Beh, quindi delle soluzioni per risolvere il problema ci sono!
Le soluzioni ci sono, ma serve la volontà politica di fare scelte precise.
E senza scrivere un pippone, la sostanza è che ormai tutte le scelte vengono fatte in chiave elettorale e quindi giocoforza di breve periodo.
In parole povere, gli investimenti tendono a concentrarsi su obiettivi ad alta visibilità per l'elettore-bue.
Tra un paio d'anni avremo con ogni probabilità la flotta regionale più moderna del mondo, figlia delle scelte dei 5S al governo, che avevano promesso un cambio di passo rispetto alla storica priorità riservata al lungo raggio e all'AV.
Se è vero che rinnovare la flotta regionale era cosa buona e giusta, è altrettanto vero che si sarebbe potuto fare in tempi molto più dilatati, visto che non tutta la flotta precedente era in condizioni da cannello.
Però in questo modo i governatori di ogni colore da anni possono celebrare in continuazione l'arrivo di nuovi treni. Come è avvenuto per l'AV, anche i numeri del trasporto regionale sono aumentati nel tempo. E se una gestione più raffinata del traffico ha permesso di compensare parzialmente i limiti dell'infrastruttura, è evidente che oltre una certa soglia non sia più possibile senza stendere nuovi binari. E poichè il grosso dei problemi è nelle grandi città, mettere in atto questa politica non è semplice. Spesso le linee ferroviarie nelle aree urbane sono costrette entro gli attuali limiti dall'edificazione cresciuta nei decenni. E l'alternativa sotterranea, oltre che assai più costosa, si scontra spesso con altre infrastrutture già presenti (altre linee ferroviarie, metro, condutture, cavi, canali, ecc.). Sempre che non salti fuori qualche coccio antico che allora interviene la Soprintendenza e allora auguri. E in ogni caso la costruzione richiede svariati anni, solitamente oltre un periodo elettorale. Per cui spesso il decisore di turno preferisce dirottare i fondi in altri progetti di rapida realizzazione e maggiore visibilità.
Fortunatamente una programmazione complessiva centralizzata (quindi scevra dai limiti elettorali), permette comunque anche una discreta pianificazione nel lungo termine, magari aiutata da incentivi dedicati tipo il pnnr. Ma se poi quando si vanno a calare questi progetti nelle realtà urbane si incontrano solo rogne, ecco che tende a prevalere la logica dell'accontentarsi, dell'evitare lo scontro. E pazienza se i treni fanno la coda.
Ecco, alla fine il pippone l'ho scritto.