialità di sfruttamento economico, tra cui il livello di congestionamento dell’aeroporto», precisa Fiori nel documento. Milano Linate, per esempio, è congestionato. Roma Fiumicino no. Per questo ciascuno slot dello scalo cittadino milanese — tenendo conto della svalutazione causata dalla pandemia — a settembre 2021 «vale» 900 mila euro, per un totale di 125,55 milioni calcolando tuti quelli da vendere a Ita. Altri 125,41 milioni invece li valgono le quote Ets che hanno un loro prezzo stabilito a livello europeo. Successivamente, però, a Ita è stato «concesso» il 64% di quelle quote gratuite, cioè 80,26 milioni di euro.
«Prospettive reddituali»
In questo modo il patrimonio netto rettificato del ramo «Aviation» di Alitalia è di 375,26 milioni (330,11 milioni se consideriamo il 64% di quote riconosciute). E però, scrive Fiori, «la determinazione del valore di tali asset non può essere effettuata con valori di liquidazione per stralcio ma deve essere determinata nella loro unitarietà, e soprattutto tenendo conto della redditività futura che tali asset genereranno una volta inseriti nel complesso aziendale». Per questo bisogna sì «valorizzare la consistenza patrimoniale dei beni e contratti», ma anche «apprezzare le prospettive reddituali che gli stessi potranno generare una volta confluiti» in Ita dal 15 ottobre 2021 al 30 ottobre 2023.
«Non è un’opportunità»
E così nei due anni post vendita l’esperto stima per il ramo «Aviation» -380,06 milioni di euro di valore complessivo della correzione reddituale («badwill»). Sommati al patrimonio netto di +375,26 milioni ecco che il valore economico è di -4,8 milioni (-49,95 milioni se teniamo conto delle quote riconosciute). «L’euro pagato da Ita indica che chi si è comprato l’asset “Aviation” di Alitalia si è in realtà preso un problema, non un’opportunità», spiega al telefono il professore Fiori. «Al netto delle passività non c’è nessuna dote di fatto».
Ricchezza bruciata
Fiori replica anche a chi, a proposito delle vertenze di lavoro degli ex dipendenti di Alitalia che chiedono di essere assunti in Ita per una presunta cessione di ramo d’azienda, ritiene che 1 euro si stato un prezzo che non ha tenuto conto di chi deve essere pagato dalla vecchia aviolinea. «Se l’amministrazione straordinaria è riuscita a vendere il ramo a un euro, ma fosse stato anche zero, ha comunque salvaguardato i creditori, tamponando l’ulteriore perdita di valore», sottolinea il professore. In che modo? «Alitalia bruciava 200-300 milioni di euro di ricchezza all’anno, avanti così e i creditori non avrebbero visto un centesimo».
La valutazione del professore Fiori inviata ai commissari dell’ex compagnia di Stato. Gli unici asset di valore? Gli slot di Milano Linate e le quote gratuite di emissioni
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